Liste dimezzate, ma a Foggia 32 mesi per una mammografia, denuncia della CGIL SPI
Luci e ombre sull’abbattimento degli elenchi di attesa per gli esami specialistici in Capitanata. A San Severo servono 14 mesi per un Ecodoppler, e molti “emigrano” nel vicino Molise. Il caso di un 83enne: gli prescrivono esami entro 15 giorni, ma glieli fissano a maggio 2014 .
FOGGIA – Le liste d’attesa per gli esami specialistici sono state dimezzate, soprattutto in provincia, ma al “Riuniti” di Foggia occorrono ancora 32 mesi per una mammografia (a causa della carenza di medici e di personale specializzato) e bisogna aspettarne 14 a San Severo per un Ecodoppler: è un quadro in cui comincia a intravedersi qualche luce, e continuano a esserci molte ombre, quello delineato giovedì sera, nel capoluogo, durante la tavola rotonda organizzata dal Sindacato Pensionati della Cgil sui tagli alle liste d’attesa. Dallo scorso 23 gennaio, in alcuni presidi ospedalieri della Capitanata (San Severo, Lucera, Manfredonia e Cerignola), è operativo il piano della Regione Puglia che punta ad abbattere totalmente le liste d’attesa entro maggio 2014. In tre settimane, grazie ai turni aggiuntivi e all’apertura serale dei presidi, le liste d’attesa si sono ridotte complessivamente di circa il 50%. Peccato, però, che circa metà di quel 50% sia rappresentato da persone che, nel frattempo, hanno deciso di rivolgersi altrove per fruire degli esami diagnostici richiesti: strutture private convenzionate, strutture private autorizzate ma non convenzionate, strutture di regioni confinanti come Molise, Basilicata e Campania.
13 ORE PER UN LETTO. Franco Persiano, Segretario Generale Spi-Cgil Foggia, ha raccontato un episodio che la dice lunga sulle enormi difficoltà in cui versano le strutture ospedaliere del capoluogo: “Lo scorso 21 gennaio, un signore di 83 anni, affetto da una grave patologia respiratoria e con grandi difficoltà motorie, è stato accompagnato all’ospedale da suo figlio alle 8 del mattino. Ha dovuto attendere 13 ore prima che gli venisse dato un letto, un posto arrangiato e provvisorio. Solo alle ore 11 del giorno dopo è stato ricoverato al Colonnello D’Avanzo. Dopo 10 giorni è stato dimesso e gli sono stati prescritti due esami ai quali sottoporsi entro i successivi 15 giorni: quando ha richiesto di prenotare quegli esami, gli è stato risposto che prima di maggio non sarebbe stato possibile effettuarli”. Quel signore ha un nome e cognome, si chiama Pietro Carmeno, già parlamentare della Repubblica, una delle tante persone che ha sperimentato sulla propria pelle le “forche caudine” di un sistema sanitario che mortifica i più elementari diritti dei cittadini.
LA BATTAGLIA DELLA CGIL. “Grazie alle politiche degli ultimi 20 anni”, ha detto Filomena Trizio, Segretaria Generale Cgil Foggia, “abbiamo rischiato di chiudere la sanità pubblica. Sanità e stato sociale sono due elementi fondamentali per assicurare alle persone il diritto a vivere in modo dignitoso. Bisogna recuperare le risorse sottratte al sistema pubblico da corruzione e parassitismo, ma è necessario fare attenzione a non criminalizzare il pubblico. La nostra battaglia ha l’obiettivo di invertire la marcia che è stata imposta all’Italia e all’Europa in questi anni: occorre passare da una visione ragionieristica dei conti dello Stato a una rinnovata centralità dei bisogni e dei diritti delle persone. E’ fondamentale rilanciare lo sviluppo, perché soltanto attraverso i servizi e il lavoro si può realizzare un reale risanamento dell’economia e di una società in grande sofferenza”.
SBLOCCO DELLE ASSUNZIONI. Intervenendo alla tavola rotonda organizzata dal Sindacato Pensionati della Cgil, Elena Gentile, assessore alla Sanità della Regione Puglia, ha annunciato di aver firmato lo sblocco delle assunzioni nelle strutture del servizio pubblico sanitario. “In questi anni, a causa degli sperperi operati da altri, abbiamo dovuto compiere scelte anche molto dolorose”, ha spiegato l’assessore. “Quelle decisioni, però, sono state importanti per cominciare a costruire nuove politiche della salute che iniziano a dare risultati sempre più incoraggianti”.
FOGGIA – Le liste d’attesa per gli esami specialistici sono state dimezzate, soprattutto in provincia, ma al “Riuniti” di Foggia occorrono ancora 32 mesi per una mammografia (a causa della carenza di medici e di personale specializzato) e bisogna aspettarne 14 a San Severo per un Ecodoppler: è un quadro in cui comincia a intravedersi qualche luce, e continuano a esserci molte ombre, quello delineato giovedì sera, nel capoluogo, durante la tavola rotonda organizzata dal Sindacato Pensionati della Cgil sui tagli alle liste d’attesa. Dallo scorso 23 gennaio, in alcuni presidi ospedalieri della Capitanata (San Severo, Lucera, Manfredonia e Cerignola), è operativo il piano della Regione Puglia che punta ad abbattere totalmente le liste d’attesa entro maggio 2014. In tre settimane, grazie ai turni aggiuntivi e all’apertura serale dei presidi, le liste d’attesa si sono ridotte complessivamente di circa il 50%. Peccato, però, che circa metà di quel 50% sia rappresentato da persone che, nel frattempo, hanno deciso di rivolgersi altrove per fruire degli esami diagnostici richiesti: strutture private convenzionate, strutture private autorizzate ma non convenzionate, strutture di regioni confinanti come Molise, Basilicata e Campania.
13 ORE PER UN LETTO. Franco Persiano, Segretario Generale Spi-Cgil Foggia, ha raccontato un episodio che la dice lunga sulle enormi difficoltà in cui versano le strutture ospedaliere del capoluogo: “Lo scorso 21 gennaio, un signore di 83 anni, affetto da una grave patologia respiratoria e con grandi difficoltà motorie, è stato accompagnato all’ospedale da suo figlio alle 8 del mattino. Ha dovuto attendere 13 ore prima che gli venisse dato un letto, un posto arrangiato e provvisorio. Solo alle ore 11 del giorno dopo è stato ricoverato al Colonnello D’Avanzo. Dopo 10 giorni è stato dimesso e gli sono stati prescritti due esami ai quali sottoporsi entro i successivi 15 giorni: quando ha richiesto di prenotare quegli esami, gli è stato risposto che prima di maggio non sarebbe stato possibile effettuarli”. Quel signore ha un nome e cognome, si chiama Pietro Carmeno, già parlamentare della Repubblica, una delle tante persone che ha sperimentato sulla propria pelle le “forche caudine” di un sistema sanitario che mortifica i più elementari diritti dei cittadini.
LA BATTAGLIA DELLA CGIL. “Grazie alle politiche degli ultimi 20 anni”, ha detto Filomena Trizio, Segretaria Generale Cgil Foggia, “abbiamo rischiato di chiudere la sanità pubblica. Sanità e stato sociale sono due elementi fondamentali per assicurare alle persone il diritto a vivere in modo dignitoso. Bisogna recuperare le risorse sottratte al sistema pubblico da corruzione e parassitismo, ma è necessario fare attenzione a non criminalizzare il pubblico. La nostra battaglia ha l’obiettivo di invertire la marcia che è stata imposta all’Italia e all’Europa in questi anni: occorre passare da una visione ragionieristica dei conti dello Stato a una rinnovata centralità dei bisogni e dei diritti delle persone. E’ fondamentale rilanciare lo sviluppo, perché soltanto attraverso i servizi e il lavoro si può realizzare un reale risanamento dell’economia e di una società in grande sofferenza”.
SBLOCCO DELLE ASSUNZIONI. Intervenendo alla tavola rotonda organizzata dal Sindacato Pensionati della Cgil, Elena Gentile, assessore alla Sanità della Regione Puglia, ha annunciato di aver firmato lo sblocco delle assunzioni nelle strutture del servizio pubblico sanitario. “In questi anni, a causa degli sperperi operati da altri, abbiamo dovuto compiere scelte anche molto dolorose”, ha spiegato l’assessore. “Quelle decisioni, però, sono state importanti per cominciare a costruire nuove politiche della salute che iniziano a dare risultati sempre più incoraggianti”.
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