A Foggia la personale di pittura del Maestro Pino Procopio
Dal 5 luglio 2018, Foggia, presso la Contemporanea Galleria d’Arte, è in essere la personale del Maestro Pino Procopio che porterà i visitatori in un viaggio nel mondo fantastico del movimento, della irrealtà e della introspezione.
Mi piacerebbe esordire chiedendo fantasticamente ad un bambino cosa risalta all’occhio se osserva una opera del Maestro Pino Procopio. Mi risponderà prontamente che è attratto dal colore. Se a quel bambino chiedo di far posto all’adulto e gli porgo la medesima domanda, quell’adulto mi risponderà che ciò che risalta sono delle figure colorate, dettagliando quindi la qualificazione più semplice data dal bambino.
Ebbene, tutti i soggetti interpellati allora, saranno concordi – ciascuno con il proprio linguaggio precipuo e peculiare – nel ritenere che ciò che vedono non è banale.
Sarà chiaro che la rappresentazione contenuta in quei ginecei colorati e profondamente multicromatici fatti di linee, figure e tinte vistose ed accecanti non potrà che dare diretto sfogo alla ironia. Una ironia che è il filo conduttore dell’estro creativo del Maestro e che è capace di spingere l’uomo a guardare il mondo come se fosse un bambino. Ciò qualificherà le figure distorte e deformate, frutto di una lente di ingrandimento su di una vita quotidiana legata alle regole dell’egoismo e della sopraffazione, ove il leone appare innamorato ma esprime questo sentimento accecante ed annientante insieme, in modo diverso dal capitano che osserva la sua sposa lasciva ed oscena in una immagine di inizio secolo allorquando, il bianco e il nero erano già strabilianti per il loro dinamismo che diventerà presto colore. Immagini che non hanno un tempo e che non hanno uno spazio come se si librassero senza confini e senza età a testimoniare una produzione d’arte che appassiona riflettendo sentimenti di grande ilarità ma anche di indagine intima nelle storture del mondo; immagini che saranno più spigolose se dirette alla descrizione dell’universo incontaminato dei cattivi pensieri sdentati e pungiformi e più ampollose e curve allorquando ci faranno godere della fotografia di un sentimentalismo schietto e vivace, tipico di menti aperte e profondamente anticonformiste.
Una opera del Maestro Pino Procopio riempie: una stanza, un muro, un luogo, un mondo, una vita, una giornata. Proietta quelle immagini che a primo impatto possono sembrare strane e insignificanti in un contesto fatto di storie, desideri e obiettivi anche di carattere sociale, popolare e profondamente moderno. La sua chiave di lettura è data dall’ironia, dall’umorismo e dal dinamismo che trasportano l’uomo comune nel mondo onirico, nel mondo dei sogni di ognuno. Sogni che possono essere incubi deformi del vivere quotidiano fatto di razzismo, consumismo, amori virtuali ma sempre espressioni di vita: la medesima vita di ogni uomo che, comunque, è stato un bambino!
BIOGRAFIA E MOSTRE
1954 Pino Procopio nasce a Guardavalle(CZ) il 16 Giugno, lo stesso anno che vede i natali della televisione italiana, ma, a differenza di questa egli nasce già a colori. Il padre, che in quel periodo gestisce un negozio di elettrodomestici, tenta di venderlo come articolo di arredamento, ma la madre si oppone energicamente.
1957 Durante la frequenza della scuola materna della sua città, è attratto dall’ argilla che circonda l’ edificio, con la quale modella sculture neoprimitive.
1960 Guarda la scuola elementare con un certo distacco, dall’esterno, ben nascosto.Le ore scolastiche le trascorre negli aranceti, attratto dal giallo cromo delle arance e dal verde cinabro delle foglie a cercare un frullo di vita.Tra ulivi, dai sofferti tronchi.Ritorti.
E lungo i torrenti le trasparenze dell’ acqua immobile, rotta da salti veloci. La licenza elementare, nonostante questi suoi interessi paralleli, la supera con grande profitto.
1967 Scuole Medie, Catanzaro. Il primo anno, i professori, affascinati dal suo sapere, gli chiedono il bis e glielo fanno ripetere.Viene punito per aver realizzato una serie di disegni erotici (i testi li scrive il suo compagno di banco, il noto scrittore Walter Rossi).
1970 Frequenta i primi due anni di Liceo Artistico nella ventosa città di Catanzaro (il vento!). Legge. Rapito totalmente da Mattia Preti. Segue l’agitazione artistica del catanzarese Mimmo Rotella.
1971 Il suo primo cavalletto da pittore. Ad essere soli ora sono in due, uno parla, l’altro ascolta e fuma.
1974 Roma. Terminati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di Architettura. Valle Giulia, ormai noiosa e piena di polvere. Sguardi persi ed affrancati ormai dalle lotte. I leoni non c’erano più.
1975 Durante una giornata di forte vento, mentre attraversa Piazza del Popolo a Roma, un foglio con il suo indirizzo e numero telefonico, carambolando sull’ obelisco va ad appiccicarsi sugli occhi di una gallerista romana. Durante la permanenza nella capitale, frequenta le varie gallerie e fa conoscenza di numerosi artisti veri, ma anche finti, questi ultimi riconoscibili dall’ abbigliamento molto, molto strano. Durante la grande mostra di Van Gogh, alla Galleria d’ Arte Moderna, si mette in fila per ore, ma per ammirare gli stupendi dipinti di Antonio Corpora, esposti al piano sottostante. Scrive due poesie, la prima dedicata ad un maestro di vita, l’altra al profondo mare di Calabria, delle quali ci risparmia, gentilmente, la pubblicazione.
1980 La sua prima mostra. Galleria “La Bitta”. Conosce il primo gallerista. Un gentiluomo. La mostra, un successone. Di gentiluomini ne seguiranno altri.
1981 In una fonderia abusiva di Roma, fonde quattro sculture in bronzo. La sua vera passione.
1983 In una frizzante giornata di Marzo, dopo aver terminato gli studi universitari, sentendosi disponibile e generoso, sposa una ragazza che, il giorno prima l’aveva salutato da un treno in transito. Mostra personale alla Galleria “La Riva”, Giulianova (TE).
Facendo un salto da quaglia di venti anni, risparmiandoci così il noiosissimo (per chi legge) elenco di gallerie dove ha esposto, i concorsi a cui ha partecipato ed i premi vinti. Anche perché, da quanto si sa, non ha mai vinto niente, non avendo partecipato a nessun concorso, nel timore di arrivare secondo, o peggio ancora terzo. Da qualche anno non riceve più, nessun invito. Comunque sia, e sotto pressante insistenza ci porta a conoscenza di tre mostre tematiche.
2005 La prima: “Posta, racconti di un secolo”, ci racconta cento anni di Poste Italiane con il patrocinio del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. A Roma.
2008 La seconda racconta in modo teatrale le gesta di Ulisse, dove Alcinoo, nel ruolo di Impresario teatrale gli mette a disposizione l’attrezzista, lo scenografo, il direttore delle luci ed il fonico. Si sofferma soprattutto all’ episodio delle Sirene in quanto afferma, con assoluta sicurezza di averne viste due una mattina d’autunno prima dell’ alba su di una secca del mare di Calabria. Niente più anice nel caffè da quella mattina. La mostra si è tenuta al Museo Boncompagni Ludovisi a Roma.
2010 Alla Galleria “Arte Pentagono” di Pescara “Pinocchio Jamaal, fratello Mediterraneo” racconta la storia di un Pinocchio marocchino.
2012 Approfittando dell’ ingenuità di una cinquantina di bambini di una scuola materna, presentandosi con modi paterni, quasi clericali, indice un falso concorso di disegni con tema “gli animali della savana”. Appena avuti i fogli il Lestosanto corre nel suo studio e traduce questo prezioso materiale in grandi opere pittoriche primitive, nuove, divertenti, veloci e colorate. E’ tornato all’ antico primitivismo.
2013 I bambini stanno ancora aspettando con occhi gonfi di lacrime l’esito del concorso.
2016 Segnato da questo accadimento e con la lentezza che lo contraddistingue, tre anni dopo, insieme alla Galleria Verdesi di Ascoli Piceno, si organizza finalmente una mostra concorso impegnando i bambini delle scuole elementari ad illustrare trenta favole di Esopo. Il confronto tra i lavori dei bambini e le sue trenta opere è inevitabile, anche la depressione è inevitabile. Ma come ha insegnato il padre di tutti gli artisti moderni (Picasso), che rubava idee visitando gli studi dei colleghi, egli ruba il segno, il gesto, la sintesi e il minimalismo. Una svolta.
2017 Mostra alla Galleria Trifoglio di Chieti
Oggi In quel di Giulianova lo si può vedere ogni tanto da Oreste, il suo barbiere. Non rotolano più ricci neri sulla mantellina azzurra del figaro ma segmenti bianchi e grigi, il tutto sembra un mare pieno di vento, “chi palumbija”. Fuori la barberia lo si sente borbottare “Oreste! un po’ di rispetto! Cambia il colore delle tue mantelline! Magari bianche...o al massimo grigie”. Le forbici del barbiere sono le lancette dell’inesorabile orologio della vita.
Mi piacerebbe esordire chiedendo fantasticamente ad un bambino cosa risalta all’occhio se osserva una opera del Maestro Pino Procopio. Mi risponderà prontamente che è attratto dal colore. Se a quel bambino chiedo di far posto all’adulto e gli porgo la medesima domanda, quell’adulto mi risponderà che ciò che risalta sono delle figure colorate, dettagliando quindi la qualificazione più semplice data dal bambino.
Ebbene, tutti i soggetti interpellati allora, saranno concordi – ciascuno con il proprio linguaggio precipuo e peculiare – nel ritenere che ciò che vedono non è banale.
Sarà chiaro che la rappresentazione contenuta in quei ginecei colorati e profondamente multicromatici fatti di linee, figure e tinte vistose ed accecanti non potrà che dare diretto sfogo alla ironia. Una ironia che è il filo conduttore dell’estro creativo del Maestro e che è capace di spingere l’uomo a guardare il mondo come se fosse un bambino. Ciò qualificherà le figure distorte e deformate, frutto di una lente di ingrandimento su di una vita quotidiana legata alle regole dell’egoismo e della sopraffazione, ove il leone appare innamorato ma esprime questo sentimento accecante ed annientante insieme, in modo diverso dal capitano che osserva la sua sposa lasciva ed oscena in una immagine di inizio secolo allorquando, il bianco e il nero erano già strabilianti per il loro dinamismo che diventerà presto colore. Immagini che non hanno un tempo e che non hanno uno spazio come se si librassero senza confini e senza età a testimoniare una produzione d’arte che appassiona riflettendo sentimenti di grande ilarità ma anche di indagine intima nelle storture del mondo; immagini che saranno più spigolose se dirette alla descrizione dell’universo incontaminato dei cattivi pensieri sdentati e pungiformi e più ampollose e curve allorquando ci faranno godere della fotografia di un sentimentalismo schietto e vivace, tipico di menti aperte e profondamente anticonformiste.
Una opera del Maestro Pino Procopio riempie: una stanza, un muro, un luogo, un mondo, una vita, una giornata. Proietta quelle immagini che a primo impatto possono sembrare strane e insignificanti in un contesto fatto di storie, desideri e obiettivi anche di carattere sociale, popolare e profondamente moderno. La sua chiave di lettura è data dall’ironia, dall’umorismo e dal dinamismo che trasportano l’uomo comune nel mondo onirico, nel mondo dei sogni di ognuno. Sogni che possono essere incubi deformi del vivere quotidiano fatto di razzismo, consumismo, amori virtuali ma sempre espressioni di vita: la medesima vita di ogni uomo che, comunque, è stato un bambino!
BIOGRAFIA E MOSTRE
1954 Pino Procopio nasce a Guardavalle(CZ) il 16 Giugno, lo stesso anno che vede i natali della televisione italiana, ma, a differenza di questa egli nasce già a colori. Il padre, che in quel periodo gestisce un negozio di elettrodomestici, tenta di venderlo come articolo di arredamento, ma la madre si oppone energicamente.
1957 Durante la frequenza della scuola materna della sua città, è attratto dall’ argilla che circonda l’ edificio, con la quale modella sculture neoprimitive.
1960 Guarda la scuola elementare con un certo distacco, dall’esterno, ben nascosto.Le ore scolastiche le trascorre negli aranceti, attratto dal giallo cromo delle arance e dal verde cinabro delle foglie a cercare un frullo di vita.Tra ulivi, dai sofferti tronchi.Ritorti.
E lungo i torrenti le trasparenze dell’ acqua immobile, rotta da salti veloci. La licenza elementare, nonostante questi suoi interessi paralleli, la supera con grande profitto.
1967 Scuole Medie, Catanzaro. Il primo anno, i professori, affascinati dal suo sapere, gli chiedono il bis e glielo fanno ripetere.Viene punito per aver realizzato una serie di disegni erotici (i testi li scrive il suo compagno di banco, il noto scrittore Walter Rossi).
1970 Frequenta i primi due anni di Liceo Artistico nella ventosa città di Catanzaro (il vento!). Legge. Rapito totalmente da Mattia Preti. Segue l’agitazione artistica del catanzarese Mimmo Rotella.
1971 Il suo primo cavalletto da pittore. Ad essere soli ora sono in due, uno parla, l’altro ascolta e fuma.
1974 Roma. Terminati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di Architettura. Valle Giulia, ormai noiosa e piena di polvere. Sguardi persi ed affrancati ormai dalle lotte. I leoni non c’erano più.
1975 Durante una giornata di forte vento, mentre attraversa Piazza del Popolo a Roma, un foglio con il suo indirizzo e numero telefonico, carambolando sull’ obelisco va ad appiccicarsi sugli occhi di una gallerista romana. Durante la permanenza nella capitale, frequenta le varie gallerie e fa conoscenza di numerosi artisti veri, ma anche finti, questi ultimi riconoscibili dall’ abbigliamento molto, molto strano. Durante la grande mostra di Van Gogh, alla Galleria d’ Arte Moderna, si mette in fila per ore, ma per ammirare gli stupendi dipinti di Antonio Corpora, esposti al piano sottostante. Scrive due poesie, la prima dedicata ad un maestro di vita, l’altra al profondo mare di Calabria, delle quali ci risparmia, gentilmente, la pubblicazione.
1980 La sua prima mostra. Galleria “La Bitta”. Conosce il primo gallerista. Un gentiluomo. La mostra, un successone. Di gentiluomini ne seguiranno altri.
1981 In una fonderia abusiva di Roma, fonde quattro sculture in bronzo. La sua vera passione.
1983 In una frizzante giornata di Marzo, dopo aver terminato gli studi universitari, sentendosi disponibile e generoso, sposa una ragazza che, il giorno prima l’aveva salutato da un treno in transito. Mostra personale alla Galleria “La Riva”, Giulianova (TE).
Facendo un salto da quaglia di venti anni, risparmiandoci così il noiosissimo (per chi legge) elenco di gallerie dove ha esposto, i concorsi a cui ha partecipato ed i premi vinti. Anche perché, da quanto si sa, non ha mai vinto niente, non avendo partecipato a nessun concorso, nel timore di arrivare secondo, o peggio ancora terzo. Da qualche anno non riceve più, nessun invito. Comunque sia, e sotto pressante insistenza ci porta a conoscenza di tre mostre tematiche.
2005 La prima: “Posta, racconti di un secolo”, ci racconta cento anni di Poste Italiane con il patrocinio del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. A Roma.
2008 La seconda racconta in modo teatrale le gesta di Ulisse, dove Alcinoo, nel ruolo di Impresario teatrale gli mette a disposizione l’attrezzista, lo scenografo, il direttore delle luci ed il fonico. Si sofferma soprattutto all’ episodio delle Sirene in quanto afferma, con assoluta sicurezza di averne viste due una mattina d’autunno prima dell’ alba su di una secca del mare di Calabria. Niente più anice nel caffè da quella mattina. La mostra si è tenuta al Museo Boncompagni Ludovisi a Roma.
2010 Alla Galleria “Arte Pentagono” di Pescara “Pinocchio Jamaal, fratello Mediterraneo” racconta la storia di un Pinocchio marocchino.
2012 Approfittando dell’ ingenuità di una cinquantina di bambini di una scuola materna, presentandosi con modi paterni, quasi clericali, indice un falso concorso di disegni con tema “gli animali della savana”. Appena avuti i fogli il Lestosanto corre nel suo studio e traduce questo prezioso materiale in grandi opere pittoriche primitive, nuove, divertenti, veloci e colorate. E’ tornato all’ antico primitivismo.
2013 I bambini stanno ancora aspettando con occhi gonfi di lacrime l’esito del concorso.
2016 Segnato da questo accadimento e con la lentezza che lo contraddistingue, tre anni dopo, insieme alla Galleria Verdesi di Ascoli Piceno, si organizza finalmente una mostra concorso impegnando i bambini delle scuole elementari ad illustrare trenta favole di Esopo. Il confronto tra i lavori dei bambini e le sue trenta opere è inevitabile, anche la depressione è inevitabile. Ma come ha insegnato il padre di tutti gli artisti moderni (Picasso), che rubava idee visitando gli studi dei colleghi, egli ruba il segno, il gesto, la sintesi e il minimalismo. Una svolta.
2017 Mostra alla Galleria Trifoglio di Chieti
Oggi In quel di Giulianova lo si può vedere ogni tanto da Oreste, il suo barbiere. Non rotolano più ricci neri sulla mantellina azzurra del figaro ma segmenti bianchi e grigi, il tutto sembra un mare pieno di vento, “chi palumbija”. Fuori la barberia lo si sente borbottare “Oreste! un po’ di rispetto! Cambia il colore delle tue mantelline! Magari bianche...o al massimo grigie”. Le forbici del barbiere sono le lancette dell’inesorabile orologio della vita.
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