"Plastic Radar", Greenpeace contro l'abbandono della plastica in mare. Segnalalo su Whatsapp al +39 342 3711267 [VIDEO]
di Nico Baratta
Con "Plastic Radar" –segnala la plastica-, Greenpeace lancia la campagna contro l'abbandono della plastica in mare e lo fa invitando gli utenti di smartphone segnalandolo su Whatsapp al numero +39 342 3711267, messo a disposizione della stessa associazione.
Quanti di noi ogni giorno, in spiaggia o sugli scogli o in barca, mentre si gode il mare e il solleone, vede una bottiglia di plastica in mare? Credo molti!
E quanti di noi si adoperano raccogliendo quella bottiglia per conferirla nel giusto contenitore per l’immondizia? Credo pochi!
Nel mare non ci sono solo bottiglie di plastica, bensì tanti oggetti della stessa materia. Senza elencarli tutti, e noi sappiamo quali sono (basterebbe elencare ciò che comperiamo ogni giorno per far un elenco dettagliato), quello che dobbiamo sapere e fare è tener pulito il mare.
Uno studio svolto da alcuni ricercatori, divulgato su scala mondiale dalla National Geographic e non solo, ha dichiarato che nell’Oceano Pacifico galleggia un’isola interamente composta da plastica.
Come riporta il web site della National Geographic Italia “La cosiddetta Isola di plastica del Pacifico (Great Pacific Garbage Patch, in inglese) è la più grande zona di accumulo di rifiuti galleggianti al mondo. È situata in corrispondenza del vortice oceanico subtropicale del Pacifico del Nord, in una regione dove le correnti superficiali formate dai venti creano una zona di convergenza dove si accumulano detriti naturali e di origine umana che possono rimanere intrappolati nel vortice per vari anni. La maggior parte dei detriti sono frammenti di plastica di dimensioni microscopiche, ed escluse concentrazioni locali di rifiuti di grandi dimensioni, i detriti non sono visibili ad occhio nudo, tantomeno dallo spazio. Nel 2015 Ocean Cleanup lancia inoltre una grande campagna di raccolta dati nella zona centrale del vortice del Pacifico Nord: durante due mesi 18 imbarcazioni effettuano 652 campionamenti alla superficie dell'oceano, campionando sia micro che macrorifiuti (5-50 cm), e nell'anno successivo vengono svolte due campagne aeree che tramite 7.000 immagini offrono una stima della quantità di mega rifiuti (> 50 cm) su 311 km2. I dati raccolti, pubblicati il 22 marzo scorso sulla rivista Scientific Reports, offrono la stima più robusta della massa di plastica accumulata nel vortice del Pacifico Nord, corrispondente a 79.000 tonnellate. Questo valore, calcolato con l'ausilio di modelli matematici di circolazione oceanica, è superiore di circa 16 volte rispetto ad una stima precedente (4.800 tonnellate) ottenuta da uno studio che aveva considerato solo le microplastiche, e 4 volte superiore rispetto ad uno studio (21.000 tonnellate) che aveva considerato micro e macroplastiche. Lo studio permette inoltre di stimare in 1,6 milioni di km2 la superficie del garbage patch, ossia 5 volte l'Italia e tre volte più estesa di uno studio precedente”.
Quanti di noi ogni giorno, in spiaggia o sugli scogli o in barca, mentre si gode il mare e il solleone, vede una bottiglia di plastica in mare? Credo molti!
E quanti di noi si adoperano raccogliendo quella bottiglia per conferirla nel giusto contenitore per l’immondizia? Credo pochi!
Nel mare non ci sono solo bottiglie di plastica, bensì tanti oggetti della stessa materia. Senza elencarli tutti, e noi sappiamo quali sono (basterebbe elencare ciò che comperiamo ogni giorno per far un elenco dettagliato), quello che dobbiamo sapere e fare è tener pulito il mare.
Uno studio svolto da alcuni ricercatori, divulgato su scala mondiale dalla National Geographic e non solo, ha dichiarato che nell’Oceano Pacifico galleggia un’isola interamente composta da plastica.
Come riporta il web site della National Geographic Italia “La cosiddetta Isola di plastica del Pacifico (Great Pacific Garbage Patch, in inglese) è la più grande zona di accumulo di rifiuti galleggianti al mondo. È situata in corrispondenza del vortice oceanico subtropicale del Pacifico del Nord, in una regione dove le correnti superficiali formate dai venti creano una zona di convergenza dove si accumulano detriti naturali e di origine umana che possono rimanere intrappolati nel vortice per vari anni. La maggior parte dei detriti sono frammenti di plastica di dimensioni microscopiche, ed escluse concentrazioni locali di rifiuti di grandi dimensioni, i detriti non sono visibili ad occhio nudo, tantomeno dallo spazio. Nel 2015 Ocean Cleanup lancia inoltre una grande campagna di raccolta dati nella zona centrale del vortice del Pacifico Nord: durante due mesi 18 imbarcazioni effettuano 652 campionamenti alla superficie dell'oceano, campionando sia micro che macrorifiuti (5-50 cm), e nell'anno successivo vengono svolte due campagne aeree che tramite 7.000 immagini offrono una stima della quantità di mega rifiuti (> 50 cm) su 311 km2. I dati raccolti, pubblicati il 22 marzo scorso sulla rivista Scientific Reports, offrono la stima più robusta della massa di plastica accumulata nel vortice del Pacifico Nord, corrispondente a 79.000 tonnellate. Questo valore, calcolato con l'ausilio di modelli matematici di circolazione oceanica, è superiore di circa 16 volte rispetto ad una stima precedente (4.800 tonnellate) ottenuta da uno studio che aveva considerato solo le microplastiche, e 4 volte superiore rispetto ad uno studio (21.000 tonnellate) che aveva considerato micro e macroplastiche. Lo studio permette inoltre di stimare in 1,6 milioni di km2 la superficie del garbage patch, ossia 5 volte l'Italia e tre volte più estesa di uno studio precedente”.
Ebbene, quale occasione migliore per dar una mano alla natura affinché possa essere liberata da un materiale che noi esseri umani abbiamo progettato e poi modellato, la plastica appunto, che tanto fa ma tanto distrugge se utilizzato male.
Greenpeace quest’anno ci chiama nuovamente in causa. Lo fa ricordandoci che oltre a rispettare la natura, non buttando in mare la plastica ma conferendola nei dovuti raccoglitori preposti, possiamo segnalare la plastica in mare con un semplice messaggio. Del resto chi di noi non trascorre minuti, anzi ore, “whatsappando”?
Greenpeace, inoltre, sul suo sito web ci ricorda che “dopo aver inviato la segnalazione, getta il rifiuto nell’apposito cestino. Il mare ringrazia! Invia la foto del rifiuto in plastica e la sua posizione via Whatsapp, insieme scopriremo quali sono gli oggetti che inquinano il mare e a quali marchi appartengono”.
Visita il web site di Greenpeace: http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/plasticradar/ .
Greenpeace quest’anno ci chiama nuovamente in causa. Lo fa ricordandoci che oltre a rispettare la natura, non buttando in mare la plastica ma conferendola nei dovuti raccoglitori preposti, possiamo segnalare la plastica in mare con un semplice messaggio. Del resto chi di noi non trascorre minuti, anzi ore, “whatsappando”?
Greenpeace, inoltre, sul suo sito web ci ricorda che “dopo aver inviato la segnalazione, getta il rifiuto nell’apposito cestino. Il mare ringrazia! Invia la foto del rifiuto in plastica e la sua posizione via Whatsapp, insieme scopriremo quali sono gli oggetti che inquinano il mare e a quali marchi appartengono”.
Visita il web site di Greenpeace: http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/plasticradar/ .
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