giovedì 2 luglio 2015

“Sguardi d’Energia” contro il tumore ovarico

Milano. Aver cura di se stesse e della propria bellezza: perché per combattere il tumore ovarico, il più insidioso e meno conosciuto dei tumori femminili, c’è bisogno di tutta l’energia delle donne; perché recuperare un rapporto positivo con l’immagine di sé aiuta ad affrontare meglio le terapie; perché l’attenzione al proprio corpo è parte integrante del percorso di cura che oggi, per il tumore ovarico, dopo quindici anni di assenza di novità importanti, può avvalersi di terapie innovative che migliorano il tempo libero da malattia e la qualità di vita delle pazienti. 
È questo l’invito rivolto a tutte le donne con tumore ovarico da ACTO onlus - Alleanza Contro il Tumore Ovarico, che in partnership con Youngblood Mineral Cosmetics e il supporto di Roche promuove Sguardi d’Energia, una campagna rivolta alle pazienti alle quali, a partire da settembre, saranno offerti programmi personalizzati di make-up ospitati nei principali Centri italiani specializzati nel trattamento del tumore ovarico. 
L’iniziativa di ACTO onlus fa seguito a Scatti d’Energia, la mostra itinerante con i ritratti di dieci personaggi celebri ospitata nei mesi scorsi nei principali capoluoghi italiani per rompere il muro di silenzio sul tumore ovarico: se al centro della precedente campagna vi era l’informazione, il focus di Sguardi d’Energia è sulla qualità di vita delle pazienti sostenuta, oltre che dalle terapie e dall’assistenza dei Centri specializzati, anche da momenti quotidiani di attenzione alla propria bellezza, alla cura di sé. 
«ACTO è nata per stare accanto alle pazienti e sostenerle nel difficile percorso di malattia. Un percorso segnato da sofferenze fisiche e psicologiche in cui i cambiamenti spesso devastanti dell’aspetto fisico, conseguenti alle terapie, occupano un posto molto importante in quanto incidono profondamente sulla qualità di vita delle pazienti – afferma Nicoletta Cerana, Presidente di ACTO onlus - Alleanza contro il Tumore Ovarico – con questo progetto desideriamo aiutare le donne a riappropriarsi della propria bellezza nonostante la malattia, perché ognuna di loro guardandosi allo specchio dopo il trattamento non veda più la malattia ma solo una donna più bella e infinitamente più forte di prima».
In Italia circa 37.000 donne convivono con un tumore ovarico: circa 5.000 i nuovi casi ogni anno e i numeri sono in forte aumento. Ma secondo un’indagine promossa da ACTO onlus, in Italia 6 donne su 10 non conoscono questa patologia, e il 70% non sa indicarne i sintomi e gli esami a cui sottoporsi. A causa di sintomi non specifici e non riconosciuti, in circa l’80% dei casi la diagnosi arriva quasi sempre in fase avanzata. Il principale fattore di rischio è la familiarità e la presenza della mutazione genica BRCA1 e BRCA2, che espone le donne a un rischio molto più elevato di ammalarsi di tumore ovarico. 
«Purtroppo il carcinoma ovarico è un tumore molto subdolo, non ci sono sintomi caratteristici utili a fare una diagnosi precoce – dice Francesco Raspagliesi, Direttore Struttura Complessa Oncologia Ginecologica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano – la sintomatologia, con dolori addominali gonfiore e cambiamento delle abitudini dell’alvo, è altamente aspecifica e per questo responsabile nell’85% dei casi di una diagnosi tardiva, in fase avanzata di malattia. È indispensabile che la donna si sottoponga a controlli ginecologici annuali con una visita clinica e un’ecografia transvaginale, sarà il ginecologo di volta in volta a stabilire con quale frequenza ripetere le visite».
La diagnosi tempestiva può migliorare la sopravvivenza: se il tumore ovarico è intercettato in stadio iniziale la probabilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-95%. In presenza di recidive, obiettivo delle terapie è la cronicizzazione: grandi passi in avanti sono stati fatti negli ultimi anni grazie all’avvento delle terapie anti-angiogeniche che impediscono al tumore di crescere e diffondersi, bloccando la neoformazione vascolare che alimenta il tumore.
«L’arrivo dei nuovi farmaci anti-angiogenici è stato un fatto molto importante dopo circa 20 anni di assenza di novità terapeutiche rilevanti – dichiara Nicoletta Colombo, Direttore Unità di Ginecologia Oncologica Medica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano e Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi Milano-Bicocca – bevacizumab, il primo di questi farmaci a essere utilizzato contro il tumore ovarico è in grado di assicurare un tempo più lungo senza malattia e senza gli effetti collaterali propri della chemioterapia».
Grazie ai progressi della ricerca in ambito ginecologico, oltre a bevacizumab, per le pazienti affette da tumore ovarico si renderanno disponibili anche nuove terapie, come i PARP inibitori.
Ma insieme ai progressi delle terapie, si fa strada anche la consapevolezza di quanto sia importante offrire alle pazienti un supporto di tipo psicologico. «Sono molti i Centri e gli oncologi che hanno compreso l’impatto devastante che la malattia ha sulla sfera fisica e psichica della paziente e quanto anche il supporto psicologico faccia parte integrante della cura», sostiene Roberta Nicoli, Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR, socia fondatrice e membro del Consiglio Direttivo ACTO onlus. «Per reagire alla malattia e riappropriarsi di se stesse, possono essere importanti anche le piccole cose, i piccoli gesti quotidiani, un’ombra di rossetto, una parrucca, si può, anche se a fatica, uscire fuori dalla spirale angosciante della malattia».
Roche sostiene con grande entusiasmo il progetto itinerante Sguardi d’Energia promosso da ACTO onlus. «Roche è orgogliosa di essere anche quest’anno al fianco di ACTO onlus con una nuova campagna che ha l’obiettivo, non solo di informare tutte le donne su un tumore così insidioso e subdolo come quello dell’ovaio, ma anche di essere partecipi, insieme all’associazione, di un progetto che vuole essere in modo tangibile al fianco di tutte quelle donne che hanno avuto la sfortuna di doversi confrontare con questa terribile malattia – afferma Alfonso Gentile, Direttore Medico di Roche S.p.A. – Roche è costantemente impegnata nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche per poter dare ai medici armi efficaci e ai pazienti speranza di vita; il nostro impegno nella Ricerca e Sviluppo lo dimostra: a livello mondiale nel 2014 l’investimento è stato di oltre 30 milioni di euro e in Italia, in ambito oncologico, sono attivi ben 145 studi clinici che coinvolgono oltre 9.000 pazienti. Roche, più di altre, ha contribuito a riscrivere la storia naturale di molti tumori come ad esempio quello alla mammella, le cui innovazioni terapeutiche messe a disposizione delle pazienti hanno salvato la vita di milioni di donne nel mondo. Per questo motivo, sentiamo la responsabilità di continuare il nostro impegno al fianco delle pazienti, in particolare nella lotta contro patologie, come il tumore ovarico, per le quali per anni non si sono registrate novità terapeutiche rilevanti».
ACTO onlus per questa campagna ha trovato un partner d’eccezione, Youngblood Mineral Cosmetics, che condivide gli obiettivi di questo progetto. «Pauline Youngblood infatti ha fondato il brand quasi 20 anni fa partendo dalla volontà di concedere a tutte le donne, soprattutto a chi aveva avuto subito traumi causati da trattamenti invasivi, di sentirsi belle e di farlo in maniera sana, con ingredienti minerali naturali di altissima qualità», afferma Ariane d’Andiran, Managing Partner dell’agenzia di Marketing & Comunicazione Youngblood Mineral Cosmetics Italia. «Siamo grati ad ACTO onlus per questa bellissima opportunità e felici per tutti i sorrisi che i nostri make-up artist vedranno sorgere sui visi delle tante donne che saranno coinvolte in questa iniziativa».La campagna Sguardi d’energia sarà ospitata nel corso del 2015 e del 2016 all’interno di importanti centri oncologici specializzati nella diagnosi e cura del tumore ovarico in Lombardia, nel Lazio, in Emilia Romagna, in Campania e in Puglia.



Di seguito si riporta un'esaustiva scheda medica sul Tumore Ovarico

LA MALATTIA 
Il carcinoma ovarico è il sesto tumore più diagnosticato tra le donne ed è il più grave (50% di mortalità a 5 anni) tumore ginecologico che ogni anno, nel mondo, colpisce oltre 250.000 donne e ne uccide 140.000. In Italia circa 37.000 donne convivono con questo tumore, ogni anno si diagnosticano 5.000 nuovi casi.
Il tumore ovarico è un tumore molto insidioso per due principali motivi. Innanzitutto perché è caratterizzato da sintomi aspecifici. In secondo luogo perché non esistono attualmente strumenti di prevenzione (come il vaccino o come il pap test per il tumore della cervice) né test di screening precoce (come la mammografia per il tumore al seno). Per tali motivi il carcinoma ovarico in più del 60% dei casi viene diagnosticato tardivamente quando è già in stadio avanzato e le possibilità di cura sono molto ridotte. 
Solo una diagnosi tempestiva può migliorare le probabilità di sopravvivenza: infatti se il tumore ovarico viene diagnosticato in stadio iniziale la possibilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-95% mentre la percentuale scende al 25% per tumori diagnosticati in stadio molto avanzato. 

TIPOLOGIA
Il tumore dell’ovaio insorge quando le cellule dell’ovaio crescono e si dividono in modo incontrollato. I tumori dell’ovaio possono essere di molti tipi. 
Secondo la classificazione accettata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono due categorie di tumori: i primitivi e i secondari che si differenziano dai primi perché giungono all’ovaio dopo essere apparsi in altre parti dell’organismo. 
Dal punto di vista istologico i tumori dell’ovaio si suddividono in epiteliali, stromali e germinali.
I tumori epiteliali derivano da un malfunzionamento dell’epitelio mulleriano (tessuto che riveste l’ovaio), possono presentarsi in forma benigna o maligna e rappresentano il 50% delle neoplasie che colpiscono l’ovaio. Hanno una maggiore incidenza in donne in età compresa tra 55 e 65 anni.
I tumori stromali hanno origine in un altro tessuto della struttura dell’ovaio. Sono neoplasie più rare e rappresentano il 4% dei tumori maligni che possono colpire l’ovaio. 
I tumori germinali derivano dalle cellule che danno origine agli ovuli. Sono anch’essi più rari rappresentando il 5% dei tumori maligni dell’ovaio. Questo tipo si manifesta soprattutto in giovane età. Un esempio è rappresentato dal disgerminoma che colpisce bambine o adolescenti nel 
70-90% dei casi.

PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO 
Le cause che determinano la divisione e moltiplicazione incontrollata delle cellule nell’ovaio non sono ancora note. Ciò che si sa è che un certo numero di fattori aumentano il rischio di sviluppare questa forma di tumore.

Età – Un primo fattore di rischio è rappresentato dall’età in quanto il picco di incidenza della malattia si registra tra i 50 e i 60 anni, dunque nelle donne in età peri o postmenopausale. Tuttavia alcuni tipi di tumore dell’ovaio possono presentarsi in donne più giovani.
Storia familiare – Il 15-25% dei tumori all’ovaio ha come principale fattore di rischio la familiarità. Donne con madre e/o sorella e/o figlia affetta/e da tumore dell'ovaio, della mammella o dell’utero hanno maggiori probabilità di contrarre la neoplasia.

Alterazioni del patrimonio genetico – Le alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 di origine ereditaria possono portare a una predisposizione più o meno importante allo sviluppo del tumore ovarico. La percentuale di rischio di tumore ovarico è del 39-46% se è presente una mutazione del gene BRCA1 ed è del 10-27% se è presente una mutazione del gene BRCA2.
Essere portatori di una mutazione di tali geni comporta una maggiore probabilità, ma non la certezza, di ammalarsi. In questo caso però è importante seguire un programma di controlli regolari ed accurati così come è importante informare i membri maggiorenni della famiglia che potrebbero essere, a loro volta, portatori della mutazione.
Per accertare l’esistenza di tali alterazioni si effettua il test genetico BRCA1 e BRCA2, un test di laboratorio che permette di individuarne l’esistenza e, in caso positivo, di identificare le possibili opzioni di prevenzione. Non esistendo strategie preventive efficaci per il tumore dell’ovaio, l’annessiectomia profilattica bilaterale (asportazione di tube ed ovaie) è in grado di prevenire la quasi totalità dei tumori ovarici su base genetico-ereditaria. L’annessiectomia bilaterale è oggi consigliata nelle donne con mutazione del gene BRCA1 e BRCA2 che hanno già avuto gravidanze o che hanno superato l’età fertile. 
Il test di laboratorio è estremamente utile anche quando viene effettuato su pazienti già colpite da tumore ovarico perché consente di modellare la terapia farmacologica su questa specifica situazione e di migliorarne significativamente l’esito. 
Storia riproduttiva – Oltre alla familiarità e al rischio genetico bisogna considerare il sistema endocrino che si occupa della produzione e distribuzione di ormoni nell’organismo. In genere ovulazioni ripetute sembrano essere associate ad un rischio maggiore di contrarre la malattia mentre la gravidanza sembra giocare un ruolo importante come fattore protettivo del tumore dell’ovaio proprio per la riduzione del numero di ovulazioni. 
Lo stesso vale per un prolungato allattamento che, da studi effettuati, sembra incidere positivamente nel proteggere dalla malattia. 
Alcuni studi hanno mostrato un’incidenza maggiore di tumore all’ovaio in donne soggette a menarca precoce (prima mestruazione) e/o menopausa tardiva.
Esiste anche una correlazione tra endometriosi e tumore all’ovaio. 
Al contrario l’assunzione prolungata della pillola anticoncezionale è associata a un rischio minore di contrarre la malattia.
Stili di vita – L’obesità, il fumo, l’assenza di esercizio fisico sono ulteriori fattori che aumentano il rischio di sviluppare questa neoplasia.

SINTOMI
Per il tumore dell’ovaio non esiste un elenco chiaro e preciso dei sintomi ai quali prestare attenzione. Tuttavia è opportuno che ogni donna sappia riconoscere alcuni segnali che possono indicare il manifestarsi della malattia e rivolgersi al proprio medico. Nello stadio iniziale, quando è localizzato all'ovaio, il tumore ovarico è generalmente asintomatico. 
I sintomi più comuni che si possono manifestare nelle forme più avanzate sono:
gonfiore addominale, persistente oppure intermittente;
necessità di urinare spesso;
dolore addominale.
Sintomi meno comuni sono:
inappetenza;
perdite ematiche vaginali;
variazioni delle abitudini intestinali.
Si tratta di sintomi molto aspecifici e comuni che, nella maggioranza dei casi, hanno un'origine differente dalla presenza di un tumore. Quando però questi sintomi non si erano mai presentati in precedenza e compaiono costantemente ogni giorno per più di 12-15 giorni al mese e per più due o tre mesi consecutivi, si consiglia di contattare il proprio medico di fiducia.


DIAGNOSI
In caso di sintomi ricorrenti si eseguono dapprima indagini di routine che comprendono una visita medica dell’addome e una visita ginecologica. Se si sospetta un tumore, le indagini utilizzate per arrivare alla diagnosi di carcinoma ovarico sono l’ecografia pelvica e il controllo dei marcatori tumorali (CA125, CA19.9, HE4, CE15.3 e CEA) eseguito attraverso un semplice prelievo del sangue, se il quadro ecografico è sospetto. Se permane il dubbio si associa una TAC addominale ed eventualmente una PET che permette di valutare aree ad elevata attività metabolica in modo molto affidabile. 
Una nota importante riguarda il Pap test, esame che, per questa tipologia di tumore, non ha alcuna validità diagnostica. 
La preoccupazione principale è quella di capire se si è di fronte ad una neoplasia circoscritta o se la malattia ha già preso piede diffondendosi nella zona pelvica e oltre. Per questo in questa fase vengono eseguite una gastroscopia ed una colonscopia per escludere una primitività da parte dell’apparato gastrointestinale. 

STADI DELLA MALATTIA
Il carcinoma ovarico può essere diagnosticato in diversi stadi. 
Per “stadio” si definisce lo stato di diffusione della malattia ovvero:
Stadio I: limitato alle ovaie.
Stadio II: su una o entrambe le ovaie ed esteso anche agli organi pelvici.
Stadio III: su una o entrambe le ovaie, esteso agli organi pelvici e/o con metastasi ai linfonodi della stessa zona.
Stadio IV: con la presenza di metastasi anche a distanza dalla zona delle ovaie (fegato, polmoni).
Una buona o una cattiva prognosi dipendono dallo stadio del tumore al momento della diagnosi che deve essere il più tempestiva possibile.
Se la malattia viene diagnosticata in stadio iniziale, cioè in pazienti con un tumore in stadio IA o IB, limitato cioè alle ovaie e con assenza di ascite e capsula intatta, la possibilità di sopravvivenza a 5 anni è di circa il 90%.
Se la malattia viene diagnosticata in pazienti con tumore in stadio IC, cioè con rottura della capsula, la possibilità di sopravvivenza a 5 anni scende al 75-80%.
Se la malattia viene diagnosticata in stadi avanzati la prognosi dipende dal tipo di tessuto intaccato, dai livelli di marker tumorali e da quanta massa tumorale è stata asportata chirurgicamente. Si calcola comunque che per tumore diagnosticato in stadio III la sopravvivenza a 5 anni sia pari al 45% e per una diagnosi in stadio IV la possibilità di sopravvivenza a 5 anni sia del 25%.

TERAPIA
Trattamento chirurgico
La chirurgia rappresenta uno step centrale del trattamento del tumore ovarico. Essa è utilizzata per porre la diagnosi della malattia e per la stadiazione del tumore ovarico, oltre che per rimuoverlo più radicalmente possibile. Nelle pazienti con malattia in stadio avanzato, la chirurgia, oltre a valutare l’estensione della malattia, è finalizzata all’asportazione di tutto il tumore visibile (chirurgia citoriduttiva o di debulking). Se la malattia viene asportata radicalmente il guadagno in termini di sopravvivenza per la paziente arriva a 40 mesi rispetto a pazienti in cui l’intervento chirurgico non ha asportato completamente la malattia.
Anche nelle pazienti con malattia allo stadio iniziale, la chirurgia svolge un ruolo fondamentale. Permette infatti una corretta stadiazione al fine di impostare un adeguato management post-operatorio. Inoltre, in mani esperte, l’approccio chirurgico può essere “modulato” in funzione della diffusione di malattia, dell’età della paziente e del suo desiderio riproduttivo.
Trattamento farmacologico 
La chemioterapia di prima e seconda linea rimane, dopo la chirurgia, il trattamento cardine per il trattamento del carcinoma ovarico e si avvale di un trattamento farmacologico standard a base di paclitaxel e carboplatino, a tutt’oggi la combinazione terapeutica di riferimento.
Ma negli ultimi anni, per lo più in associazione alla chemioterapia, si sono affermate nuove terapie dette “a bersaglio molecolare”. Si tratta di farmaci rivolti verso un bersaglio specifico identificato come particolarmente importante nella genesi o nella progressione di una determinata neoplasia. Come per molte forme di cancro, anche per il tumore ovarico un bersaglio molto importante è rappresentato dall’angiogenesi, ovvero dalla crescita dei vasi sanguigni creati dal tumore per rifornirsi delle sostanze nutritive e dell’ossigeno di cui ha bisogno per crescere e diffondersi. 
La terapia anti-angiogenica aggredisce la malattia arrestando appunto il processo di sviluppo dei vasi sanguigni di cui il tumore ha bisogno per proliferare e diffondersi in altre regioni del corpo. L’uso del trattamento anti-angiogenico nel tumore ovarico offre quindi una nuova importante opportunità. 
Capostipite di questa classe di farmaci è il bevacizumab, un anticorpo monoclonale che lega e blocca in modo specifico la proteina VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare) che ha un ruolo chiave nell’angiogenesi. 
Bevacizumab è stato il primo farmaco biologico approvato in Europa ed è il primo inibitore dell’angiogenesi per il trattamento delle donne colpite da tumore ovarico in stadio avanzato non pretrattate che è in grado di ritardare le recidive e prolungare la sopravvivenza senza progressione di malattia. Bevacizumab è disponibile e rimborsabile in tutta Italia. 
Un’altra classe di farmaci che si affaccerà presto nel trattamento delle pazienti con carcinoma ovarico che presenta la mutazione di BRCA, è rappresentata dai PARP-inibitori.

Trattamento psicologico 
Trattamento non significa solo intervento chirurgico e chemioterapico ma anche altri tipi di supporto sia fisico che psicologico a seconda delle esigenze del paziente: da un supporto psicologico individuale a gruppi psico-educazionali per arrivare alla psicoterapia di gruppo e a un supporto alle coppie. Vivere una dimensione di gruppo aiuta psicologicamente ad eliminare il senso di solitudine e di esclusione che spesso nasce già al momento della diagnosi di tumore e rivitalizza fisicamente grazie a sedute dedicate a tecniche di rilassamento muscolare e tecniche di respirazione. 

L’IMPORTANZA DEL CENTRO DI CURA SPECIALISTICO
In tempi più recenti medici e ricercatori hanno condiviso la convinzione che l'eterogeneità dei tumori ovarici ne fa una malattia molto complessa che ha un diverso andamento clinico e una diversa risposta alla terapia nelle diverse pazienti. Pertanto il tumore ovarico richiede sempre più trattamenti personalizzati (targeted therapies) che solo i centri di cura specializzati sono in grado di fornire. 
In questi centri si lavora sia per individuare nuove modalità di trattamento (come ad esempio le terapie personalizzate per le pazienti con tumore ovarico derivante da mutazione dei geni BRCA) sia per identificare l’esatto profilo genetico delle pazienti che ha un impatto importante sulla scelta del tipo di terapia.
In fase di cura è quindi importante rivolgersi, sin dall’inizio, a questi centri che sono dotati di tutta una serie di requisiti sia a livello chirurgico che di terapia medica che di supporto fisico e psicologico.

Per aiutare nella scelta del centro specialistico la Società Europea di Oncologia ha identificato la seguente serie di criteri guida:

1) disponibilità nello stesso ospedale di:
laboratorio di Ematologia;
Radiologia;
Ambulatori;
Anestesiologia;
Terapia intensiva;
Endoscopia;  
Criopatologia;
Citologia;
Radioterapia;
Oncologia Medica;
ufficio raccolta dati;
Psico-oncologia;
Medicina Nucleare;
Chirurgia Plastica e Ricostruttiva;
Chirurgia Vascolare;
cura della Stomia;
trattamento di Linfoedema;
cure palliative.

2) collaborazioni regolari di:
due oncologi ginecologi;
specialista di Radioterapia;
oncologo clinico;
specialista di Chemioterapia (oncologo ginecologo o oncologo medico);
radiologo; 
istopatologo;
specialista in Infermeria clinica.

(Comunicato Stampa a cura di Pro Format Comunicazione)

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