Un ritorno eccellente. Giuseppe Querques, foggiano DOC, docente, ricercatore e medico
di Nico Baratta
Molti “fuggono” all’estero per lavorare, per far ricerca, per esprimere le loro potenzialità conferendole azioni e scoperte. C’è anche chi sceglie di non “fuggire” e chi di rinunciare a carriere favolose, pur di rimanere in patria, ma accontentandosi di un posticino da medico generico, o al massimo da specialista di unità operativa. Non è il caso di un brillante medico foggiano. «Lascio la cattedra in Francia e torno in Italia. Anche qui posso fare buona ricerca». Con quest’affermazione, il Prof. Dott. Giuseppe Querques, 40 anni a giugno, oculista esperto in malattie della retina, professore all’Università di Parigi Est Creteil (Upec) dal 2009, ha deciso di ritornare in patria. Un cervello che è fuggito ma che è ritornato. Controcorrente a tanti suoi colleghi, il dott. Querques sfida la sorte e, quasi a scavezzacollo (ben ponderato) decide di riprovarci in Italia. La preparazione è eccellente, come la sede che a breve diverrà il suo nuovo avamposto per chi vorrà rivedere la luce, o vederla meglio. Per dirla tutta il medico era già di casa presso la struttura cui a breve godrà dei suoi preziosi servigi. Era consulente.
Il Prof. Dott. Giuseppe Querques, 39 anni, è un oculista esperto in malattie della retina. Ma la notizia che a tutti noi del Mezzogiorno d’Italia fa più piacere, ed eco nell’ambito scientifico, è quella che è un foggiano doc, laureato presso l’Università degli Studi di Foggia nel 2005, conseguendo un dottorato di ricerca nel 2008. Meglio di così per una città che ha bisogno di eccellenze credo che non ci sia. Un fiore all’occhiello cui tutti noi dovremmo andar fieri. C’è da porre in evidenza che Querques durante gli studi universitari fu “Research fellow” al Retina Associates nel New Jersey, tra i più prestigiosi studi medici riservati alla diagnosi e al trattamento di malattie vitreoretinali, e alla clinica oculistica dell’università Creteil di Parigi Est, centro di riferimento mondiale per la maculopatia, e in quella dell’Università di Berna, in Svizzera. Un bel palmares.
In una sua recente intervista rilasciata a Il fatto Quotidiano, Querques disse: «So di essere un caso raro, ma noi italiani pensiamo spesso che gli stranieri siano sempre meglio di noi. Mi hanno chiesto di tornare in Italia e ho accettato». Il medico lo ha fatto “agguantando al volo” un’offerta fatta dall’ospedale Raffaele di Milano., abbandonando, così, quel ruolo da professore parigino che gli ha aperto nuovi orizzonti e tanta fama.
Giuseppe (mi permetto il “Tu” per la cittadinanza e i natali che ci uniscono, e mi scuso anzitempo con lui) si sente fortunato, un privilegiato poiché moti scappano dall’Italia e per ritornarci devono sudare oltre sette camice. Per lui, invece, è stato meno sofferto il ritorno, pur tuttavia sapendo che la sua specializzazione è frutto di sacrifici, ricerche, e soprattutto ore e ore assidue di studio. «Tanti colleghi in gamba che sono scappati all’estero per fare carriera mi dicono che vorrebbero rientrare ma non trovano un posto. Io sono un caso raro, lo so. Il nostro Paese investe sulla formazione dei cervelli che poi sono costretti a emigrare, questo è un peccato» ha replicato quando gli è stato chiesto se per lui è stata la scelta migliore. Una scelta a fronte, anche, delle certezze che il San Raffaele gli ha confermato. Il tutto dopo richieste dei dirigenti della struttura milanese. Difatti il dott. Querques nel 2013 riceve una telefonata da un primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano che aveva conosciuto nei convegni in giro per il mondo. «Perché stai in Francia? –gli chiese il primario-. Sei forte, vieni da noi». mi disse. Insomma, quei convegni hanno portato bene al nostro concittadino, in quanto quel primario aveva sentito parlare bene del professore foggiano, medico oculista, specializzato in malattie della retina.
Durante la sua attività parigina, il Prof. Dott. Giuseppe Querques si è specializzato, ancor di più, in malattie della retina non trattate chirurgicamente, come la degenerazione maculare legata all’età, le patologie vascolari retiniche, le distrofie ereditarie maculari e retiniche. Vanta più di 200 pubblicazioni scientifiche pubblicate sulle migliori riviste di oftalmologia a livello internazionale, come Ophthalmology, The American Journal of Ophthalmology, The British Journal of Ophthalmology, Retina. Il merito di queste pubblicazioni è quello di aver individuato i segni di alcune forme di maculopatia prima della comparsa dei sintomi veri e propri nei pazienti.
Per la cronaca, tanto per far comprendere la grandezza della persona e il prestigio di chi lo ha avuto dapprima come studente, poi come docente, Querques nel 2009 vince il concorso per professore associato all’università parigina e solo dopo cinque anni ottiene una cattedra da professore ordinario. Quando gli è stato chiesto come mai quella cattedra gli è stata assegnata solo dopo cinque anni, Giuseppe ha sorriso con uno sguardo incredulo, perso nei ricordi ma ben focalizzato sulla valenza degli studi che aveva affrontato e sull’organizzazione universitaria francese, molto ben diversa, snella e meritocratica di quella italiana (qui in Italia tra lobby, caste, parentucoli, è quasi impossibile ottenerla – ndr.). «In Italia te la sogni alla mia età –riferendosi alla cattedra, ha affermato Querques-. Devi essere un primario e avere almeno 50 anni. In Francia è diverso. I professori vanno in pensione a 65 anni e c’è spazio per quelli più giovani».
Coniugato con un’oculista italiana, il Prof. Dott. Giuseppe Querques, è realista sul futuro italiano. «Ho ripetuto il concorso per professore associato, l’ho passato e sto aspettando il nulla osta dal Ministero dell’Istruzione-ha detto il medico oculista-. Se qualcosa andrà male, mia moglie e io molleremo ancora l’Italia. Per quanto mi riguarda finora non ho visto clientelismi, solo meritocrazia. La mia idea quando sono partito, e non lo dico tanto per dire, era assimilare il più possibile per poi metterlo in pratica qui, in Italia. Nel mio piccolo voglio dare un contributo all’Italia. A me cambia poco se non ho più una cattedra. L’importante –conclude Querques- è fare quello che mi piace. Al San Raffaele posso fare ricerca clinica allo stesso livello di Parigi». Tuttavia, pur avendo un buon punto di partenza, Querques sa bene che dovrà lavorare non solo come medico, ma come uomo giacché è ben cosciente di essere in Italia quel paese dove la meritocrazia non è una dote primeggiante «Posso fare cose grandi, e so di non essere obbligato a cambiare nazione per avere successo. Il punto è che gli italiani finché non toccano il fondo, non tirano fuori tutta la forza che hanno. La nostra marcia in più è il dinamismo, la creatività e la passione che mettiamo in tutto. Spesso, però, ce lo scordiamo e pensiamo che gli stranieri siano sempre meglio di noi», la chiosa con retrogusto amaro di Giuseppe.
Ad Maiora!
[foto by Il fatto Quotidiano]
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