Caso Moro: "Arrivò da un commissariato la lista segreta del 29 maggio 1979". Lo afferma la BR Adriana Faranda.
di Nico Baratta
Il 29 maggio 1979 si parlò tanto di una lista segreta contenente molti nomi di brigatisti. Ne erano elencati più di 90, tra cui spiccavano due nomi, quello di Faranda Adriana e Morucci Valerio.
Oggi l'ANSA riporta alcuni particolari, che riportiamo di seguito, e che sono alcuni stralci dell'audizione che la Faranda ha rilasciato alla Commissione parlamentare sul Caso Moro.
Comunicato ANSA ROMA, 11 LUG 2017
Nessuna lista segreta o suscettibile di letture diverse: quella trovata a viale Giulio Cesare il 29 maggio del 1979 e che conteneva i nomi di oltre 90 Br con anche il nome di battaglia non era una schedatura che Adriana FARANDA e Valerio Morucci avevano realizzato dopo la rottura con le Br e la loro fuoriuscita traumatica dopo una sorta di "confino" in una base della organizzazione in Umbria. Il chiarimento, dopo che la questione era stata posta, senza una risposta adeguata a Valerio Morucci alcune settimane fa, è arrivato oggi durante la prima tranche della audizione di Adriana FARANDA, una delle poche ex Br che ha accettato di rispondere alle domande della Commissione Moro. "Era un elenco che era arrivato a me da qualcuno e che mi si disse provenire da un commissariato da cui era stato sottratto. Serviva a capire cosa la polizia sapesse della struttura per avvertire eventualmente dei rischi che stavano correndo i compagni che erano stati individuati". La questione non ha tuttavia convinto oltremodo il Presidente della Commissione Moro, Giuseppe Fioroni, che ha fatto notare che è inconsueta un elenco con anche i nomi di copertura in un semplice commissariato di polizia poco dopo l'uccisione di Aldo Moro quando ancora delle Br, della sua struttura, articolazione e composizione non si sapeva moltissimo". Per il resto Adriana FARANDA ha riproposto la linea ben conosciuta di un omicidio arrivato perché' la Br non credevano più a nessuna possibile svolta che concedesse loro, implicitamente o ancor meglio, esplicitamente, un riconoscimento." Fino all'ultimo si è sperato che lo stesso Moro potesse spostare, spaccare il fronte della fermezza. Noi non eravamo dei gran politici ma dei ragazzi, mediamente intelligenti, e un po' sprovveduti che hanno fatto una cosa di cui non avevano valutato in pieno la valenza e le conseguenze. Il segnale decisivo che fece propendere per la scelta di procedere nella uccisione, già decisa con il nono comunicato delle Br il 5 maggio, fu la "deludente" dichiarazione di Bartolomei che doveva spianare la strada alla apertura di Fanfani alla direzione Dc del 9 di maggio. Dipendevano da quelle parole la possibilità di liberare Moro. E non bastarono". Una novità è stata la notizia che il "via libera", oltre che da tutti i componenti regolari e irregolari delle Br, arrivò anche dai "compagni in carcere. A noi fecero sapere che si doveva andare avanti tranquilli. 'Fate quello che dovete fare, noi, in carcere, ce la caveremo".
Comunque, per chi volesse approfondire l’attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro può visitare il web site www.gerograssi.it, troverà documenti interessanti e inediti.
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