martedì 10 febbraio 2015

Orsara, il Sacro Cuore non smette di ricordare

E’ un bilancio più che positivo quello della “Giornata della Memoria” che ha impegnato gli studenti della Scuola ”Sacro Cuore”, primaria e secondaria di 1°grado, di Orsara di Puglia. Un impegno che si è sviluppato lungo tutto l’arco del mese di gennaio fino alla manifestazione del 27 gennaio. Non una sola giornata, ma tante iniziative volte a comprendere la tragedia e i significati dell’Olocausto. Alla celebrazione sono intervenuti l’assessore comunale Manlio Anzivino, le classi dirette dalle docenti Bruna Bruno, Maria Corvino e Maria Stranieri. “E’ sempre importate ricordare”, hanno spiegato le docenti ai loro alunni. Gli studenti, dopo aver studiato e affrontato l’argomento della Shoah, hanno preparato cartelloni e slide con cui hanno illustrato importanti momenti della deportazionedegli ebrei e della vita nei lager”. Ragazze e ragazzi hanno recitato poesie, raccontato le testimonianze dei sopravvissuti, interpretando canti ed esprimendo riflessioni personali sull’attualità. Considerando gli ultimi attentati avvenuti in Francia, i ragazzi hanno maturato una riflessione su quanto accaduto 70 anni fa anche alla luce dei nuovi fenomeni di intolleranza e antisemitismo che continuano purtroppo a causare morte e distruzione. La docente Maria Stranieri è intervenuta raccontando le vicende di suo padre, Rocco Stranieri (classe 1921), reduce della seconda guerra mondiale. Egli fu preso prigioniero dai tedeschi sulle montagne del Montenegro (ex Jugoslavia) e deportato in Germania nel campo di concentramento di Essen, dove rimase per più di due anni. Rocco Stranieri, fin quando è vissuto, ha sempre partecipato alla “Giornata della Memoria” organizzata dal “Sacro Cuore” per raccontare ai ragazzi come si svolgeva la vita nei campi di concentramento e rispondere alle loro domande. Ripeteva sempre che “tutto ciò che si vede nei film, nei documentari televisivi o è riportato sui libri e giornali riguardo la Shoah è successo davvero, l’ho vissuto in prima persona. Insieme ad altri prigionieri stavo in una delle tante baracche di legno, indossavo la divisa a righe e ho subito le stesse repressioni e maltrattamenti degli ebrei. Però, poiché ero un prigioniero di guerra italiano, i tedeschi non potevano mandarmi nelle camere a gas e nei forni crematori. Molti miei compagni sono morti di stenti e di fame, io sono sopravvissuto per miracolo ma, al momento della liberazione pesavo solo 35 chili e, a stento, mi reggevo in piedi. Spero che tutto questo non succeda mai più”. L’assessore Anzivino e il viceparroco Don Stefano sono intervenuti dicendo che gli educatori devono aiutare le nuove generazioni a recidere le radici del pregiudizio, dell’intolleranza, e a coltivare semi di pace.

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