Pino è nell’eternità

[foto by ©famigliaMango]

di Nico Baratta

Ha sconvolto tutti, fans e appassionati di musica, la dipartita di Pino Daniele. Lui con la sua arte, la sua umanità, il suo meridionalismo scolpito per l’eternità nelle poetiche melodie che non sono solo parole e note, bensì attimi di vita raccontati da uno come noi, ha saputo tradurre e declinare il quotidiano nel linguaggio universale più amato: la musica.

Un mese fa Pino Mango ci ha lasciati. Ora un altro Pino ci ha lasciati, entrambi per diventare eterni. E con loro la calda melodia di un Sud colorata dalle bellezze naturali di una terra spesso amara ma generosa nella sua nobile povertà.

Nella foto li vediamo insieme. Erano giovanissimi, anni dove la musica italiana, grazie anche a due geni come loro, si arricchiva delle sonorità di altri generi. I familiari di Mango hanno voluto condividere questa foto con l’umanità, conservata gelosamente nel loro album personale. L’umanità ringrazia. 

Due vite recise da un comune problema, il cuore. Un segno? No, è la vita!

Pino Daniele, una voce sottile ma tanto grande, quanto la sua forza umana, la sua potenza artistica, la sua calda e vellutata poesia musicale. Un cuore grande ma fragile, come l’eterno amico Massimo Troisi, come l’altro amico Pino Mango. 

Raccontarlo non è facile e sarebbe un’impresa ardua e lunga. Riassumere anni di vita abbracciando le sue melodie, pure. Ma una testimonianza tengo a porre in evidenza, quella di un suo fan. Umberto Sonnessa, mio amico e collega, lucano doc, era e rimarrà un fedelissimo di Pino Daniele. Con lui ha mosso i primi passi musicali abbracciando una chitarra, muovendo le dita per dar vita a quegli accordi  che oggi sono scuola per tanti. Eccola.

«L'ho amato da quando ho iniziato a suonare la chitarra, ancora prima che arrivasse al grande pubblico.... Per chi approccia la chitarra, i pezzi come: “Quanno chiove”, “Notte che se ne va”, “Je so’ pazzo”,  erano canzoni relativamente semplici ma di grande effetto. Pezzi che avevano un pubblico ricco di ragazzi e ragazze, addossato magari davanti ad un falò sulla spiaggia. Con gli anni, poi, ho imparato ad amare la sua musica, a scoprire il significato profondo che nascondono le sue canzoni. 

Man mano che diventavo più bravo a suonare la chitarra, ho capito la sua tecnica che non ha niente da invidiare ai grandi chitarristi di fama mondiale. Veder suonare Pino con Eric Clapton, Pat Metheny e tanti altri, mi ha dato conferma che si trattava di un "grande". Ho saputo della brutta notizia attraverso il web. Dapprima non volevo crederci, pensavo all’ennesima bufala, anche perché lo avevamo tutti visto in TV suonare e cantare splendidamente la notte di San Silvestro. Ma poi il cuore mi è arrivato in gola, quando le agenzie confermavano che Pino è……scusa… 

Nico, tu mi chiedi di riassumere trent’anni di emozioni provate per ogni volta che suonavo o ascoltavo una canzone di Pino. Non ci riesco! 

Forse, dopo aver letto tutte le dichiarazioni scritte nel web, posso aggiungere solo questo: Pino aveva in sé la forza di raggiungere il cuore dell'artista che c'è in ognuno di noi. I poeti lo fanno con le parole, lui a causa la sua timidezza (se hai notato nelle interviste era sempre impacciato, smanettava sulla chitarra, volgeva lo sguardo da altre parti...) non sapeva esprimere con le parole, ma solo con la musica, le grandi emozioni che abbiamo dentro. Oggi mi piace pensare che il Padre Eterno stia organizzando Un grande concerto per il Paradiso. Aveva bisogno di loro Pino Mango e Pino Daniele. Sarà bellissimo».

La testimonianza di Umberto è genuina, preziosa, dettata dal cuore e dalla mente, densa di emozioni che solo chi lo ha amato artisticamente e umanamente sa esprimere. Umberto, grazie.

Ciao Pinuzzo, Italian bluesman, “back home …in viaggio per casa” il tuo ultimo saluto terreno. In viaggio, ora, verso l’eternità.

Ad Maiora!