Crisi economica e giovani, cresce il numero degli scoraggiati
La crisi economica e sociale che l'Italia sta attraversando sta azzerando le prospettive dei giovani che devono entrare nel mondo del lavoro e proietta un cono d’ombra sulle scelte di vita dei loro fratelli minori.
La recessione sta infatti cambiando la società nel profondo, colpendo le istituzioni che dovrebbero assicurare crescita, formazione e promozione sociale. Un’indagine qualitativa realizzata da Isfol su un campione di giovani che hanno abbandonato la scuola (un fenomeno che in Italia riguarda circa 800 mila dispersi tra 18 e 24 anni) mostra come l’area della rinuncia si stia progressivamente allargando anche a ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche, sempre più attratti dai modelli mediatici del successo facile.
Questo tipo di scelta è legata spesso al fatto di constatare che possedere un titolo di studio ormai non serve più a molto. Questa tendenza è purtroppo confermata dagli ultimi dati riguardanti la disoccupazione giovanile in base al grado di istruzione conseguito da chi si mette in cerca di un lavoro. Chi ha terminato con successo l’università, infatti, resta senza lavoro nel 39,3% dei casi, un’incidenza più alta non tanto della media europea (ferma al 17,2%) ma perfino di quella rilevata tra i giovani diplomati (33,6%), e di appena un punto inferiore al tasso di disoccupazione di chi ha ottenuto solo la licenza media (40,4%). Per non parlare dei circa 286 mila giovani diplomati sotto i 25 anni che hanno rinunciato in partenza a cercare un lavoro.
La tendenza che si diffonde sempre più è dunque quella di rinunciare a priori, ma come ci ha ricordato Gianna Fratta, la giovane direttrice di orchestra, incontrata nel corso della presentazione dell'Atlante dell'Infanzia (a rischio), non si deve perdere la speranza.
Anche se l'Italia sembra non offrire al momento molte possibilità, bisogna sempre provarci seriamente, studiare per diventare l'eccelenza, "perché quando sarà il momento, il paese avrà sempre bisogno dell'eccelenza".
Save the Children Italia
La recessione sta infatti cambiando la società nel profondo, colpendo le istituzioni che dovrebbero assicurare crescita, formazione e promozione sociale. Un’indagine qualitativa realizzata da Isfol su un campione di giovani che hanno abbandonato la scuola (un fenomeno che in Italia riguarda circa 800 mila dispersi tra 18 e 24 anni) mostra come l’area della rinuncia si stia progressivamente allargando anche a ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche, sempre più attratti dai modelli mediatici del successo facile.
Questo tipo di scelta è legata spesso al fatto di constatare che possedere un titolo di studio ormai non serve più a molto. Questa tendenza è purtroppo confermata dagli ultimi dati riguardanti la disoccupazione giovanile in base al grado di istruzione conseguito da chi si mette in cerca di un lavoro. Chi ha terminato con successo l’università, infatti, resta senza lavoro nel 39,3% dei casi, un’incidenza più alta non tanto della media europea (ferma al 17,2%) ma perfino di quella rilevata tra i giovani diplomati (33,6%), e di appena un punto inferiore al tasso di disoccupazione di chi ha ottenuto solo la licenza media (40,4%). Per non parlare dei circa 286 mila giovani diplomati sotto i 25 anni che hanno rinunciato in partenza a cercare un lavoro.
La tendenza che si diffonde sempre più è dunque quella di rinunciare a priori, ma come ci ha ricordato Gianna Fratta, la giovane direttrice di orchestra, incontrata nel corso della presentazione dell'Atlante dell'Infanzia (a rischio), non si deve perdere la speranza.
Anche se l'Italia sembra non offrire al momento molte possibilità, bisogna sempre provarci seriamente, studiare per diventare l'eccelenza, "perché quando sarà il momento, il paese avrà sempre bisogno dell'eccelenza".
Save the Children Italia
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