Foggia, “Operazione Dèjà Vu”. 13 arresti di pubblici ufficiali. Implicato un tecnico della S.P.E.S.A.L.
L’indagine in rassegna, denominata “DÉJÀ VU”, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha preso spunto da autonomo contesto investigativo sviluppato dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Foggia.
In particolare, nel mese di aprile dello scorso anno le Fiamme Gialle daune hanno tratto in arresto, in flagranza del reato di “Induzione indebita a dare o promettere utilità” l’ing. Giorgio Amatucci.
Secondo le risultanze investigative acquisite in tale operazione, Giorgio Amatucci, nominato dalla Procura della Repubblica di Foggia consulente tecnico ed incaricato in tale veste di chiarire le cause del decesso di Alessandro Lattuchelli, avvenuto ad Apricena (FG), in data 27/01/2016, ha indotto Domenico Ciccimarra, consulente tecnico di alcuni indagati coinvolti nel predetto infortunio mortale sul lavoro, a corrispondergli la somma di €. 10.000 quale corrispettivo per l’elaborazione di una consulenza di segno favorevole ai predetti indagati.
Con sentenza nr. 1511 emessa dal G.U.P. presso il Tribunale di Foggia in data 6 luglio 2016, ai sensi dell’art. 444 c.c.p., l’Amatucci è stato condannato alla pena di anni 1 di reclusione, pena sospesa.
In un’ottica investigativa più ampia ha quindi formato oggetto di interesse appurare in quali circostanze e per quali motivazioni si era addivenuti alla nomina dell’Amatucci, professionista residente ed attivo ad Ascoli Piceno, quale consulente tecnico per l’accertamento della cause del decesso del Lattuchelli.
Proprio in tale ambito si è avuto modo di apprendere che la figura dell’Amatucci era stata segnalata alla Procura della Repubblica di Foggia dal tecnico della prevenzione oggi posto agli arresti domiciliari, in servizio - quale coordinatore - presso il Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti Lavoro (S.P.E.SA.L.) ASL Foggia.
Sulla base di tali presupposti investigativi, il dipendente Nucleo pt, a partire dal maggio 2016 ha intrapreso delicate e complesse indagini, anche di natura tecnica, delegate dalla locale Procura della Repubblica, inerenti principalmente le attività ispettive svolte dal tecnico della prevenzione e coordinatore dello S.P.E.S.A.L. interessato dalle odierne indagini.
Le investigazioni, nel loro complesso, hanno evidenziato come il funzionario pubblico abbia “deviato” alcune attività ispettive di propria competenza (finalizzate a verificare il rispetto della normativa sulla sicurezza e del lavoro anche in relazione ad infortuni “mortali”) nella prospettiva di arrecare indebiti vantaggi, anche di natura patrimoniale, ai soggetti ispezionati.
Gli esiti distorti delle predette attività ispettive hanno peraltro “fuorviato” la locale Procura della Repubblica nelle valutazioni e determinazioni di diretta competenza.
Nell’esercizio delle proprie prerogative ispettive il tecnico della sicurezza si è altresì reso responsabile del reato di “rivelazione ed utilizzazione del segreto di ufficio” con riferimento ad attività di controllo eseguite dallo S.P.E.S.A.L. di Foggia nei confronti di alcune attività economiche attive in seno al centro commerciale “Grandapulia”, corrente in località Incoronata (FG), perfezionando nella circostanza, unitamente a due ispettori S.P.E.S.AL. alle sue dipendenze, una serie di verbali delle operazioni compiute ideologicamente falsi.
In via incidentale, le indagini hanno altresì consentito di acquisire contezza della formazione di atti ideologicamente falsi che, su delega della locale A.G., il tecnico della prevenzione indagato ha formato di concerto con ispettore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ASL di Foggia e con militare della Guardia di Finanza con riguardo all’esecuzione delle operazioni di bonifica di un sito contaminato da amianto.
Infine, sono state “enucleate” vicende di rilievo penale attinenti il rilascio indebito di “certificati di abilitazione” (cosiddetto patentino) per l’acquisto, il trasporto e l’uso di prodotti fitosanitari.
In tale ambito, il richiamato tecnico della prevenzione ha svolto la funzione di “commissario di esame” (in attuazione di provvedimenti di legge) rendendosi responsabile unitamente agli altri componenti della commissione del “rilascio di certificati di abilitazione” per prove di esame in realtà mai sostenute.
I successivi approfondimenti investigativi hanno evidenziato come l’attività di docenza “prodromica” alle suddette prove di esame non sia stata parimenti compiuta, ciò implicando anche la responsabilità penale di professionisti (nell’esercizio di funzioni disciplinate per legge e quindi pubblici ufficiali) incaricati dello svolgimento di tale attività di insegnamento.
All’esito delle attività d’indagine svolte nel periodo aprile-dicembre 2016, nel febbraio c.a. il dipendente Nucleo pt ha segnalato alla A.G. interessata la penale responsabilità di 15 soggetti, 13 dei quali pubblici ufficiali.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Foggia, in accoglimento delle proposte avanzate dalla locale Procura della Repubblica, ha disposto l’esecuzione di 13 misure cautelari nei termini che seguono
“arresti domiciliari” nei confronti del tecnico della prevenzione in servizio presso lo S.P.E.S.A.L. di Foggia, nel ruolo di coordinatore, per i reati di falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio;
“obbligo di dimora” nei confronti di 12 pubblici ufficiali (4 in servizio presso S.P.E.S.A.L. Foggia, 1 in servizio presso Regione Puglia - Servizio Provinciale Agricoltura Foggia – 1 in servizio presso A.S.L. Foggia – Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione, 1 in servizio presso A.S.L. Foggia, coordinatore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, 3 professionisti “formatori” per il rilascio del “patentino” per l’uso di prodotti fitosanitari, oltre a militare del Corpo e ad imprenditore attivo nel settore della formazione) per i reati di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” (articolo 479 c.p.), abuso d’ufficio (articolo 323 c.p.) e “rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio (articolo 326 c.p.).
E’ al vaglio della competente A.G., all’esito degli interrogatori previsti per legge, l’applicazione di misure interdittive della “sospensione dai pubblici uffici” (come proposto dal P.M) nei confronti dei 9 pubblici dipendenti interessati dalle misure cautelari personali.
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