martedì 29 dicembre 2015

Futuro dell'INPGI: note di Franco Abruzzo e Enzo Chiodini

A TUTTI I GIORNALISTI INTERESSATI AL FUTURO DELL’INPGI. Il dlgs 509/1994 di privatizzazione delle Casse impone che la riserva a fronte delle pensioni erogate ogni anno non possa scendere al di sotto delle cinque annualità (per l'Inpgi 2,5 mld circa). Parametro infranto da tempo, malgrado le grida di dolore della Corte dei Conti. La legge impone anche precisi obblighi ai Ministri vigilanti (Economia e Lavoro) di immediato intervento (con la nomina di un "Commissario straordinario") qualora questo vincolo non sia rispettato. E non lo è, da anni. Non si può ritenere congruo il riferimento alle riserve del 1994 (mai adeguate come la legge 449/1997 impone). FRANCO ABRUZZO ed EZIO CHIODINI (presidente e vicepresidente di Unpit) propongono di agire sul terreno legale contro i due Ministri. Che ne pensate? Un gruppo di giornalisti è già deciso a procedere ma vorremmo sentire anche il parere di molti altri prima di incaricare uno o più avvocati di studiare la questione e di definire le più opportune mosse giuridiche/giudiziarie da intraprendere in tempi stretti. 

Come tutti sappiamo l’Inpgi, il nostro istituto di previdenza, nato per gestire e pagare le nostro pensioni attuali e future, è in difficoltà. A parere di molti, in grosse difficoltà economico-finanziare. Alcuni dati lo dimostrano. E si possono rintracciare malgrado la cortina fumogena che, da anni, avvolge la gestione del nostro istituto. Basta, per esempio, consultare le relazioni della Corte dei Conti ai bilanci annuali. Si scopre, per esempio, che a fine 2014 l’Inpgi aveva riserve per coprire solo 4,03 anni di pensioni in essere. Nel 2007 queste annualità erano 4,87. Nel 2010, 4,62 annualità e già allora la Corte dei Conti, organo di vigilanza,  lanciò un pesante allarme. A fine 2015 quante saranno le annualità di copertura? Non si sa, perché il bilancio di assestamento, di recente varato, non è pubblicato sul sito e forse non  contiene neppure questa informazione. Che sarà certamente pubblicata sul bilancio consuntivo 2015, reso pubblico non prima dell’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione. Comunque non ci vuole molto per capire che le annualità “di riserva” scenderanno sotto quattro.

Forse anche parecchio sotto quattro annualità, perché il rapporto è fatto da un numeratore e da un denominatore. Al numeratore c’è il valore del patrimonio destinato a garanzia delle erogazioni pensionistiche. Si tratta di un valore stimato, non certo, anche perché costituito per lo più da immobili. E, come sappiamo, sul valore di questi c’è una cortina fumogena perché l’Inpgi si rifiuta di fornire documenti e perizie. Forse ci riuscirà la Magistratura a farseli dare, visto che il collega Nicola Borzi ha già presentato due esposti.  Al denominatore, invece, c’è un valore certo. Ossia l’ammontare annuo delle pensioni, destinato a crescere  non certo a calare.

Detto questo, è facile concludere che l’Inpgi è in gravi difficoltà, tali da mettere in discussione, forse, il regolare pagamento, nei prossimi anni, delle pensioni in essere. Per non parlare di quelle future. L’Inpgi, ufficialmente, non dà i dati. Però, la sua situazione economico-contabile, il suo stato di salute, potrebbe essere accertato d’imperio. Come? Con l’intervento dei ministeri vigilanti (Economia e Lavoro) perché, come sappiamo, l’Inpgi è una fondazione “sotto tutela” dei ministeri del Lavoro e dell’Economia nonché della Corte dei Conti e della Covip. I quali non possono non sapere, anche perché, per legge, hanno propri rappresentanti  sia nel Consiglio di amministrazione sia nel Collegio sindacale dell’istituto. Quindi debbono essere informati. O dovrebbero. E se non lo sono compiutamente è colpa loro. Di certo (esposti, petizioni, diffide, eccetera) da mesi non possono non sapere, al di là dei propri rappresentanti,  che l’Inpgi è in grosse difficoltà. Hanno fatto qualcosa per saperne di più? Sono intervenuti per fare chiarezza? A noi non risulta. Eppure loro, per legge, sono i nostri garanti. Garanti che, va detto con forza, sembra abbiano dimenticato che la legge (dlgs 509/1994) di privatizzazione delle Casse impone che la riserva a fronte delle pensioni erogate ogni anno non possa scendere al di sotto delle cinque annualità in essere (per l'Inpgi 2,5 mld circa). Parametro infranto da tempo, malgrado le grida  di dolore della Corte dei Conti. Non si può ritenere congruo il riferimento alle riserve del 1994 né l'Inpgi può mettere la testa sotto la sabbia evocando numeri irrealistici anche se giustificati dalla legge n. 449/1997 (articolo 59, comma 20). L'aspetto formale  è lontanissimo dalla realtà contabile del 2015. Far riferimento alle pensioni del 1994 fu un escamotage politico dell'epoca per  salvare l'Istituto dal commissariamento. Ma i ministri vigilanti hanno sul punto un obbligo stringente disatteso per anni. L’adeguamento della riserva tecnica è previsto dal comma 20 dell’articolo 59 della legge n. 449/1997: "Per  i medesimi enti le riserve tecniche di cui all'articolo 1, comma 4,  lettera c), del citato decreto legislativo n. 509 del 1994 sono  riferite agli importi delle cinque annualità di pensione in essere per  l'anno 1994. Detti importi sono adeguati, secondo misure e criteri da  determinarsi con decreto del ministro del Lavoro e della previdenza  sociale, di concerto con il ministro del Tesoro, del bilancio e della  programmazione economica, in occasione dei risultati che emergeranno dai bilanci tecnici di cui all'articolo 2, comma 2, del medesimo  decreto legislativo". La legge, comunque,   impone altri precisi vincoli di immediato intervento (con la nomina di un "Commissario straordinario" prevista dal comma 4 dell'articolo 2 del dlgs 509/1994)   qualora il parametro delle 5 annualità non sia rispettato. E non lo è, da anni.

Ecco perché abbiamo deciso di stanarli  giuridicamente i nostri “vigilanti”, poiché il loro comportamento, allo stato dei fatti, potrebbe configurare una “culpa in vigilando” a danno di tutti i giornalisti iscritti all’Inpgi i quali, ricordiamolo, sono obbligati a  versare i propri contributi all’inpgi, pur senza avere alcun potere di intervento e di conoscenza. Anche se per quanto riguarda quest’ultimo punto esiste una legge che vincola istituti come l’Inpgi a precisi doveri di trasparenza, come di recente imposto dal Tar di Milano per quanto riguarda l’Enpam: un  altro aspetto che i “vigilanti” debbono (dovrebbero) considerare e valutare. Che ne pensate? Un gruppo di giornalisti è già deciso a procedere ma vorremmo sentire anche il parere di molti altri prima di incaricare uno o più avvocati  a studiare la questione e a definire le più opportune mosse giuridiche/giudiziarie  da intraprendere in tempi stretti.

FRANCO ABRUZZO - PRESIDENTE UNPIT (www.unpit.it)
EZIO CHIODINI -VICEPRESIDENTE UNPIT (www.unpit.it)


TUTTI I NUMERI DELL'INPGI ESPOSTI NEL BILANCIO PREVENTIVO 2015 

"L’andamento della gestione previdenziale - che costituisce la componente che maggiormente risente degli effetti depressivi della crisi economica del settore - registra nel corso del 2014 entrate contributive correnti pari a circa 379 milioni di euro con un incremento del 2,20% (+ 8,14 milioni) rispetto al consuntivo 2013. Per quanto riguarda la contribuzione corrente IVS, questa sarà pari a circa 352 milioni di euro, con un incremento del 2,23% (+ 7,67 milioni) rispetto al 2013. Il ricavo totale assestato - comprensivo di tutte le voci del conto economico - per il 2014, della gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso ammonta a 402,92 milioni di euro. Rispetto agli importi inizialmente preventivati (426,25 milioni), l’assestamento quindi registra significative variazioni poiché il crescente e continuo ricorso a tutti gli strumenti a disposizione delle aziende per far fronte alla crisi del settore (prepensionamenti, cigs, contratti di solidarietà e incentivi all’esodo), ha comportato l’ennesima forte contrazione delle entrate contributive. Contrazione a cui si aggiunge l’aumento esponenziale della spesa pensionistica. I titolari di nuovi trattamenti di pensione, alla data del 1° ottobre 2014 ammontano a 223 unità, con un numero complessivo di pensionati in essere pari a 8.392 posizioni. La spesa per pensioni IVS è pari, quindi, a 444,70 milioni di euro, con un incremento del 2,23% rispetto al preventivato (+9,7 milioni). Il costo totale assestato - comprensivo di tutte le voci del conto economico - per il 2014, della gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso ammonta a 493,86 milioni di euro. I dati appena esposti portano nel 2014 l’indice di misurazione del rapporto tra il totale della spesa per prestazioni e le entrate contributive complessive nel 2014 a quota 122,57% rispetto al 112,42% del bilancio consuntivo 2013. Il rapporto invece tra le uscite per prestazioni Ivs correnti e le entrate contributive Ivs correnti, è pari a 126,3% rispetto al 123,7%".

I NUMERI DELLA CORTE DEI CONTI - A pagina 43 della Relazione della Corte dei Conti sul bilancio INPGI/1 per il 2014 si legge: "L'ammontare della riserva di garanzia IVS è risultato, nel 2014, sempre superiore a quello della riserva minima legale (5 annualità, ndr) prevista dalla legge 449/1997 e ha raggiunto nell'esercizio medesimo una consistenza pari a 11,99 annualità delle pensioni in essere al  31 dicembre 1994. Ben diverso valore, però, assume il medesimo indice  con riguardo  alle prestazioni correnti, attestandosi nel 2014, su 4,03 annualità dell'onere delle pensioni a fine esercizio medesimo con una ulteriore flessione dell'indice rispetto ai precedenti quattro anni (4,16 nel 2013; 4,23 nel 2012; 4,38 nel 2011; 4,62 nel 2010). 

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