mercoledì 26 novembre 2014

Confesercenti: la crisi delle vendite continua, brutto segnale per Natale

La crisi dei consumi, iniziata a fine 2011, non accenna ad arrestarsi. Anzi, il calo di vendite investe ormai tutte le forme distributive con l'eccezione dei discount. Per le piccole imprese del commercio, poi, è un vero tracollo: quello di settembre è il quinto calo consecutivo, e negli ultimi 33 mesi si sono registrate solo 2 variazioni positive su base mensile. Un crollo che fa sentire i suoi effetti sul tessuto imprenditoriale: nei primi 10 mesi di quest'anno hanno chiuso 135 imprese del commercio al giorno, per un saldo finale negativo di oltre 22 mila negozi. Così Confesercenti commenta i dati delle vendite di settembre diffusi dall'Istat.

"Si tratta di un brutto segnale per la stagione delle prossime feste - dice - ci aspettiamo, purtroppo, che anche i prossimi tre mesi siano negativi, e persino il Natale sarà stagnante o in calo. Gli italiani soffrono il crollo del reddito disponibile, ma anche l'aumento del fisco e delle cosiddette spese fisse, da quelle per l'abitazione e la salute alle bollette: dal 2001 al 2013 quasi raddoppiate quelle per acqua e condominio, +46% per energia elettrica. Aggravi che tolgono ulteriore spazio ai consumi. Basti pensare che nella top ten delle voci di spesa che hanno registrato i maggiori incrementi nel periodo 2001-2013 ci sono solamente due voci appartenenti al capitolo dei consumi commercializzati: birra e uova".

Secondo la confederazione "c`è bisogno di una terapia fiscale d`urto per rianimare il mercato interno. Una strategia choc contro la deflazione e la stagnazione, che preveda una sostanziale riduzione del carico fiscale che grava su consumi e famiglie e recuperi più risorse dai tagli della spesa pubblica.

Soprattutto, è indispensabile evitare i pesanti errori del recente passato, come la previsione di ulteriori aggravi per le bollette (energetiche, ma non solo) e il maxi-aumento dell`IVA previsto dalla clausola di salvaguardia, che peserebbero ancora sui consumi. Il caso giapponese faccia riflettere".

Fonte: APCOM

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