Le bambine e le donne sono il target più colpito dalla recessione
Secondo il nuovo report “Off the balance sheet: the impact of the economic crisis on girls and young women” di Plan e dell’Overseas Development Institute (ODI), le bambine e le donne sono coloro che soffrono maggiormente per la povertà in famiglia e sono penalizzate in tutti gli ambiti.
Il report, elaborato nel contesto della Campagna Internazionale Because I am a Girl e presentato dal CEO di Plan International, Nigel Chapman, durante il World Economic Forum a Davos, spiega che una caduta dell’1% del PIL di un Paese, aumenta la mortalità infantile delle bambine.
Secondo i dati delle principali università del mondo, della Banca Mondiale e dell’ONU, la crisi economica porta ad aumentare le discriminazioni di genere, fortemente radicate in molte società.
E il sesso femminile è discriminato ad ogni età: le donne sono le più sacrificate poiché lavorano più degli uomini e sono meno pagate, mentre le ragazzine sono costrette ad abbandonare i loro studi per aiutare la madre nelle faccende domestiche e accudire i fratellini.
Anche per quanto riguarda l’alimentazione sono le più penalizzate: la scarsa alimentazione, sia in quantità sia in qualità, è un fattore più comune tra le bambine che tra i maschi, mentre le donne si privano del cibo per sostenere le necessità alimentari della famiglia.“Il mondo sta fallendo” –sostiene Nigel Chapman –“nei confronti delle bambine e delle giovani donne; hanno bisogno di un supporto più mirato che va dai servizi sociali, alla creazione di posti di lavoro all’istruzione, per ribaltare l’andamento di questo trend e riempire questo inaccettabile e crescente squilibrio”.
Alcuni dati:
• Il calo dell’1% del PIL di un Paese aumenta il tasso di mortalità infantile soprattutto fra le bambine: 7,4 di queste muoiono su mille contro l’1,5 di bambini.
• Le bambine che lasciano la scuola in tempi di crisi rappresentano il 29% contro il 22% dei bambini.
• I tagli sulla sanità causano un elevato tasso di mortalità per parto.
www.plan-italia.org
Il report, elaborato nel contesto della Campagna Internazionale Because I am a Girl e presentato dal CEO di Plan International, Nigel Chapman, durante il World Economic Forum a Davos, spiega che una caduta dell’1% del PIL di un Paese, aumenta la mortalità infantile delle bambine.
Secondo i dati delle principali università del mondo, della Banca Mondiale e dell’ONU, la crisi economica porta ad aumentare le discriminazioni di genere, fortemente radicate in molte società.
E il sesso femminile è discriminato ad ogni età: le donne sono le più sacrificate poiché lavorano più degli uomini e sono meno pagate, mentre le ragazzine sono costrette ad abbandonare i loro studi per aiutare la madre nelle faccende domestiche e accudire i fratellini.
Anche per quanto riguarda l’alimentazione sono le più penalizzate: la scarsa alimentazione, sia in quantità sia in qualità, è un fattore più comune tra le bambine che tra i maschi, mentre le donne si privano del cibo per sostenere le necessità alimentari della famiglia.“Il mondo sta fallendo” –sostiene Nigel Chapman –“nei confronti delle bambine e delle giovani donne; hanno bisogno di un supporto più mirato che va dai servizi sociali, alla creazione di posti di lavoro all’istruzione, per ribaltare l’andamento di questo trend e riempire questo inaccettabile e crescente squilibrio”.
Alcuni dati:
• Il calo dell’1% del PIL di un Paese aumenta il tasso di mortalità infantile soprattutto fra le bambine: 7,4 di queste muoiono su mille contro l’1,5 di bambini.
• Le bambine che lasciano la scuola in tempi di crisi rappresentano il 29% contro il 22% dei bambini.
• I tagli sulla sanità causano un elevato tasso di mortalità per parto.
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