giovedì 20 dicembre 2012

Luglio 1923: un libro di documenti (falsi) è la novità editoriale di Natale

È pugliese il libro-novità del 2013. Si chiama Luglio 1923 - Un mese di indagini ed è un piccolo capolavoro di eleganza ad opera di Daniele Milazzo. Un mese di indagini in bianco e nero, dal primo al trentuno luglio 1923, raccontate soltanto attraverso articoli di giornali d'epoca, rapporti di Regi Carabinieri, lettere anonime e non. Sembra incredibile, ma in Luglio 1923 questi documenti inventati appaiono al lettore come veri: intestazioni, caratteri di stampa, timbri e firme rendono ogni pagina unica e diversa dalle altre: l'impaginazione è eccezionale e la scelta di Schena Editore di pubblicarlo su carta paglierina trasmette al lettore la sensazione di trovarsi davanti a un dossier d'epoca, di sfogliare dei documenti anni '20 sul banco di un mercato dell'antiquariato.

Luglio 1923 è un romanzo divertente e leggero, con spunti di comicità esilaranti: l'indagine per un furto in una oreficeria-orologeria si trasforma nel rompicapo del paese, mettendo a nudo tradimenti, passioni politiche, ladruncoli e sorprese, tutte ambientate in un paesino immaginario, Castelnuovo, situato nella magica valle d'Itria dei trulli degli anni '20, alla vigilia della dittatura fascista.

Un esperimento letterario, quello del giovane ma talentuoso autore Daniele Milazzo, che omaggia esplicitamente Andrea Camilleri, indiscusso maestro del giallo italiano, traendo ispirazione nello stile documentale dell'opera da La scomparsa di Patò, romanzo dell'autore siciliano recentemente trasformatosi in un film di successo.

Per i lettori abituati ai normali romanzi questo libro è uno shock: niente voci narranti, niente capitoli, ma solo documenti raccolti in un libro che si trasforma in dossier. Verbali, lettere anonime e manifesti si aggiungono a cartoline, mandati di perquisizione e missive che esprimono ognuna una voce: è come se ogni volta si presentasse davanti ai nostri occhi un ritratto d'epoca, in cui il contadino, il carabiniere, il giornalista comunista o il militante fascista raccontano con le loro parole, con la loro grammatica incerta o fin troppo forbita la loro versione della storia, mettendo in luce aspetti diversi della trama.

Leggere diventa quasi ascoltare: si passa dall'italiano incerto dell'agente scelto Vito Raguso che conclude un rapporto con «mi scuso per gli erori» al burocraticissimo e sempre ligio al dovere "brigadiere a piedi" Giovanni Losurdo, che scrive «bussava con forza al portone onde ottenerne l'apertura» o «recante seco un pacco impacchettato con carta del caffè Libia ad uso di pacco per contenere dolci e pasticcini», giri di parole che avrebbero divertito l'Italo Calvino dell'antilingua o il Cesare Garelli della burolingua quotidiana.

Ma si passa anche dal linguaggio giornalistico del passato, con articoli di denuncia o di ossequio, dalla cronaca appassionata all'editoriale pungente, fino alle lettere private tra un prefetto e un questore preoccupati per la loro carriera. Ai margini della vicenda, come sfondo, la Storia con la S maiuscola, che involontariamente modifica gli atteggiamenti e le vicende dei personaggi, e che fa capolino dai ritagli di giornale: la legge Acerbo, l'annessione di Rodi, i decreti contro la libertà di stampa, fino ad arrivare - agli occhi del lettore attento - a scoprire negli effetti di un banale procedimento amministrativo il movente del furto.

Una indagine d'altri tempi, senza sesso, né violenza, che diverte e accultura allo stesso tempo: in conclusione, un tuffo nella Puglia degli anni '20.

Per maggiori informazioni o copie del libro: schenaeditore@libero.it

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