Farnese Vini e il rebus per l’accesso ai registri aziendali
Inchieste di Nico Baratta
In un precedente articolo dissi che non sapevo l’aria stesse cambiando e con essa la “furbata” messa in atto nei confronti della Farnese Vini. La giustizia darà il verdetto, sempre che si parli di giustizia, quella de “la legge è uguale per tutti”. Un dato è certo, senza però aver tratto ancora il dado; per quello il tempo sarà giudice, non togato.
Tutti, spero, conoscano la vicenda giudiziaria che sta attraversando una notissima azienda di vini, la Farnese Vini s.r.l. di Ortona (CH). Una diatriba legale che va avanti da alcuni anni e che la contrappone alla sua ex socia, la Feudi di San Marzano s.r.l. di San Marzano di San Giuseppe (TA). La cronaca è piena di informazioni in merito e ripeterle diverrebbe ridondante.
Il problema che oggi, in un certo qual modo, attanaglia la Farnese Vini è l’accesso alla documentazione amministrativa, e precisamente ai registri aziendali. Difatti, la Farnese Vini ha chiesto l’accesso ai libri sociali e ai documenti relativi all’amministrazione di Feudi di San Marzano s.r.l. in liquidazione. Lo ha fatto con una regolarissima istanza di accesso, presentata agli uffici preposti, come previsto dalla legge all’ex art. 2476, comma 2 c.c., in data 24 marzo 2015.
Nel dettaglio, sommariamente, nell’istanza inviata al Liquidatore de Feudi di San Marzano s.r.l., dott. Carlo Ruggiero, e per conoscenza ai componenti del Collegio Sindacale della Feudi San Marzano s.r.l., composto dalla dott.ssa Monica Bruno, dott. Giovanni De Caroli e dal dott. Michelangelo Cimaglia, si legge che la Farnese Vini invierà presso la Feudi i suoi incaricati nei giorni 8 e 9 aprile 2015 per accedere agli atti richiesti. Inoltre è ben specificato dalla Farnese Vini intende procedere a tal operazione pur sapendo che il Liquidatore lo ha negato. Nella risposta che Farnese Vini ha inviato al Liquidatore è scritto che: «Ci teniamo solo a ribadire che la circostanza che Lei –riferita al Liquidatore, ndr- sia subentrato in carica dopo che il suo predecessore ha trasferito a Cantina tutti i marchi della Società non vale di per sé a esonerarla da responsabilità, quanto meno omissive, per avere dato esecuzione e comunque per non avere impugnato un’operazione a nostro avviso illegittima, come abbiamo già avuto modo di comunicarLe e come a breve avremo ulteriore modo di comprovare».
Fin qui nulla da eccepire, eccetto che in data 27 marzo 2015 giunge la risposta del Liquidatore, che non da luogo l’accesso a quei documenti. Nella comunicazione è scritto che tra le altre cose: «Nel provvedimento si legge, inter alia, che “ (…) debba comunque provvedersi ad inibire la prosecuzione di una attività che si legittima esclusivamente in virtù di un provvedimento rimosso” (cfr. pag. 4 della suddetta ordinanza); ciò che evidenzia l’impossibilità (ed illegittimità) nel proseguire nell’attività di amministrazione della Feudi di San Marzano S.r.l. A ciò si aggiunge che appare di difficile configurazione l’esistenza di una prorogatio dei propri poteri nel caso di sospensione della delibera di nomina dell’organo amministrativo in una società di capitali. Per tal ragioni il sottoscritto –ovvero il Liquidatore, dott. Carlo Ruggiero, ndr- non può dare alcun corso all’eccesso ex art.2476 cod. civ. alle carte».
Sembrerebbe un tuono a ciel sereno. Senonché la Farnese abbia già avuto dei “non dar luogo a procedere”. È storia vecchia, vissuta da precedenti richieste sempre rimandate, come attestano i documenti che ho letto e che riportano date antecedenti a tal operazione (il 19 febbraio, il 19 marzo) dove vi sono anche richieste di risarcimento danni e parcelle. Questa volta, tuttavia, la Farnese sembra decisa. A testimoniarlo è un documento prodotto in data 28 marzo 2015, letto e conservato, recante come mittente il Collegio Sindacale della Feudi San Marzano s.r.l. che si rende disponibile per il solo giorno 09 aprile 2015 a dar luogo all’inizio delle operazioni di accesso ex art. 2476, 2 comma c.c., con eventuale prosecuzione il giorno seguente, il 10 aprile. La data, a quanto pare, è confermata. Quelle richieste da Farnese Vini, ovvero il 30 e 31 marzo e l’8 aprile, sono saltate per «…per impegni professionali e personali già assunti e non rimandabili a causa dei tempi strettissimi…» dei componenti del Collegio, come specificato nel suddetto documento.
Che sia la volta buona? Che davvero la Farnese Vini S.r.l. riuscirà ad accedere alla documentazione amministrativa societaria? Insomma, i libri contabili potranno essere letti? Non lo sappiamo e, dita incrociate al seguito, speriamo che un barlume di buon senso trafigga qualcuno.
Un buon senso da parte di Feudi che appare come un’apertura verso la Farnese.
Di seguito riporto fedelmente una diretta dichiarazione di Valentino Sciotti, Amministratore Delegato della Farnese Vini S.r.l.
«A seguito della sorprendente sentenza del Tribunale di Bari, che ci aveva, non sospeso ma, addirittura escluso da soci, la società fu stata gestita in totale autonomia dal Socio, ovvero la Cantina Sociale di San Marzano. Lo fece tramite il suo Presidente Franco Cavallo, che si nominò come liquidatore di comodo, ed nominò finanche un collegio Sindacale altrettanto di fiducia. Ciò generò la messa in vendita di tutti i marchi dei prodotti con prezzi ridicoli. Dopo tutto questo, e sapendo che l'etica secondo la filosofia di Francesco Cavallo e del suo direttore Mauro Di Maggio consiste nel permettere, se non incentivare, la creazione di una società a nome delle figlie del Presidente e della moglie del suo Direttore di Cantina, una società denominata “A6mani s.r.l.”, sulla quale ritornerò in seguito per spiegare alcune cose, la vendita alla A6mani a prezzi enormemente più bassi dei vini avrebbe creato un grande utile per i propri famigliari. Tal vendita fu al di sotto dei prezzi dei vini venduti alla società di Cantina Sociale (Feudi di San Marzano). Il tutto a discapito di quelle che avrebbero dovuto essere vendite (ed utili) fatte per i soci della Cantina.
Con questi presupposti, non appena la Farnese fu reintegrata nella compagine sociale, fu subito chiesto al Tribunale (ovvero quello che dovrebbe essere una normale prassi) l'accesso per controllare i registri aziendali i modo da vedere come fu gestita in sua assenza. In altre parole si voleva controllare a che prezzi la Cantina vendeva alla Feudi, quanti altri costi fossero stati caricati addosso alla società che la stessa Cooperativa aveva voluto mettere in liquidazione, a che prezzi venissero venduti i vini imbottigliati. Tutto questo, che dovrebbe essere la normalità, è dovuto passare per una richiesta al fine di svolgere le proprie funzioni ispettive. Ricordo che la richiesta fu accettata dal Tribunale di Bari e con ciò sembrava tutto risolto. Purtroppo non è stato proprio così e neanche facile. Difatti la richiesta di poter controllare i documenti aziendali fu inoltrata a metà febbraio ma, con giustificazioni varie e fino ad oggi, non fu possibile espletarla. Prima fu fissata una data distante oltre un mese, adducendo come giustificazione il fatto che la Cantina Sociale avesse tutti i dipendenti impegnati, poi quando la data era vicina ecco che il liquidatore comunica uno spostamento. La motivazione del rinvio fu che la Cantina Sociale era impegnata alla manifestazione fieristica Vinitaly.
Una domanda è lecita: le date della fiera non erano già state rese note da oltre un anno? E poi, in fiera ci vanno i commerciali o anche gli amministrativi?
A questo punto si decise di fissare un’altra data ma, con altre motivazioni. Ed anche questa venne negata e la cosa avviene il giorno in cui i funzionari della Farnese giunsero in Cantina.
A questo punto il buon senso vorrebbe che un liquidatore non di parte, prenda i documenti, li porti al di fuori della sede della Cantina Sociale (a dire il vero questo si sarebbe dovuto fare da qualche anno), e dia libero accesso al socio che ne ha diritto. Ma ecco che un altro colpo di scena entra in gioco. Il liquidatore decide che lui è dimissionato dalla sentenza di riammissione del socio Farnese (stranissimo se ne sia accorto solo ora!) e di fatto si dimette, impedendo così l'accesso. Così facendo la palla passò, e lo è tutt’ora, al Collegio Sindacale il quale per il momento è impegnato. Tuttavia nei giorni 9 e 10 aprile, non l’8 come richiesto e negato con motivazione al seguito, dovrebbe dare la propria disponibilità.
Ma è così difficile permettere il controllo con possibilità di operarvi ogni accesso o altro, su una società della quale si sono gestite tutte le operazioni in assoluta autonomia e per la quale si sono tenuti tutti i documenti?
Le assurdità di tutta questa vicenda è palese, si tocca con mano, specie se sono di carta bollata. Intorno a questa vicenda si è creato grande imbarazzo per tutte le persone che credono nei principi sacri della nostra costituzione e del suo ordinamento giudiziario. Nel contempo noi siamo, per così dire, divertiti ed attenti, tant’è che seguiamo ogni passaggio, nella certezza che ancora tante sorprese debbano giungere a nostra conoscenza.
Ed ora ritorniamo sulla questione della società “A6mani S.r.l.”. Sembra un nome allegorico e invece esiste davvero. Come scritto nei registri delle imprese, ha sede a Fragagnano (TA) ed è registrata come azienda per il “Commercio all'ingrosso di bevande alcoliche”. Ne sono socie al 25% ciascuna le due figlie di Francesco Cavallo, studentesse che nulla hanno a che vedere con il vino e la moglie di Mauro di Maggio, anche lei, per quanto mi risulta, estranea al mondo del vino ed impegnata a fare la mamma. Dell'esistenza di questa società, ne abbiamo avuto conoscenza appena il Cavallo ha cominciato a fare azioni volte e disfarsi di noi dentro la Feudi e con sorpresa, abbiamo scoperto che il Direttore della Cantina Sociale e di conseguenza di Feudi di San Marzano, Mauro di Maggio, ci aveva detto che era andato in Belgio per seguire il nostro lavoro. In realtà era andato a partecipare ad una degustazione dei vini "Famigliae" della società A6mani s.r.l. di Fragagnano. Indagini fatte sulla società, hanno rivelato la composizione della stessa. Come pure le indagini fatte sulle bottiglie hanno rivelato che i vini erano imbottigliati presso la Cantina Sociale di San Marzano, dove i prezzi e la scelta dei vini da fornire, viene fatta dal duo Cavallo/Di Maggio, …alla faccia del conflitto di interessi. Da una ricognizione fatta sul bilancio della società, abbiamo notato che la stessa ha realizzato degli utili che percentualmente sono da record mondiale. Questo confermerebbe i dubbi che già nutrivamo.
Non contenti, perché li c’è il nostro lavoro e fatica, il nostro sudore, il nostro sangue, abbiamo approfondito le nostre ricerche e siamo venuti a conoscenza del fatto che le loro vendite venivano fatte principalmente presso la catena di supermercati svizzeri COOP con il vino EXIMIUS e che, questo prodotto, di fatto aveva sostituito un analogo prodotto che la Cantina forniva tramite un agente svizzero, sorprendentemente disdettato.
Non ho parole per definire tutto questo “intruglio” che ingrassa chi non ha faticato come noi per portare sull’Olimpo un prodotto nato da noi e con noi. È lecito dire che le attitudini dei potenti/prepotenti vanno a discapito di chiunque sia in grado di creare dei successi che possano muovere i loro appetiti?»
Ad Maiora!
foto Ansa
Ubicazione:
Taranto TA, Italia
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