giovedì 16 aprile 2015

Rifiuti sconosciuti in discarica con i sacchi CER

di Nico Baratta

Chissà cosa nascondono quei sacchi bianchi, con tanto di codice CER, abbandonati sotto un ponte della Statale 16? Certamente sono rifiuti. Sacchi bianchi che giacciono da oltre 40 giorni, come ho avuto modo di constatare da fonti sicuri e oculari, cui non si conosce né l’autore, né il motivo, né il contenuto che tra le tre incognite è quella che preoccupa di più. Rifiuti abbandonati lungo il ciglio della strada in un luogo poco visibile da altre parti. Bisogna passarci vicino per vederli. Sacchi chiusi che destano preoccupazione giacché sono corredati da un codice. Di questi tempi e con tutti gli scandali su discariche a cielo aperto e quelle sottoterra, ogni rifiuto non visibile desta preoccupazione (si veda quella partenopea della Terra dei Fuochi o della più vicina area agricola nel sud foggiano). Il punto del ritrovo, tra l’altro subito dopo un ponte, è lungo la rampa che collega la SS655 (quella direzione Candela) alla SS16 direzione Bari, verso la zona industriale ASI di Foggia. Un luogo insolito, celato e di intenso traffico automobilistico. Sempre da alcuni fonti certe, pare che quei sacchi contengano rifiuti raccolti lungo la strada. Ragion per cui è ipotizzabile che all’interno di quei sacchi sia stato ammassato di tutto, da carte a plastica e metalli vari, da copertoni a cartoni e legno, da materiale di risulta di potature del verde a materiali organici, da cellophane a lattine e vetro, forse anche farmaci, non lo sappiamo. Credo che le autorità competenti debbano intervenire al più presto. E quando parlo di autorità mi riferisco al Comune di Foggia per pertinenza di area, all’ASL e soprattutto all’Arpa Puglia sezione di Foggia.



Ciononostante un dubbio rimane, quello di un codice CER applicato a quei rifiuti. Se c’è vuol dire che qualcuno lo ha messo. E se lo ha messo sa che quei rifiuti esistono e devono essere conferiti alla giusta discarica, non a quella a “cielo aperto”. A tal fine ho fatto una ricerca sul numero di quel codice, scoprendo che il CER –Catalogo Europeo dei Rifiuti- lo inserisce tra quelli che contengono “imballaggi in materiali misti”. Naturalmente l’ultima parola spetta ai tecnici del settore per fugare ogni dubbio, cui rimando, e invito, ogni dovuto controllo. La mia ricerca, però, ha appurato che il codice CER 15 01 06 riguarda, come detto, gli “imballaggi in materiali misti”, utilizzato per identificare rifiuti costituiti da imballaggi di diverso materiale, tra loro raggruppati. Questo secondo una sentenza della Corte UE - Sez. II, 11/12/2008, causa C 387/07 –che nel merito ha stabilito che un imballaggio composto è definito dall’art. 2, n. 1, lett. a), della decisione 2005/270 come «l’imballaggio costituito da materiali diversi che non è possibile separare manualmente, ognuno dei quali non superi una determinata percentuale del peso dell’imballaggio». Con tal definizione si evince che l’imballaggio composto corrisponde a quella di imballaggio “multimateriali”. Inoltre nell’elenco allegato alla decisione 2000/532 sono stati attribuiti due codici diversi agli imballaggi “multimateriali” e gli imballaggi in materiali misti. Ciò lascia dedurre che la nozione di imballaggi in materiali misti non comprende gli imballaggi “multimateriali”, ma si applica ai rifiuti costituiti da imballaggi di diverso materiale, tra loro raggruppati. Ecco perché il codice CER 15 01 06 dovrebbe riguardare gli “imballaggi in materiali misti”, utilizzato per identificare rifiuti costituiti da imballaggi di diverso materiale, tra loro raggruppati. Tuttavia questa sentenza ha avuto interpretazioni varie, seppur minoritarie, sostenendo che, pur ammettendo tale commistione di rifiuti, il codice 15 01 06, corrispondente agli “imballaggi in materiali misti”, può essere assegnato solo agli imballaggi “multimateriali” e non ai rifiuti costituiti da imballaggi di diverso materiale, tra loro raggruppati. 


Senza dubbio la definizione data dalla Corte Ue è un pugno in faccia a chi con metodo certosino differenzia i rifiuti per ottenere migliori soluzioni per tutto l’eco-sistema, dove per la sentenza in oggetto l’unica definizione identificativa è “Ubi maior, minor cessat”- “dove vi è il maggiore, il minore decade”. È il caso di dire che dove è presente chi ha maggiore autorità, cessa il potere di chi è inferiore. Se noi, comunità, popolazione, siamo i minori, i conti tornano. Lascio a voi comprendere chi ha maggiore autorità.

Ad Maiora! 

by Nico Baratta - © all rights reserved
Ubicazione: Strada Statale 655, Italia

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