Visualizzazione post con etichetta Tumori. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Tumori. Mostra tutti i post

venerdì 12 ottobre 2018

Tra pallavolo e prevenzione: L'Ottobre Rosa della Volley Club Manfredonia


E’ stata una serata carica di emozioni. Ieri sono scese in campo, in una partita amichevole, due squadre della Volley Club Manfredonia 1977, la Prima Divisione Femminile guidata da Mister Rosario Ravalli e l’Under 16 Maschile di coach Antonio Tommasone. L’incontro è stato organizzato, in collaborazione con la Uisp, delegazione di Manfredonia, per sensibilizzare tutti i nostri atleti sul tema della prevenzione ai tumori, e nello specifico del tumore al seno. Presenti anche gli arbitri federali Simona Esposto, Francesco Saverio Guerra e Alessio Tattilo. Tutti i partecipanti hanno indossato una maglia, rosa per le donne e bianca per gli uomini, con lo slogan “…Ricordati di te. Prevenire è …vivere”.
“Noi della Volley Club Manfredonia crediamo che lo sport debba svolgere soprattutto una funzione sociale e quindi educativa – queste le parole del dirigente Anna Maria Orlando – La nostra è una Società che opera nel settore pallavolistico da più di 40 anni e che si pone come obiettivo primario la crescita dei ragazzi del nostro territorio. Nel mese internazionale della prevenzione del tumore al seno, OTTOBREROSA,  abbiamo deciso di organizzare diversi eventi per far sì che la Prevenzione, diventi “un’abitudine” per i nostri ragazzi/e. Domenica scorsa al Paladante si è svolta la manifestazione del Mamanet che ha addirittura visto partecipare società provenienti dal Salento. Ieri l’incontro amichevole che ci ha regalato infinite emozioni. In più,  i nostri istruttori, impegnati con i rispettivi gruppi, indosseranno, durante tutto il mese di ottobre, la maglia di cui sopra con ben evidenziato lo slogan“…Ricordati di te. Prevenire è …vivere”.


Ufficio stampa Volley Club Manfredonia

domenica 30 settembre 2018

Ottobre, il mese della prevenzione del tumore al seno: la storia di Roberta


Roberta e Rossella erano amiche dalla più tenera età. Avevano condiviso tutte le emozioni adolescenziali, perse in chiacchierate infinite su temi della vita che per Roberta avevano sempre come perno centrale l’amore. Rossella era sempre stata più pragmatica. Era nata per correre contro il tempo, per gareggiare contro se stessa ogni giorno. Non riusciva a perdonarsi nulla. Era rigida nei suoi orari, nei suoi schemi. Le uniche pause che si concedeva erano dedicate a Roberta, era l’unica persona a cui non sapeva dire di no. Aveva preso quell’appuntamento per Roberta. Per starle vicino in un momento così delicato. Roberta era ipocondriaca perché la vita glielo aveva imposto. La vita le aveva strappato via l’amore più grande della sua vita. Sua madre, Veronica, era andata via dopo una lunga lotta contro ciò che ti cresce dentro e ti ruba giorno dopo giorno ogni speranza. Veronica aveva lottato con tutte le sue forze, ma quando aveva scoperto di essere malata, il cancro era già troppo potente, troppo esteso. Veronica era una donna forte che non si lasciava impaurire da nulla. Rossella per certi aspetti era molto simile a Veronica, forse era per questo che Roberta non riusciva a staccarsi da lei. Da quando Veronica era andata via, Roberta non trovava più pace. I sensi di colpa non smettevano di inseguirla, torturarla, fino a toglierle il sorriso, l’appetito e il sonno. Tutti i se e tutti ma sulla malattia della madre occupavano a pieno le sue giornate. Rossella era in quella sala d’attesa per provare a spazzare via quei sensi di colpa. La sua ipocondria la portava ad immaginare meningiti laddove sopraggiungeva una semplice influenza, infarti dopo un lieve mal di stomaco, ictus per una banale cefalea. Passava molte delle sue nottate insonni in pronto soccorso, tra gente che barcollava, sangue giovane che zampillava dopo un’ennesima rissa e qualche paziente vero. A volte si accontentava di un elettrocardiogramma, a volte riusciva a farsi dosare gli enzimi cardiaci, altre volte gli enzimi pancreatici. Era così brava a simulare i sintomi che portava il medico di turno ad indagare nella direzione della patologia che si era diagnosticata prima di giungere in pronto soccorso. Negli ultimi due mesi aveva collezionato sei codici verdi e addirittura due gialli, quando aveva il petto che le si stringeva nella morsa di un pugno ed una tachipnea incalzante. Roberta non amava consultare il suo medico curante perché lui non aveva i mezzi che lei riteneva opportuni per fare diagnosi e la rispediva a casa con un qualsiasi farmaco sintomatico, che il più delle volte Roberta non assumeva. Nelle sue notti in pronto soccorso aveva incontrato in triage più volte l’infermiera Barbara Veretti. La Veretti era prossima alla pensione ed oltre ad avere una grande esperienza professionale, aveva una spiccata sensibilità che non sempre le aveva reso la vita facile nel suo mestiere. I due codici gialli glieli aveva dati proprio la Veretti, quando aveva visto Roberta particolarmente scossa e agitata su una sediolina scricchiolante. Aveva subito letto negli occhi di Roberta la paura della morte e un dolore dell’animo che la torturava. Ad ogni accesso in pronto soccorso il medico di turno la liquidava con un codice bianco in uscita e qualche goccia di calmante. A Roberta non importava la diagnosi, in fondo sapeva di stare bene, ma tutto l’iter che la portava ad avere la diagnosi di buona salute, la rassicurava, le toglieva di dosso l’ombra della morte e il rantolo del respiro corto di Veronica che la inseguivano. Barbara aveva letto i referti dei vari accessi in pronto soccorso, fermi nella memoria del pc. Aveva avuto in fretta le risposte che cercava. Nell’anamnesi familiare era riportata la dicitura: “madre deceduta il 20/02 c.a. per carcinoma mammario”. Solo otto mesi. Ecco l’origine di tutti quei malesseri. In barba ad ogni regola, con gli estremi per una denuncia per violazione della privacy, Barbara aveva annotato su un post it l’indirizzo di Roberta.
Barbara aveva intenzione di coinvolgere Roberta in un’iniziativa alla quale, a suo parere, ogni donna non avrebbe dovuto rinunciare. L’immediatezza con la quale Barbara aveva telefonato a Laura, esplicitava tutta la sua istintività, accompagnata da un tocco di fine razionalità. Pur sapendo che Roberta non l’avrebbe riconosciuta, l’aveva vista un paio di volte ma era in stato quasi confusionale, aveva deciso di mandare Laura a farle visita.
Laura era una tirocinante che nel tempo libero non riusciva a staccarsi dal lavoro. Aveva acconsentito senza remore.
Il giorno seguente Laura si era presentata a casa di Roberta, come una qualsiasi addetta al volantinaggio della più comune catena di supermercati.
“Ciao, sono Laura. Ottobre è il mese della consapevolezza. Aiutaci nella nostra campagna per la prevenzione del tumore al seno.”
Quelle parola pronunciate con il suono metallico del citofono avevano aperto il cratere che Roberta tentava ogni giorno di soffocare. Con l’apparecchio ancora in mano, si sentiva immobilizzata dai suoi pensieri, nella speranza di trovare una risposta o semplicemente un perché a quella conversazione. Senza che nemmeno lei avesse il tempo di rendersene conto tutta la rabbia che aveva dentro, era esplosa. “Mi stai prendendo in giro? Perché mi cerchi? Io ho già pagato un conto salato per il mio essere donna. Non bussare mai più alla mia porta. La tua prevenzione a me non serve più. A me non serve più nulla. Non riporterai mai indietro mia madre. Sparisci, maledetta. Tu non sai cosa provo. Cosa ne sai tu della malattia? Tu non sai di cosa parli. Tu non sai quanto vorrei aver insistito. Lei è andata via per colpa mia.”
Laura era andata via senza proferir parola, dispiaciuta per quella reazione tanto carica di sentimento. Non aveva nemmeno lasciato, come suggerito da Barbara, il volantino dell’evento che si sarebbe svolto il sabato seguente in ospedale.
L’inveire di Roberta contro quella sconosciuta aveva mosso in lei qualche pedina inaspettata. La barriera di vetro che si era creata come scudo dal quale vedere il mondo, si era infranta.
Aveva pensato tutta la notte alla parole dette al citofono. Aveva parlato con un citofono. Aveva detto ad un citofono quello che non era riuscita ad ammettere a se stessa, quello che non aveva avuto il coraggio di confessare a nessuno, nemmeno alla sua amica Rossella.
Ripensava a quella conversazione fino a credere che fosse stata solo frutto della sua fantasia.
L’indomani, decisa a dimenticare il tutto, era andata a lavoro ma inaspettatamente aveva trovato un gesto di speranza sul vetro del portone di ingresso. Il citofono, la sconosciuta, le aveva lasciato un fiocco rosa. Sui due lembi del fiocco aveva scritto: “Scusa” “Mi dispiace”.
Era iniziato da poco il mese di ottobre, il mese della consapevolezza, il mese in cui ogni donna deve un abbraccio anche solo virtuale ad un’altra, il mese in cui chi ce l’ha fatta può portare una testimonianza di speranza, il mese in cui chi ha nel cuore il ricordo di qualcuno andato via troppo presto può salvare un’altra vita, il mese in cui quel nastro rosa può diventare una cima resistente per chi sta vivendo nell’oblio, il mese in cui una rete di donne può diventare un porto sicuro per tante altre.
Roberta adesso era convinta di non voler implodere nel dolore, di non voler sprecare quella occasione, di raccontare a qualcuno che con una diagnosi di stadio 4 aumenta la probabilità di morire, ma esistono gli stadi 3, 2, 1, in cui la probabilità di guarire aumenta sempre di più. Se preso in tempo, di cancro al seno si può guarire. Forse non avrebbe mai conosciuto il volto del citofono ma sapeva di doverle quella strana sensazione di serenità che non provava da troppo. Doveva restituire a qualche sconosciuto, al bene, quel gesto arrivato dal nulla da una sconosciuta.

di V.A.

link al post originale: MAMANET FOR I AM AWARE

mercoledì 1 agosto 2018

Gas radon, i geologi: è la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo. Lazio e Lombardia le regioni più esposte


Nel corso della conferenza stampa “Radon rischio geologico dalla terra un pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono?” è emerso che nel Lazio le province con maggiore concentrazione di radon sono Viterbo e Frosinone

Si è svolta il 26 luglio 2018, alle ore 12:00, presso il Senato della Repubblica, la conferenza stampa “Radon rischio geologico dalla terra un pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono?”, organizzata su iniziativa del Senatore Francesco Bruzzone, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Geologi, la quale anticipa la presentazione del Convegno nazionale che avrà luogo il prossimo 26 ottobre. Prendendo in considerazione la Regione Lazio, l'ultimo studio dell’Arpa Lazio ha evidenziato che le province con una maggiore concentrazione di gas radon sono quelle di Viterbo e Frosinone.

Il radon è un gas nobile radioattivo naturale che deriva dal decadimento dell’uranio, si trova in natura in piccole quantità nel suolo e nelle rocce, è incolore, insapore e inodore. “Il Consiglio Nazionale dei Geologi vuole porre l’attenzione su un tema poco trattato dai media ma che dovrebbe essere maggiormente conosciuto poiché l’esposizione della popolazione al radon, presente nell’aria, rappresenta il principale fattore di rischio di tumore polmonare, dopo il fumo da sigaretta”. Lo afferma Vincenzo Giovine, Vice Presidente e Coordinatore della Commissione Ambiente del Consiglio Nazionale dei Geologi intervenendo alla conferenza stampa. L’Istituto Superiore di Sanità ha stimato, infatti, che il 10 per cento dei circa 31.000 casi di tumore ai polmoni che si registrano ogni anno in Italia è attribuibile proprio al radon. “Il CNG, - continua Giovine - già dal 2016, con l’istituzione di un apposito tavolo sul problema radon, ha voluto focalizzare l’attenzione sui rischi, ma soprattutto sulla natura del problema. L’origine tipicamente geologica del radon è data dalle concentrazioni naturali di uranio e radio contenute nelle rocce e nei terreni. Il lavoro svolto dalla Commissione Ambiente del CNG - spiega il Vice Presidente - ha prodotto un documento che sarà inviato alle forze politiche e che sarà ampiamente trattato nell’ambito del Convegno Nazionale di Roma il prossimo 26 ottobre”.

Tale documento fa riferimento alla nuova Direttiva 2013/59/Euratom che prevede l’introduzione di livelli riferimento inferiori a 300 Bq/m3, ossia a quelli indicati dalla normativa italiana per gli ambienti di lavoro, nei quali vige ancora il Decreto legislativo 26/05/00 che stabilisce un limite di 500 Bq/m3. Si tratta di un valore decisamente superiore a quello proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che raccomanda un livello medio di riferimento pari a 100 Bq/m3. Per quanto riguarda invece le abitazioni, in Italia fino ad oggi non esiste ancora una normativa specifica di riferimento.

Alla conferenza stampa hanno partecipato: Francesco Bruzzone, Vice Presidente della 13° Commissione Permanente Territorio, ambiente, beni ambientali; Antonio Federico, Segretario della VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati; Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale; Giancarlo Torri dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Rossana Cintoli, Direttore tecnico dell’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio). L’incontro è stato moderato dal giornalista del Corriere della Sera, Gabriele Dossena.

sabato 24 settembre 2016

Tumori, aumenta la sopravvivenza ma crescono anche i costi. Le Associazioni chiedono al Governo risposte adeguate

A Roma presentate le iniziative parlamentari realizzate dall’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, costituito su iniziativa di Salute Donna onlus e altre dodici associazioni di pazienti oncologici.

Un fondo per i farmaci innovativi oncologici anche attraverso tasse di scopo sul fumo e altre attività potenzialmente cancerogene; indicatori di performance per le strutture sanitarie e sanzioni per le Regioni che non assicurano prestazioni adeguate; esenzione dal ticket per gli esami strumentali, valida su tutto il territorio nazionale, per le donne risultate positive al test sui geni BRCA 1 e BRCA 2 e quindi a rischio cancro al seno o alle ovaie; test biomolecolari ai pazienti affetti da cancro per assicurare l’appropriatezza terapeutica.
Sono alcuni degli impegni che il Governo si appresta ad assumere per garantire un’assistenza omogenea sul territorio per i pazienti oncologici, limitare la migrazione sanitaria e trovare nuove risorse per far fronte alle rivoluzioni terapeutiche in corso, grazie alle iniziative, mozioni e interpellanze, promosse in Parlamento dall’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”. L’Intergruppo, composto da oltre 70 parlamentari di tutti gli schieramenti impegnati a promuovere la lotta al cancro come una priorità della politica sanitaria nazionale, è stato costituto su iniziativa di Salute Donna onlus e altre dodici associazioni di pazienti oncologici nell’ambito del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”.
Oggi In Italia le persone vive dopo una diagnosi di cancro sono oltre tre milioni pari al 4,9% della popolazione italiana; negli ultimi anni la mortalità per tumore è scesa di circa l’1% ogni anno, mentre la sopravvivenza a 5 anni è in costante aumento. 
La rivoluzione delle terapie personalizzate e della medicina di precisione, che permette di usare solo i farmaci effettivamente efficaci sul paziente con specifiche alterazioni rilevate dai test molecolari, apre nuovi scenari ma pone anche nuovi problemi, a causa dei costi dei nuovi approcci diagnostici e di farmaci antitumorali innovativi come i farmaci a bersaglio molecolare e gli immunoterapici. 
Già oggi, secondo i dati Osmed, di 30 princìpi attivi a maggiore impatto, ben 11 sono farmaci antineoplastici ed immunomodulatori; il 92% (3,3 miliardi di euro) della spesa per farmaci oncologici è gestita dalle strutture pubbliche e assorbe circa il 40% della loro spesa farmaceutica complessiva. 
Alla luce della difficoltà di molte Regioni a far fronte alla domanda di terapie innovative sempre più efficaci, crescono quindi i rischi per la sostenibilità del Servizio sanitario e per l’universalità del diritto alla salute. Su questi temi dal 2014 si stanno mobilitando le associazioni dei pazienti oncologici che, dopo aver promosso la presentazione di un Manifesto, e la costituzione di una Commissione permanente tecnico-scientifica, attraverso l’Intergruppo Parlamentare hanno creato in Parlamento una nuova sensibilità e attenzione verso i temi dell’assistenza oncologica.
«Il lavoro che abbiamo iniziato deve creare una “cultura del diritto” che nel nostro Paese in fatto di sanità è molto carente e deve fare in modo che a tutti i cittadini di ogni età e sesso, di qualunque ceto sociale, livello di istruzione, area geografica, venga garantito l’accesso alle cure e all’assistenza senza essere costretti a migrare dalla propria Regione» afferma Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna onlus. «Non è un lavoro facile e i risultati non si possono ottenere in tempi brevi, però un cambiamento iniziamo a vederlo concretamente: le Associazioni pazienti e le loro richieste cominciano ad essere ascoltate con attenzione, l’Intergruppo parlamentare ha dato risposte. È un processo lento ma quando i problemi riescono a far breccia nella politica si riesce ad ottenere qualcosa di importante».
Le proposte contenute nelle iniziative parlamentari scaturiscono dalle azioni indicate nel Documento programmatico messo a punto lo scorso anno dalla Commissione tecnico-scientifica per ridurre l’impatto della malattia, migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari, ridurre la migrazione sanitaria. 
Queste azioni riguardano la creazione della rete dei Centri oncologici; l’attivazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) uguali su tutto il territorio nazionale; la definizione di indicatori di performance attraverso i quali valutare la qualità dell’assistenza oncologica offerta e individuare le criticità e affrontarle; e, infine, l’accesso rapido ed equo ai farmaci innovativi che nel caso dei pazienti con tumore si traduce in allungamento della sopravvivenza. Salute Donna e le altre associazioni proseguono adesso attraverso l’Intergruppo il lavoro a livello parlamentare per impegnare il Governo su questi temi. 

Le iniziative dell’Intergruppo Parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”

1. La mozione Rizzetto, approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati, impegna il Governo ad istituire un fondo per i farmaci oncologici innovativi anche attraverso tasse di scopo sul tabacco o su altre attività economiche impattanti sulla salute dei cittadini, a rispettare il limite dei 100 giorni per l’approvazione dei farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica, a rendere equo e non discriminatorio l’accesso agli stessi farmaci anche grazie all’ausilio di un piano strategico volto ad evitare la situazione venutasi a creare con i farmaci antivirali per l’epatite C.

Stefania Gori - Direttore Oncologia, Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar, Presidente eletto AIOM.
«AIOM chiede di rendere disponibili nuove risorse per garantire l’accesso alle cure, con l’istituzione di un Fondo Nazionale per l’Oncologia finanziato con le accise sul tabacco (= 1 centesimo in più per sigaretta). Questo permetterebbe di avere a disposizione ogni anno circa 620-640 milioni di euro. Il Fondo costituirebbe la risposta “politica” alla sfida del secolo: da un lato curare i malati di cancro garantendo loro le cure più efficaci, dall’altro attuare una forte politica di dissuasione dal vizio del fumo, per salvare milioni di vite. In Italia, infatti, 100.000 nuovi casi di tumore ogni anno sono dovuti proprio alle sigarette (di questi, circa 40.000 nuovi casi/anno di carcinoma polmonare con oltre 33.000 morti/anno). È necessaria una “forte scelta politica” per l’oncologia e per il controllo dei tumori anche in Italia».

Paolo Marchetti - Professore Ordinario di Oncologia Medica, Direttore U.O.C. di Oncologia Medica, 
Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma.
«La spesa per i farmaci innovativi è in forte crescita e questo comporta anche situazioni di disomogeneità e non equità nel trattamento dei pazienti. Una possibile soluzione è quella di centralizzare a livello di Ministero della Salute o di AIFA il controllo dell’impiego e della spesa per i farmaci ad alto costo. Il Ministero della Salute, o l’AIFA, gestirebbero una quota del fondo del SSN dedicata ai farmaci ad alto costo non solo oncologici, pari alla spesa dell’anno precedente per i farmaci ad alto costo (non solo oncologici) e potrebbero rimborsare così direttamente l’Azienda Ospedaliera prescrittrice, liberando i medici dalla necessità di estenuanti discussioni con le proprie Farmacie o Direzioni aziendali. Inoltre, un Ente centrale avrebbe costantemente sotto controllo l’andamento della spesa per questo tipo di farmaci e potrebbe definire direttamente a livello di Governo nazionale eventuali modalità per la copertura di ulteriori necessità che si dovessero presentare in corso d’anno».

2. La mozione promossa da Maria Rizzotti, assieme ad un gruppo di parlamentari trasversali, prende atto della disparità di trattamento nelle diverse Regioni italiane riguardo all’esenzione dal ticket per gli esami strumentali per le donne risultate positive ai test BRCA 1 e BRCA 2 che danno una buona indicazione riguardo all’insorgenza dei tumori al seno e alle ovaie. L’atto di indirizzo politico impegna il Governo a destinare le risorse economiche e ad adottare tutte le misure, anche attraverso accordi all'interno della Conferenza Stato-Regioni, al fine di assicurare l'uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale per l'esenzione dal ticket.

Nicola Normanno - Direttore Struttura Complessa Biologia cellulare e bioterapie, Direttore Dipartimento di ricerca, Istituto Nazionale Tumori - IRCCS “Fondazione G. Pascale”, Napoli
«La caratterizzazione molecolare del tumore è fondamentale perché permette di usare solo i farmaci veramente efficaci sulla base di alterazioni specifiche presenti in ciascun paziente. Attualmente i test per i biomarcatori e i relativi farmaci a bersaglio molecolare approvati sono ancora pochi e per pochi tumori selezionati ma è in corso un grande lavoro di ricerca su molti altri biomarcatori: la prospettiva è quella di un numero crescente di farmaci molecolari attivi. Tutte le linee guida internazionali prevedono l’inserimento dei test dei biomarcatori, quando disponibili, nei primissimi step del percorso diagnostico terapeutico, sulla base della premessa che per assicurare la terapia più appropriata la caratterizzazione molecolare del tumore è altrettanto importante dell’esame istologico. È per questo motivo che è importante creare le reti oncologiche, all’interno delle quali possono essere attivate reti di laboratori in grado di assicurare questo tipo di test».

3. Le interrogazioni parlamentari presentate da Nunziante Consiglio e Paolo Arrigoni al Senato, ed Angelo Attaguile alla Camera, chiedono al Governo di fare luce sul processo di approvazione del Piano Oncologico Nazionale (PON), auspicando che esso possa essere un reale strumento di Governo della patologia, grazie alla fissazione di obiettivi, indicatori di performance e sanzioni per le inadempienze delle Regioni, piuttosto che un atto meramente formale e privo di una vera sostanza.

Marco Vignetti - Coordinatore Trial Office Fondazione GIMEMA onlus, Ricercatore in Ematologia alla “Sapienza” Università di Roma
«È diventato impossibile ormai fare una diagnosi e curare pazienti oncologici e ematologici senza far ricorso a una rete integrata sia dal punto di vista della diagnostica sia terapeutico. L’unico modo per lavorare e riuscire a mettere a disposizione del paziente una diagnosi precoce e indirizzarlo dopo l’avvenuta diagnosi, che può consistere in tante sotto-categorie di patologie, è creare una multi competenza costituita da clinici, laboratoristi, ricercatori, informatici e molte altre figure che ruotano attorno al paziente e che necessitano di una rete integrata di competenze. La rete è indispensabile in quanto rende disponibile l’erogazione di competenze con un risparmio delle risorse investite e maggiori competenze, qualità ed efficienza. Oggi come oggi la rete è lo strumento imprescindibile per poter mettere a disposizione dei malati l’enorme bagaglio di esperienze e conoscenze che sono emerse negli ultimi 15 anni».  

A cura di Pro Format Comunicazione

Tumori della pelle, 2 marinai su 10 con cheratosi attiniche

Il 23,5% dei marinai sottoposti a screening presenta lesioni da cheratosi attinica, forma tumorale cutanea in situ e nel 40% sono evidenti segni di invecchiamento cutaneo legati all’esposizione cronica ai raggi solari. Questi i dati dello screening dermatologico condotto sul personale della Marina Militare nel corso della campagna “L’amore per il mare è nella nostra pelle”.

Vivere o lavorare sotto al sole aumenta il rischio di sviluppare tumori della pelle, melanoma e non. Tutta la popolazione, e in particolare le persone maggiormente esposte al sole per motivi professionali, deve essere sensibilizzata sui rischi dei raggi ultravioletti e sull’importanza di sottoporsi con regolarità a visite dermatologiche. 
A confermarlo, i risultati della campagna nazionale di prevenzione “L’amore per il mare è nella nostra pelle” nell’ambito della quale è stata condotta un’attività di screening dermatologico che ha coinvolto 921 tra donne e uomini della Marina Militare con un risultato di 217 casi riscontrati di cheratosi attiniche, pari al 23,5% del campione esaminato. 
La grande adesione del personale della Marina Militare ha permesso, oltre che di effettuare un’opera di sensibilizzazione, anche di giungere alla diagnosi di casi di lesioni da cheratosi attiniche e di altri tumori della pelle non ancora giunti all’osservazione degli specialisti. 
La campagna “L’amore per il mare è nella nostra pelle” è stata promossa dalla Società Italiana di Dermatologia Allergologica Professionale e Ambientale (SIDAPA) come progetto pilota in Puglia, ed è proseguita a livello nazionale grazie alla Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST), in entrambi i casi insieme alla Marina Militare e con il sostegno incondizionato di LEO Pharma, azienda multinazionale leader in Dermatologia. 
I risultati sono stati presentati questa mattina a Roma in conferenza stampa alla presenza dei promotori della campagna e dell’On. Domenico Rossi, Sottosegretario di Stato del Ministero della Difesa e di Antonio Federici, Dirigente Medico della Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.
«La SIDeMaST ha tra gli scopi principali quello di promuovere la cultura della prevenzione e di ampliare la conoscenza di tutte le patologie cutanee – dichiara Ketty Peris, Professore Ordinario di Dermatologia e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – per questo abbiamo ritenuto strategico promuovere il prosieguo della campagna nazionale sui tumori della pelle “L’amore per il mare è nella nostra pelle”, avviata da SIDAPA in Puglia, con un partner di pregio come la Marina Militare e con il supporto di LEO Pharma. Nonostante in questi ultimi anni siano state svolte numerose campagne informative per aumentare la consapevolezza delle persone sulla pericolosità del melanoma e sui corretti approcci per prevenirlo e diagnosticarlo, molto resta ancora da fare. In particolare tutto ciò è importante, non solo per il melanoma, ma soprattutto per i tumori non melanoma».

Gli uomini e le donne di mare si sono sottoposti a visita dermatologica gratuita dopo essere stati informati sulle principali patologie cutanee attraverso incontri educazionali ospitati nelle sedi della Marina Militare: a Taranto il 19 gennaio 2016 all’Ospedale Militare, a Bari il 16 febbraio presso la Capitaneria di Porto, a Brindisi nella Caserma Carlotto il 18 febbraio, a Napoli nella Base Navale il 14 giugno, a La Spezia, presso il Comprensorio Bruno Falcomatà e a Roma, nella Caserma Grazioli Lante, il 15 giugno, per concludersi ad Augusta il 23 giugno presso il Comprensorio Terravecchia Marisicilia. 
«L’Ispettorato di Sanità della Marina Militare ha accolto con grande favore la proposta delle due società scientifiche, SIDAPA prima e SIDeMaST poi, di organizzare questa importante campagna di screening – dichiara Enrico Mascia, Capo del Corpo Sanitario della Marina Militare – e ne ha pubblicizzato da subito sui canali interni di informazione la realizzazione al fine di coinvolgere e sensibilizzare il personale a partecipare agli eventi che sono stati organizzati presso le infermerie presidiarie della Marina e con il coinvolgimento degli Ufficiali medici specialisti in Dermatologia, implementando così una delle principali mission della Sanità di Marina, e cioè di fare informazione e prevenzione». 
Il progetto pilota in Puglia si è reso possibile grazie all’impegno e alla sensibilità di SIDAPA. «La nostra Società Scientifica si occupa di problemi dermatologici e allergologici legati a motivi professionali e ambientali – sostiene Caterina Foti, Presidente SIDAPA – dal momento che è ben nota la correlazione tra esposizione ai raggi ultravioletti e insorgenza di tumori della pelle, abbiamo deciso di farci promotori di una campagna che mettesse in risalto l’importanza di proteggere la pelle e di fare prevenzione attraverso la sensibilizzazione delle categorie a rischio. È necessario, infatti, attuare screening per individuare le lesioni che possono trasformarsi in forme maligne e il cui sviluppo è favorito proprio nei soggetti a rischio. Per questa ragione la scelta di fare prevenzione è caduta su una categoria professionale come quella del personale della Marina, che per la peculiare attività lavorativa all’aria aperta è particolarmente esposta alle radiazioni solari».
A seguito del successo riscontrato negli screening pugliesi SIDeMaST ha deciso di estendere l’iniziativa a livello nazionale con l’obiettivo di avere dei dati rilevanti sull’incidenza dei tumori della pelle in una categoria particolarmente a rischio. «In generale sono stati diagnosticati alcuni casi di tumore della pelle, ma l’aspetto sicuramente nuovo e importante che è emerso da questa campagna è che la percentuale di cheratosi attiniche nella popolazione della Marina Militare è il 23,5% – sottolinea la professoressa Peris – questo dato è molto superiore rispetto a quello che conoscevamo fino a poco tempo fa, ed è in linea con quanto recentemente riscontrato in alcuni studi sulla popolazione italiana. Tutto ciò significa che occorre ancora molto lavoro d’informazione, prevenzione e cura sulla cheratosi attinica, che di fatto è una lesione tutt’ora molto sottovalutata e sotto-diagnosticata». In particolare nel personale di Marina coinvolto nello screening sono stati riscontrati fino a 5 focolai di cheratosi attinica nel 21,7% dei casi mentre nell’1,8% il numero delle lesioni attiniche ha superato la soglia delle 5 unità. Gli individui più a rischio sono risultati quelli con fototipo chiaro, tendenza alle ustioni solari, che non si abbronzano o si abbronzano poco. Le lesioni attiniche più gravi e avanzate sono state riscontrate nei soggetti più anziani che svolgevano da molti anni l’attività professionale che li espone ai raggi ultravioletti. Notevole anche la prevalenza dei segni di invecchiamento cutaneo (macchie, cheratosi seborroica, rughe profonde ed elastosi) rilevati in oltre il 40% del campione. 
La cheratosi attinica rappresenta il secondo tumore della pelle per diffusione ed è in costante aumento soprattutto tra le categorie che per motivi professionali o per hobby si espongono al sole. Si tratta di una forma tumorale cutanea in situ che può evolvere in forme tumorali maligne e invasive come il carcinoma squamocellulare ed è causata dagli UVB dei raggi solari che inducono mutazioni specifiche nel DNA delle cellule cutanee. 
La campagna “L’amore per il mare è nella nostra pelle” ha ricevuto il sostegno non condizionato di LEO Pharma, multinazionale danese specializzata in ambito dermatologico, che ha come obiettivo quello di aiutare le persone ad avere una pelle più sana. In oltre 100 anni di attività l’azienda ha sviluppato un portfolio di prodotti per la cura della psoriasi, della cheratosi attinica, delle infezioni cutanee, della dermatite atopica e dell’acne. «Nel caso di tumori melanoma e non, come la cheratosi attinica, la conoscenza è pressoché nulla e la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce è ancora molto scarsa – afferma Paolo Cionini, General Manager di LEO Pharma Italia – per questo in LEO Pharma siamo fieri di aver sostenuto la campagna L’amore per il mare è nella nostra pelle, che in questi mesi, grazie all’alta competenza delle società scientifiche promotrici, SIDAPA prima, e SIDeMaST poi, e al coinvolgimento e disponibilità della Marina Militare, ha sicuramente contribuito a divulgare il tema della prevenzione e la conoscenza dei tumori della pelle e dei danni causati dall’esposizione solare incongrua e reiterata».

A cura di Pro Format Comunicazione

venerdì 20 maggio 2016

Tumore della prostata: migliorano le prospettive con la pre-chemioterapia orale di ultima generazione

Milano - È la terza neoplasia maligna nella popolazione generale, la più frequente dei maschi adulti per i quali, dopo i 50 anni di età, rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati. Sono almeno 398.000 gli uomini che convivono con una pregressa diagnosi di carcinoma prostatico che, malgrado i progressi terapeutici, in una elevata percentuale di casi evolve in una forma resistente alla terapia anti-androgenica (CRPC) e metastatizza (mCRPC). Adesso per i pazienti con cancro della prostata metastatico resistente alla terapia ormonale e non sottoposti a chemioterapia, l’AIFA autorizza l’indicazione pre-chemioterapia di enzalutamide, già utilizzato dopo fallimento del trattamento chemioterapico. 
Enzalutamide è un agente ormonale orale di ultima generazione dotato di un meccanismo di azione innovativo in quanto inibisce in maniera potente il recettore degli androgeni, il testosterone, che è il “motore” di crescita del tumore prostatico, bloccando i diversi passaggi della cascata di signalling del recettore. 
«Il tumore della prostata per anni e anni non ha avuto a disposizione farmaci efficaci, ad eccezione degli analoghi agonisti dell’LHRH che tuttora rappresentano la terapia standard della malattia metastatica o delle recidive dopo il trattamento con chirurgia e radioterapia. Per i pazienti non responsivi alla terapia ormonale si disponeva solo della chemioterapia con docetaxel – afferma Sergio Bracarda, Direttore U.O.C. di Oncologia Medica”, Azienda USL Toscana Sud-Est, Istituto Toscano Tumori (ITT), Ospedale “San Donato” Arezzo – in anni recenti lo scenario è cambiato grazie all’arrivo sul mercato di farmaci innovativi ed efficaci, come ad esempio enzalutamide. Si tratta di un farmaco capace di bloccare in maniera potente e duratura il recettore degli androgeni, che è una molecola chiave nel processo di crescita e metastatizzazione della cellula tumorale prostatica. Per questo enzalutamide rappresenta un importante strumento per il miglioramento della strategia terapeutica del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione. Oltre all’efficacia, cioè ad un miglioramento della sopravvivenza, enzalutamide è caratterizzato anche da un buon profilo di tollerabilità».
Il tumore della prostata è una patologia maligna dell’età avanzata, essendo la fascia più colpita quella degli over 70, sebbene oggi si riscontri un suo aumento nelle fasce d’età più giovani tra i 55 e i 65 anni. Ogni anno in Italia si registrano circa 35.000 nuovi casi e i decessi sono attorno agli 8.000. Più del 40% degli uomini colpiti da un tumore della prostata sviluppa metastasi e molti di questi diventano resistenti al trattamento di deprivazione ormonale (castrazione). Tuttavia per il trattamento di queste forme metastatiche resistenti agli analoghi LHRH e che non necessitano ancora di chemioterapia si aprono nuove prospettive terapeutiche non solo chemioterapiche e che sono in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti. 
«Il trattamento del carcinoma prostatico comprende diverse opzioni che vanno dalla chirurgia alla radioterapia, dall’ormonoterapia alle terapie sistemiche con chemioterapici – dichiara Giario Conti, Primario di Urologia all’Ospedale Sant’Anna di Como e Segretario Generale della Società Italiana di Urologia Oncologica – la scelta della terapia dipende dalle caratteristiche del paziente e della malattia. Tutti i trattamenti hanno subito nell’ultimo decennio un’evoluzione importante, contribuendo a ridurre la mortalità per questo tipo di neoplasia e a migliorare la qualità della vita. Quanto ai trattamenti farmacologici disponibili, il più recente ad essere registrato in fase pre-chemioterapia (oltre che post-chemioterapia) è enzalutamide, che è risultato efficace sia nei pazienti con metastasi ossee che viscerali, prolungando la sopravvivenza e riducendo gli eventi scheletrici». 
La terapia ormonale è uno dei cardini del trattamento farmacologico del carcinoma prostatico perché punta a ridurre gli androgeni, in particolare il testosterone che ha un ruolo importante nella crescita e nell’evoluzione di questo tumore. Enzalutamide rappresenta un grande progresso nel trattamento dei pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla terapia ormonale e non ancora sottoposti a chemioterapia; legandosi in maniera potente e prolungata al recettore degli androgeni, ripristina il controllo della cellula maligna prostatica e ne può indurre la morte.
«Gli studi AFFIRM, condotto su pazienti con tumore prostatico metastatico resistente alla castrazione già trattati con chemioterapia, e PREVAIL, condotto su pazienti con tumore prostatico metastatico naive alla chemioterapia, hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza globale, un buon profilo di sicurezza e tollerabilità con effetti collaterali scarsi e di poca importanza rispetto ai pazienti trattati con placebo, permettendo un miglioramento della qualità di vita dei pazienti – spiega Giacomo Cartenì, Direttore UOC di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “Antonio Cardarelli” di Napoli – enzalutamide ha anche ridotto il rischio di fratture e compressioni del midollo spinale nei pazienti con metastasi ossee. Questo farmaco, inoltre, non necessita dell’aggiunta di cortisone. L’insieme delle evidenze ne fanno un farmaco orale estremamente maneggevole e sicuro».
Lo studio multicentrico di fase III PREVAIL, che ha arruolato pazienti non sottoposti a chemioterapia, ha dimostrato che enzalutamide riduce la crescita delle cellule neoplastiche e provoca la regressione del tumore; induce un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza globale a confronto del trattamento con placebo (OS: 35,3 mesi vs 31,3) e una riduzione del 29,4% del rischio di decesso; offre inoltre un beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione radiografica anche nei pazienti con metastasi viscerali. 
Enzalutamide, tra le terapie disponibili per il tumore prostatico metastatico resistente alla castrazione pre-chemioterapia, ha dimostrato efficacia e un buon profilo di sicurezza anche nei pazienti in cui la malattia è progredita dal trattamento con solo LHRHa, oltre a presentare un vantaggio significativo rispetto agli anti-androgeni di prima generazione. Il farmaco è prescrivibile anche ai pazienti che non sono stati sottoposti a blocco androgenico totale. 
«Il lavoro di squadra e la collaborazione tra le diverse figure specialistiche sono fondamentali, perché permettono ai clinici di scegliere la terapia più idonea per il singolo caso. Per esempio, l’oncologo medico e l’urologo sono esperti nei loro rispettivi settori, ma non in quello della radioterapia o dell’anatomia patologica, discipline per le quali esistono specialisti dedicati. Siamo complementari – sottolinea Barbara Jereczek, Professore associato di Radioterapia all’Università degli Studi di Milano e Direttore della Divisione di Radioterapia all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano – alcuni studi dimostrano che il lavoro multidisciplinare e la collaborazione tra le varie figure specialistiche migliorano del 10% i risultati clinici in oncologia. Anche in Italia, come in molti Paesi questa esigenza è stata recepita. Da qui nasce la volontà di creare delle Prostate Cancer Unit simili a quelle già esistenti per il tumore della mammella».
La nuova opportunità terapeutica per il trattamento del tumore prostatico è frutto della ricerca di Astellas Pharma, una delle prime 20 aziende farmaceutiche a livello mondiale, che ha lanciato con successo altri prodotti innovativi in aree terapeutiche importanti quali l’Urologia, i Trapianti, gli Antinfettivi e la Terapia del Dolore e che ultimamente, con enzalutamide, estende anche all’Oncologia il suo impegno orientato a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Comunicato Pro Format Comunicazione

Advert

Somblera Fitness

Seguici su FB

Advert

Somblera fitness

News Liquida

Powered by Blogger.

Culttime blog 2.0

Contatti Feed RSS Facebook Twitter pinterest Tumblr Facebook

Visite

free counters

Social

http://www.wikio.it
BlogItalia - La directory italiana dei blog
Personal-Journals blog