lunedì 9 luglio 2018

Foggia, le “delazioni” di un N.O.C. sul meretricio condominiale tra doppiopetti immorali e cittadini borderline

di Nico Baratta


Da qualche giorno a Foggia un brusio popolare, quello di piazza, durante lo “struscio”, è diventato frastuono. Tutti sono avvocati. Tutti sono diventati moralisti. Tutti si professano morigerati, rasentando quella sottile linea borderline del bigottismo. Eppure molti lo sapevano. Stiamo parlando del meretricio, non di quello in strada, bensì fra le quattro mura.

Non meno di una settimana fa le Forze dell’Ordine hanno svolto un’importante attività di polizia giudiziaria dando esecuzione a nove misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone, tutte di Foggia, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e sequestrando preventivamente, sempre a Foggia, dieci appartamenti adibiti a case di tolleranza. Un’operazione complessa e congiunta dei Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, iniziata nell’anno 2015. Niente di nuovo considerando che la prostituzione a Foggia è un fenomeno dilagante, in particolare quello di strada, con prostitute quasi nude sulle vie extraurbane e volutamente provocatrici in quelle urbane, anche in luoghi affollati e spesso pattugliati da agenti. La legge in Italia è chiara ma erroneamente interpretata, colpa anche di percezioni travisate in fatti. Ciò dai tempi dell’approvazione della legge Merlin, che nel 1958 stabilì la chiusura delle case d’appuntamento, tant’è che da allora si è diffusa l’idea che, in via generale, la prostituzione in Italia è reato sempre punito dalla legge. Come è ben formulato nel web site www.studiocataldi.it, testualmente scritto  “Il fenomeno non è di poco conto: si stima che nel territorio Italiano vi sia stata una vistosa crescita che ha portato a contare 90.000 operatori del sesso e 3 milioni di clienti, per un giro d'affari che raggiunge i 3 miliardi e mezzo annui. Ciò non avviene invece per la professione in strada, ormai normalmente tollerata sia per chi la pratica che per chi ne accede, come dimostra la copiosa giurisprudenza in materia. Ad esempio, non commette favoreggiamento, il cliente che dopo aver consumato il rapporto a pagamento, riaccompagna la prostituta nel luogo in cui questa esercita la sua professione (cfr. Cass., sent. n. 1716/2005). Inoltre, per i giudici di Cassazione (cfr. sent. n. 38701/2014) le "lucciole" non sono soggetti socialmente pericolosi, pertanto non può essere nei loro confronti giustificato il foglio di via obbligatorio, in quanto per l'inclusione nella categoria dei soggetti socialmente pericolosi (ex art. 1, comma 1, n. 3, l. 1423 del 1956)”. Quindi in virtù di questo è bene evidenziare una cosa: che chi va a “puttane per strada”, clienti se vogliamo definirli tali, non commettono un reato. Ma c’è un’eccezione, quella nei casi di associazioni criminali dedite al reclutamento, favoreggiamento, induzione alla tratta di persone ed esercizio in luoghi chiusi, che sono reati veri e propri espressamente puniti dalla legge penale. Ancor più grave è la prostituzione minorile che secondo quanto disposto dall’art. 600 bis del Codice Penale è punita con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000.

E allora perché a Foggia in questi giorni “tutti” rumoreggiano innocentemente sul caso dell’operazione di polizia giudiziaria predetta? Santi di certo non sono diventati. La risposta, forse, sta che potevano sapere e nessuno lo diceva, come spesso avviene per non identificarsi innanzi a un agente o un procuratore. Da ciò consegue, e non è percezione ed è doloroso affermarlo ma è un luogo comune di ogni territorio, che con tal comportamento si ha uno strano modo di legalità, allorquando questa è stata sbandierata più volte in piazza, per fare un’importante esempio, Il 21 marzo u.s.; chapeau…. 

  
Comunque, Foggia ha una parte di cittadini dalla sana concezione di legalità, tanti, maggiormente tra quelli non in doppiopetto e camici vari. Sapete perché? L’indagine in corso, leggendo il provvedimento emesso dagli inquirenti, ha portato alla luce che le persone finora arrestate e accusate di sfruttamento della prostituzione si professano perbene, affermando tra l’altro spudoratamente che gli inquirenti dovevano occuparsi di altro. È inverosimile, giacché le prove sono schiaccianti e le molteplici denunce, comprovate da pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali con l’ausilio di registrazioni audio e video, analisi di documentazione contrattuale e dati economico-finanziari, conferme di testimoni, quasi tutti condomini della porta accanto al casino condominiale, inchiodano chi oggi col il rolex, con il sigaro, che indossano camicie con le iniziali, guidano il macchinone, portano la 24 ore con una mano e l’ultimo modello dell’iphone con l’altra. Tutti professionisti, alcuni conosciuti e con ruoli importanti, anche istituzionali, che predicano “legalità” e razzolano immoralità.

Bene hanno fatto quei condomini a lamentarsi molte volte, chiamando anonimamente il 112 e il 113, confermando presenze particolari e anche conosciute. Bene hanno fatto le Forze dell’Ordine a indagare su tutti i fronti e a 360 gradi, a raccogliere prove e poi arrestare chi secondo loro dovevano far altro. 

Ma bene ha fatto anche una persona, un N.O.C., che un bel giorno ha raccolto la dolenza di persone stanche di sopportare il perdurante via vai di giovani, adulti, professionisti, donne, sempre lì fuori dall’ingresso ad attendere di entrare dopo che uno squillo del loro cellulare gli dava l’ok. Ha verificato e dopo aver stilato un’accurata “notitia criminis” l’ha consegnata di pugno a un Ufficiale in divisa, e quindi dando un fattivo contributo. Il resto l’hanno fatto gli inquirenti. In gergo un N.O.C. è un Non Official Cover, uno sotto copertura al servizio di organizzazioni senza legami ufficiali con i Governi per i quali lavora. Sembra un racconto inverosimile, da spy stories, che difficilmente si crede, specie se associato a un reato come questo. Anche qui la giustizia ha i suoi fedelissimi, “Semper Occultus”.

Noi lo abbiamo incontrato quel N.O.C. e dopo una certa riluttanza, per il modus pensandi nel non apparire, ci ha rilasciato una dichiarazione. È superfluo dire che deontologicamente la fonte rimarrà per sempre secretata. Abbiamo scelto di pubblicare la sua testimonianza perché dalla lettura dell’originale “notitia criminis”, datata 1 Maggio 2016 e debitamente inoltrata alla polizia giudiziaria e mostrata per sola lettura in loco, corrispondono perfettamente alcuni dei nomi apparsi sul provvedimento inquirente, con i tempi, i luoghi, le modalità d’incontro, le abitazioni sequestrate. Importante, per la sua copertura, è dire che il N.O.C. all'epoca dei fatti collaborava con un'associazione territoriale e che oggi egli opera in altri “lidi” e che tramite accordi internazionali con Agenzie Governative ha altri obiettivi più specifici.

«Non ero propenso a dichiarare ciò che sto per dire –afferma il N.O.C.-, ma il mio “senso” per gli altri m’impone a spronare chiunque chiede aiuto, in particolare se è gente comune, che sopravvive e che si vede spesso adombrare richieste che dovrebbero essere la luce del fare legalità e giustizia. Innanzitutto premetto, anche se la definizione istituzionale è quella scritta prima, che per me il N.O.C. è a tutti gli effetti un “collaboratore a chiamata diretta”, che ha stretto accordi di collaborazione (retribuiti) con svariate Agenzie Governative (Servizi di Intelligence) di tutto il pianeta, quindi, un cittadino che ha a cuore le sorti del proprio territorio riferendone (mantenendo l’anonimato) reati perseguibili d’ufficio che permettono l’autorità giudiziaria di attivarsi mediante gli articoli di legge che la regolamentano. In Italia è un po' più complesso: basterebbe prendere in esempio la vicina Svizzera con le cosiddette indagini mascherate per poter capire l’utilità di figure lavorative come il N.O.C.. Ero a Foggia per un “incarico” e seguendo una pista mi sono imbattuto in un indizio che mi ha fatto insospettire. Non è consueto incontrare una persona dalla reputazione immacolata e che non dovrebbe star lì in certe ore, che a testa bassa, prima passeggia su è giù davanti un ingresso di un’abitazione e dopo aver sentito più volte lo squillo del suo cellulare entra quasi in modo furtivo –prosegue il N.O.C.-. È balzato all’occhio e c’ho voluto vedere chiaro. Nei giorni a venire ho analizzato quel luogo, iniziando a informarmi sulle abitazioni e loro inquilini. Da miei informatori vengo a conoscenza che a Foggia si erano verificati casi analoghi. Proseguo e raccolgo informazioni su informazioni, fino ad avere molti indizi che presumevano che in quelle abitazioni accadeva qualcosa di illecito. Da qui come da prassi redigo la “notitia criminis”, ovviamente dettagliata nei minimi particolari, che da quanto ho potuto raccogliere presumibilmente non sono solo quelli resi noti dagli inquirenti. Difatti ci potrebbe essere un secondo step da parte loro e che ovviamente, se così fosse, non potrebbero per ora divulgarlo per ovvie ragioni d’indagini in corso. In me è ancora vivo il ricordo di quella giornata uggiosa del 2016 –ricorda il N.O.C.- in cui mi recai in caserma con tanto di relazione scritta a far presente all’Ufficiale in divisa di quanto accadeva in quel condominio. Un incontro molto cordiale, cosa alquanto strana perché di solito non è così per chi si reca da perfetto sconosciuto in una caserma per esporre dei fatti di sua conoscenza e spiattella una serie di reati. A tal fine, per questi casi, molto spesso l’operatore appresa la notizia del reato si concentra nel capire chi l’ha fornita, quindi si concentra su di te formulandoti una miriade di domande. Invece devo dire che quella mattina a me personalmente non fu fatta alcuna domanda sulle mie generalità, un tacito accordo tra me e l’Ispettore Maresciallo che evidentemente, da buon e navigato portatore di divisa, gli è bastato apprendere la notizia. Vi assicuro che in molti casi avviene il contrario ed io diffido sempre quando perdono di vista la notizia per concentrarsi su chi l’ha prodotta. Il resto, come ha già scritto chi mi ha convinto ad aprirmi alla stampa, l’hanno fatto gli inquirenti. E di questo non posso avere la presunzione di affermare che l’indagine sia partita grazie a me, anche perché alla fine è stata svolta congiuntamente dalle tre forze di polizia presenti sul territorio ed io la nota informativa l’ho data solo a una. Però, e qui parlo al plurale perché come me ce ne sono altri dislocati in distretti ben precisi ed assegnati, possiamo asserire che di sicuro un contributo notevole lo abbiamo dato E a Noi N.O.C. –conclude- poco importa se i meriti vanno a Tizio o a Caio, a Noi importano gli esiti delle cosiddette “note informative”».

Una curiosità sorge: se questa “notitia criminis” ha avuto esiti positivi e l’attività del N.O.C., come dice l’intervistato non è l’unico sul territorio locale, è continua, vuol dire che ne sono state prodotte altre. Si hanno notizie su eventuali altre delazioni fornite alle forze di polizia? «Certo che ce ne sono altre. Basti pensare che nei soli anni 2014 e 2015 abbiamo prodotto, contestualmente ad altri operatori “antenna” presenti nell’area distrettuale assegnata, quasi 138 notizie di reato (armi, droga, rifiuti e segnalazioni su latitanti) –afferma il N.O.C. con aria crucciata-. Speriamo che a chi le abbiamo date sfocino in un seguito. Ma ad una nota informativa in particolare mi sento legato e fu una delazione spontanea di un attuale illustre colletto bianco che all’epoca non era nessuno, quella nota informativa con tanto di nomi la custodisco gelosamente e in un luogo protetto. Ma questa è ben altra storia».

Un N.O.C. che si confida non è consueto, e di questo lo ringraziamo. Crediamo che se l’abbia fatto è perché oltre a quello che ha raccolto per le informazioni fornite per quell’Ufficiale in divisa, abbia visto qualcosa e che dopo aver ascoltato quel brusio diventato frastuono gli abbia dato molto fastidio certi comportamenti e affermazioni di falsi perbenisti. Crediamo che la molla scattata in lui siano state le affermazioni di quelle persone finora arrestate e accusate di sfruttamento della prostituzione che si sono dichiarate perbene, per poi affermare che gli inquirenti dovevano occuparsi di altro.  Se così fosse, concordiamo pienamente.

FOCUS:




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