martedì 4 ottobre 2016

Al M5S di Monte requisito il tazebao e tutto tace

di Nico Baratta

Durante la rimozione del tazebao (foto facebook)
La notizia ci è giunta quasi per caso. Una foto pubblicata su facebook con un post che riprendeva l’azione messa in atto dai Carabinieri della stazione di Monte Sant’Angelo. Il 28 settembre 2016, durante lo svolgimento della Festa Patronale è stato requisito un cartellone riportante un comunicato politico. Quest’ultimo era fuori la sede degli Attivisti del M5S di Monte e riportava un testo che riprendeva alcune informazioni sul passato di un familiare del Gen. Sergio Sorbino, attuale collaboratore per la Legalità presso il Comune di Monte Sant’Angelo. Abbiamo letto il testo e ci è sembrato colorito ma non offensivo. Ma non entriamo nei particolari giacché è materia politica, noi facciamo informazione. Inoltre quel tazebao era li dal 02 settembre 2016, perciò letto ormai da tutti i cittadini. Come mai il 28 è stato rimosso? Forse perché vi era una festa in corso e altra gente poteva leggerlo? E perché la rimozione non è stata anticipata da un avviso che solitamente in caso di azione di Polizia Giudiziaria o su decreto emesso dalla Procura della Repubblica è accompagnato da atti redatti all’uopo? Nel comunicato che segue la nostra disamina son ben specificati gli articoli di Legge e della Costituzione che normano tal azioni. Inoltre, ci è stato detto dagli attivisti che quando si son recati nella relativa caserma dei Carabinieri non gli è stato consegnato alcun documento inerente a tal azione e alla richiesta di informazioni è stato detto loro che vi è un’indagine in corso («manco fosse secretata…» ha detto un attivista). Tuttavia la legge non ammette ignoranza (non sappiamo la presunzione…in certi casi) e dice sommariamente che in ogni caso non può essere tolto arbitrariamente e senza una carta scritta alcun oggetto di proprietà altrui. Nel caso specifico, seppur politica, l’informazione a Monte pare abbia subito un arresto, con tanto di bavaglio giacché nulla è uscito pubblicamente dai media locali all’infuori delle mura montanare. E ciò è un male per la democrazia, in barba perlopiù al tanto decantato Art. 21 della nostra Costituzione Italiana. Ciononostante ci chiediamo da giornalisti, e perciò interessati alla libera informazione, qual è il motivo di tal azione per mezzo dei Carabinieri poiché una motivazione va data? Inoltre ci chiediamo come mai nessuno del M5S della Capitanata e della Puglia ed in particolare i consiglieri regionali abbiano preso le difese dei loro attivisti? Non ne erano a conoscenza? Ebbene, ora lo siete; vediamo il poi…

Di seguito riportiamo fedelmente il comunicato stampa degli Attivisti del M5S di Monte Sant’Angelo in merito all’atto subito.

«I MANIFESTI SI POSSONO RIMUOVERE, IL PENSIERO NO ! IL DIRITTO DI CRITICA (ART.21 Cost.)»

«Il giorno 28 settembre c.a., dalla parete del MEETUP RELAIS DI M.S.A., verso le ore 10, i CC hanno rimosso il manifesto intitolato «VENGHINO, VENGHINO», SIGNORI! Alcuni amici, testimoni dell’operazione, ci hanno avvertito telefonicamente. Al pomeriggio ci siamo recati spontaneamente in Caserma ed il funzionario responsabile ci ha prima di tutto identificati. Poi, però, alle nostre domande non ha offerto alcuna risposta, giustificandosi con il segreto istruttorio. Alla buona, in seguito, ci è stato riferito che il manifesto era stato rimosso perché l’A.G. potesse disporre del corpo del reato e che in futuro sarebbe spettato al PM promuovere indagini per il riscontro di eventuali reati onde perseguire i responsabili.

Il manifesto rimosso conteneva critiche alla scelta politica dei commissari, che con delibera n° 116 del 19/08/2016 nominavano, in quanto esperto di legalità e sicurezza, per il territorio di M.S.A. l’ex – generale dei CC Sergio Sorbino per la durata di un anno. 

Sulla scelta dei commissari, infatti, già prima (2 settembre 2016) avevamo espresso il nostro disappunto e sollevato dubbi sull’opportunità di individuare nell’ex – generale dei CC Sergio Sorbino la persona giusta, in quanto il figlio dello stesso avrebbe omesso di dichiarare i propri precedenti penali in un concorso al comune di Catania (V. notizia di cronaca riportata sul giornale LA SICILIA a firma del giornalista Marco Benanti del 12/06/2014). Ed inoltre auspicavamo il desiderio di non vedere ulteriormente sperperare il denaro dei cittadini inutilmente. Questo era ed è il nostro pensiero manifestato liberamente così come garantito dall’art.21 Cost. della Repubblica italiana.

Secondo il nostro punto di vista, la rimozione sarebbe priva di ogni fondamento giuridico.

In primis sul piano formale, anche quando ricorre l’assoluta urgenza e non sia possibile l’intervento dell’A.G., il sequestro può essere eseguito da ufficiali di P.G., sempre che venga convalidato nelle ventiquattro ore successive dal P.M (art. 253 c.p.p.).

Sul piano sostanziale, atteso che dopo gli interventi siano ravvisati elementi configurabili con il reato di diffamazione (art.595 c.p.), ANTOLISEI (v. P.S.. vol.I, Giuffrè, Milano, 2008, p.213) testualmente afferma che: «la diffamazione ricorre quando si offende l’altrui reputazione…ossia l’onore e il decoro di cui il codice parla a proposito dell’ingiuria…tenendo conto di tutte le circostanze del caso concreto e dei criteri di valutazione usuali nell’ambiente in cui si svolge…». Considerato, quindi, di quanto si afferma nel manuale di Antolisei, ribadiamo che le nostre critiche non erano dirette alla reputazione di alcuno.

La giurisprudenza, inoltre, con riguardo alle circostanze e al contesto – POICHÉ NON È OBBLIGATORIO STIMARE QUALCUNO -, precisa, dopo aver richiamato l’art. 21 Cost., che «L’ESERCIZIO DEL DIRITTO DI MANIFESTARE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, LO SCRITTO ED OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE DELLE IDEE, RENDE PIENAMENTE LEGITTIME ANCHE FORME DI DISPUTA POLEMICA…PURE CARATTERIZZATE DALL’USO DI ESPRESSIONI DI DURA DISAPPROVAZIONE O RIPROVAZIONE E DALL’ASPREZZA DEI TONI, PURCHÉ L’ESERCIZIO DELLA CRITICA NON TRASMODI IN ATTACCHI PERSONALI… E NON SCONFINI NELL’INGIURIA E NELLA CONTUMELIA DELLA RFEPUTAZIONE DELL’AVVERSARIO» (CASS. 38971/2013).

Ed allora «LA CRITICA PUÒ ESPLICARSI IN FORMA TANTO PIÙ INCISIVA E PENETRANTE, QUANTO PIÙ ELEVATA È LA POSIZIONE DELLA PERSONA CHE NE È DESTINATARIA» (CASS. 19509/2006). Ergo, non un attacco personale, ma l’esercizio pieno di un diritto, quello di critica (artt. 21-33 Cost.).

L’errore, a nostro parere, di chi eventualmente ha brigato per la rimozione del manifesto, è nell’aver separato la critica alla gestione commissariale e all’esperto di legalità e sicurezza dal contesto all’interno del quale tutto ciò avviene: DEGRADO TERRITORIALE, RISORSE INSUFFICIENTI, PARALISI AMMINISTRATIVA, VILIPENDIO AL DECORO DEI CITTADINI (CAPOLINEA, PRONTO SOCCORSO, REFERENDUM, FUGA DEI GIOVANI, MANCANZA DI PROSPETTIVE, ETC…).

In ogni democrazia, coloro i quali si ostinano a non recepire le critiche e ad ignorare le libertà sancite dalla Costituzione, appartengono ad un’era che oggi non c’è più grazie alle lotte portate avanti contro ogni forma di totalitarismo.

I MANIFESTI SI POSSONO RIMUOVERE, IL PENSIERO NO! 

Salus populi suprema lex esto,(CICERONE,De legibus, III, 3)

Lì, 03/10/2016»

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