sabato 4 aprile 2015

…come Pilato

L'Editoriale di Nico Baratta

Illo come Pilato. Del resto siamo nel periodo della Settimana Santa, anche se di personaggi che si lavano le mani ve ne sono per tutto l’anno, anzi per tutti gli anni trascorsi e a venire. Sono i “poi…” che preoccupano visti i risultati di quel Ponzio, cha tra sagre e programmi riuscirà nel suo “patate e cozze”. Come affermo sempre, la storia insegna. E pochi ne traggono l’essenza e seguono i suoi consigli. Se la storia ci ha consegnato una Maddalena e noi ci ostiniamo a non riconoscerla donna ma santa, come possiamo pretendere che il Ponzio moderno non ce ne consegni un’altra? La storia insegna. 

Giuda tradì. Oggi quel Giuda ha animato la mente di colui che tra baci e abbracci, anche pacche sulla spalla, ha tradito un uomo e con lui chi ha sempre creduto in lui e nel partito. La storia insegna e si ripete. Del resto siamo nel periodo della Settimana Santa. 

Sentir che delle scelte locali per le imminenti elezioni se ne occupa la il comparto provinciale piuttosto quello regionale, a me pare una scusante che solo gli orbi, i muti e i sordi potrebbero stentar a credere. Forse sarà così. Ed allora perché dal regionale è sceso il dogma della capolista? …come Pilato.

Le liste son fatte, ma non chiuse. E chi dovrebbe esserne parte fa bene a non mollare. La democrazia lo esige. Il popolo lo pretende. E se è vero che l’eletto è l’espressione democratica del popolo, che si dia seguito a questo dogma. Uno statuto, già di per se bistrattato da “Sommi Capi” che emulano gesta farisaiche, lo prevede, spesso lo esige a maggior ragione che l’uscente va posto in essere, non di essere. È vero, sull’alto scranno capitolino c’è qualcuno non eletto, non scelto, forse imposto, ma di certo autoproclamatosi. E con lui tutti i suoi adepti che di democratico non conoscono neanche il significato, figuriamoci il valore. Non cadiamo nello stesso tranello.

La storia insegna. Lo fa nella sua cruda verità, spesso figlia di editti scomodi, ma non bulgari che qui oggi divenuti tali. E come insegna a ingoiare rospi, insegna a rigettarli nello stagno, quella palude costruita ad hoc da chi osserva il dito e non la luna.

La storia insegna. Un tempo “capa bianca” riuscì nell’intento, lasciando in eredità un patrimonio oggi sperperato. I confini erano chiari e con essi le persone che sapevano controllarli, gestirli e creare benessere. Poi il nulla, tabula rasa per noi e tavola imbandita per loro, con pani e pesci di un golfo spesso alla berlina di nastri che di oro avevano solo il nome. Oggi si tenta di ripetere quel prodigio, perché di prodigio stiam parlando giacché le nomine son state studiate per riequilibrare assi resi sdrucciolevoli da promosse cariche. 

Non da una pretura, sua sede iniziale, …come Pilato illo scelse la via più facile, meno di noia e meno clemente. Una via, non terza ma secondaria, meno vistosa ma appagante per chi dal fumo trae sostanza. Una via che condurrà inesorabilmente chi già ha dato e oggi attende, a intonaci murattiane poiché i mattoni son già belli che sgretolati. Una sorte che da queste parti stiam pagando cara. Ci hanno denudato di ciò che avevamo di più caro e che garantiva benessere. Qui rimane solo quel ricordo che vent’anni or sono oggi da il nome a uno squallido parcheggio.

La storia insegna. E con essa i Pilato di turno, gli stessi che preferiscono gareggiare con scartine per rafforzare le madri vie. Tuttavia bisogna scegliere. E piuttosto di consegnar in bianco, meglio il meno peggio che oggi è quel Pilato. Dall’altra parte c’è il nulla e qualcuno dovrà per forza amministrare. Lo prevede la legge, lo esige la vituperata Costituzione e la deformata democrazia. 

Ad Maiora! 

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