Canone Rai: «SI può non pagare il canone», lo afferma Libero
di Nico Baratta
La fonte è autorevole e ciò ha destato stupore: «SI può non pagare il canone» la notizia che il quotidiano Libero ha diffuso. Lo dice anche l’Europa. Ad avvallarlo è la Corte Europea dei Diritti che infatti ha accolto il ricorso di un cittadino italiano, e precisamente di Maglie, nel leccese. Il pugliese, da quanto è stato scritto da Libero contestava il pagamento dell’odioso dazio che da decenni foraggia il servizio pubblico. Secondo gli incartamenti dell’Alta Corte il canone Rai sarebbe illegittimo «In quanto non attiene alla materia fiscale» e «l’obbligo all’abbonamento del canone come tassa sul possesso di uno o più apparecchi atti o adattabili a ricevere trasmissioni compromette la libertà di informazione».
La notizia non è nuova giacché qualche mese fa è stato proprio il tribunale tributario del Lazio a mettere in discussione il canone. Nella sentenza 597/2013, come afferma Libero, è stata accolta l’istanza di un contribuente che si era opposto alla cartella esattoriale di riscossione del canone tv. Un’azione intrapresa con tanto di documentazione in merito alla domanda di richiesta di oscuramento inviata alla Rai. Ma come avviene da quelle parti, a Torino presso la sede amministrativa della RAI, l’amministrazione televisiva non aveva risposto e il fisco (Agenzia delle Entrate) aveva proceduto all’emissione della relativa cartella, impugnata poi dal contribuente.
Il cittadino di Maglie, convinto sulla legittimità della sua richiesta, “dimenticata” –per modo di dire- dalla commissione provinciale pertinente, non si è dato per vinto e si è riproposto producendo formalmente una documentazione d’appello di opposizione in secondo grado (come previsto dalle leggi vigenti) ottenendo la ragion cercata. La sentenza per l’appello, pronunciata dai giudici del Lazio, ha resa nulla la cartella del pagamento del canone RAI, e il cittadino di Maglie ha continuato a usufruire dei servizi tv.
Non resta che dire che, oltre a far valere i suoi diritti facendo applicare le leggi in materia, il contribuente ha avuto ragione. Ciò è accaduto perché è sufficiente che dopo aver fatto regolare denuncia di oscuramento alla Rai, questa non produca risposta. La patata bollente, ora, è nelle mani del Parlamento che dopo aver preso atto della sentenza dell’Alta Corte e del tribunale del Lazio, deve legiferare in merito, ovvero dare la possibilità agli italiani di scegliere cosa vedere e cosa pagare per vedere in tv. Nel frattempo si consigliano i lettori a consultarsi con le associazioni dei consumatori e i suoi legali.
La notizia non è nuova giacché qualche mese fa è stato proprio il tribunale tributario del Lazio a mettere in discussione il canone. Nella sentenza 597/2013, come afferma Libero, è stata accolta l’istanza di un contribuente che si era opposto alla cartella esattoriale di riscossione del canone tv. Un’azione intrapresa con tanto di documentazione in merito alla domanda di richiesta di oscuramento inviata alla Rai. Ma come avviene da quelle parti, a Torino presso la sede amministrativa della RAI, l’amministrazione televisiva non aveva risposto e il fisco (Agenzia delle Entrate) aveva proceduto all’emissione della relativa cartella, impugnata poi dal contribuente.
Il cittadino di Maglie, convinto sulla legittimità della sua richiesta, “dimenticata” –per modo di dire- dalla commissione provinciale pertinente, non si è dato per vinto e si è riproposto producendo formalmente una documentazione d’appello di opposizione in secondo grado (come previsto dalle leggi vigenti) ottenendo la ragion cercata. La sentenza per l’appello, pronunciata dai giudici del Lazio, ha resa nulla la cartella del pagamento del canone RAI, e il cittadino di Maglie ha continuato a usufruire dei servizi tv.
Non resta che dire che, oltre a far valere i suoi diritti facendo applicare le leggi in materia, il contribuente ha avuto ragione. Ciò è accaduto perché è sufficiente che dopo aver fatto regolare denuncia di oscuramento alla Rai, questa non produca risposta. La patata bollente, ora, è nelle mani del Parlamento che dopo aver preso atto della sentenza dell’Alta Corte e del tribunale del Lazio, deve legiferare in merito, ovvero dare la possibilità agli italiani di scegliere cosa vedere e cosa pagare per vedere in tv. Nel frattempo si consigliano i lettori a consultarsi con le associazioni dei consumatori e i suoi legali.
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