domenica 14 agosto 2016

De Zerbi non ha mangiato il galluccio. È stato esonerato

di Nico Baratta

Tuona come il botto che chiude i fuochi pirotecnici di Ferragosto, quello più forte, assordante. Il Mister dei sogni, colui che ci aveva fatto sognare la serie B, quello che quest’anno aveva promesso di traghettarci nella serie cadetta, lui che ha rinunciato a panchine della massima serie, ad un giorno da Ferragosto lascia la panchina del Foggia Calcio. O meglio è stato costretto a lasciarla. Esonerato alla vigilia della festa più sentita dai foggiani. E qui a Foggia già si dice che non ha mangiato il galluccio, grave quanto il panettone di Natale o la colomba di Pasqua. 
È ufficiale, Roberto De Zerbi (nella foto) non è più l’allenatore del Foggia. Lo annuncia il Foggia Calcio con un breve, stringato o laconico qualsivoglia comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale della società «Il Foggia Calcio comunica di aver esonerato dall'incarico di allenatore il tecnico Roberto De Zerbi. Al tecnico bresciano, da parte del Foggia Calcio, vanno  i ringraziamenti per l'attività svolta e gli  auguri di migliori fortune. Foggia Calcio Srl». 
Contestualmente e senza perder tempo, come se le sorti erano state già segnate e disegnate, la società rossonera annuncia il suo sostituto «Giovanni Stroppa è il nuovo allenatore del Foggia. ll Foggia Calcio comunica di aver affidato l’incarico di responsabile tecnico della prima squadra al  Signor Giovanni Stroppa. Per il tecnico di Mulazzano è il terzo ritorno a Foggia visto che Stroppa ha indossato la maglia rossonera come calciatore già due volte» Il comunicato, poi, continua con il passato di Stroppa, disegnando il futuro sportivo come inalterato, (e forse non solo sportivo…).
Ringraziamenti della società dovuti, certo, ma non esaustivi per raccontare la vera storia di una commedia che ha le sue origini mesi addietro. Non sappiamo con certezza le verità celate di tal divorzio. E mai le sapremo. Forse solo mezze verità, dell’una e dell’altro. Tuttavia è doveroso far conoscere anche l’altra verità, quella del Mister. 
Ed è lo stesso De Zerbi che con un post pubblicato su facebook ce la racconta «Con la morte nel cuore stamattina sono stato esonerato. Da un po' di tempo i miei rapporti con il Ds Di Bari si erano incrinati. Lui, a giugno, per convincermi a rimanere mi ha fatto una serie di promesse mai mantenute. La figura di Colucci, fortemente voluta da me, non ha portato nessuna miglioria. Io sono consapevole di avere un carattere spigoloso, so di non avere a volte i modi eleganti ma io vivo per il mio lavoro. Da due anni ad oggi avevo messo il Foggia davanti a tutto e tutti, famiglia e carriera comprese. Il mio difetto è essere esigente con me stesso con i calciatori e con tutti coloro che lavorano con me, dai magazzinieri al giardiniere. Anche con i Direttori Sportivi ho ragionato così. Io se prendo un impegno mi assumo responsabilità e ci metto la faccia. Quest'anno era per me un anno dove non si poteva sbagliare niente. Il mancato rinnovo di Gigliotti, il non aver ancora sostituito Iemmello e Di Chiara da tempo partenti, alcune trattative saltate per ragioni futili o la mancanza di attenzione per il campo di Amendola abbandonato dall'11 giugno e che non sarà pronto prima di novembre sono alcune tra le cause della mia insofferenza. Sul mercato ho chiesto alla società di allestire una squadra importante. Mi sono opposto ad esborsi economici fuori da ogni logica ma ho sempre ricordato che quest'anno Foggia voleva vincere e l'aver dichiarato che si puntava al 1º posto comportava oneri da mantenere nei confronti della gente. Nonostante sentissi tutto questo come un problema grave non mi sarei mai permesso di chiedere "O io o Di Bari" perché ricordo bene essere stato colui che mi ha dato l'opportunità di iniziare ad allenare e nemmeno ho mai fissato un out-out per forzare acquisti di calciatori. Ho denunciato questo mio pensiero al fine di dare una sterzata netta con quello che si stava facendo. Per il bene di tutti. Scrivo queste righe perché non voglio che venga buttato fango sulla mia persona. Io ho rinunciato a categorie superiori perché mi sento questa squadra una questione di pelle e non sono pentito. Sento di essere a posto con la mia coscienza. Sono un passionale istintivo quindi facilmente predisposto a sbagliare e nei modi e nei tempi. Ma sono vero, leale, sincero e coerente. Con tutti. Dal più forte al più debole. Ringrazio i fratelli Sannella per quello che mi hanno dato in questi mesi. Mi dispiace non essere riuscito a farmi conoscere bene. Forse avrei dovuto coltivare di più il rapporto con loro e magari avrebbero apprezzato la mia professionalità e il mio lato umano. Sono convinto di aver fatto tutto nel loro interesse talvolta dimenticando i miei di interessi. Ringrazio i miei giocatori che porterò sempre nel cuore. Mi dispiace lasciare una cosa da me costruita. Giorno dopo giorno. Ringrazio la gente dello Zaccheria. Il mio stadio. L'orgoglio più grande per me è aver contribuito a riempirlo nuovamente e di aver fatto appassionare tante persone alla squadra. Non penso di essere l'allenatore più bravo che è passato da qua ma forse uno dei più attaccati. Io per Foggia c'ero ci sono e ci sarò sempre. Forza Foggia. Mister De Zerbi».
Sul web, in piazza, tra la folla della Santa Processione che oggi è sfilata nel centro foggiano, le voci si rincorrono; chi a favore, chi no, chi rimpiange un sogno, chi parla di un abbonamento pagato ma senza valore, chi è dalla parte della società per gli acquisti fatti sinonimo di “spalle forti” e determinata a vincere il prossimo campionato di Lega Pro. Un dato è certo che De Zerbi non è più a Foggia. E come è accaduto per Zeman i foggiani ne parleranno a lungo, rimpiangendolo, criticandolo, desiderandolo nuovamente se la meta non arriverà. 
L’augurio che Roberto De Zerbi possa approdare in realtà dove la sua voce verrà ascoltata, dove si comprenda che una squadra non è fatta solo dai calciatori, bensì da chi li gestisce, da uno stadio capiente, sicuro e ospitale, da chi li nutre, da chi li massaggia e li cura, da chi gli serve il pallone a bordo campo e da chi garantisce la sicurezza di uno stadio che ogni domenica esplode col tifo dei suoi supporter, sicurezza spesso affidata a steward discutibili sul piano educativo e razionalmente difensivo. Forse è chiedere molto? Sta alle società deciderlo…

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