venerdì 11 gennaio 2013

VALENTINA VEZZALI, DAL FIORETTO ALLA POLITICA. NE PARLA SUL SITO DI VANITY FAIR

Da atleta ha vinto tutto, ma la politica è un'altra cosa. La sfida di Valentina Vezzali non è semplice, e le prime critiche sono arrivate non appena è stata ufficializzata la sua candidatura nella lista civica di Mario Monti. La fiorettista italiana non sembra però preoccuparsi troppo di quello che pensano gli altri, e ha già scelto tre punti al centro del suo programma: le donne, la famiglia, lo sport. Ne parla con il sito di Vanity Fair.


Perché la scelta di entrare in politica con Mario Monti?  «Non avrei mai pensato farlo e non ho mai avuto ambizioni da parlamentare. Ma quando ho ricevuto la telefonata del senatore Monti mi sono lasciata trasportare dall'entusiasmo e ho accettato. Ho fiducia in lui e l'ho apprezzato come presidente del Consiglio. Ho sentito il suo discorso a dicembre, e mi hanno colpito le sue parole sulla condizione delle donne». 
Però nell'Agenda Monti si parla poco di sport.  «Uno dei miei obiettivi è dare un contributo dall'interno in questo senso. Se Monti ha scelto me e Annalisa Minetti, penso che ci sia un motivo». Abbiamo capito che la famiglia per lei è importante. Ma anche quelle formate da due persone dello stesso sesso?  «Ognuno è libero di scegliere chi amare nella propria vita. Finché non fanno del male a nessuno sono liberi di volersi bene».  Sì, ma le unioni civili? Voterebbe a favore?  «Penso che la natura dell'uomo sia di stare con una donna. Credo nell'unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato. Credo molto in Dio. I nostri figli hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna».  Quindi niente adozione e niente riconoscimento delle coppie?  «Credo che una forma di riconoscimento sia necessaria. Sull'adozione si potrebbe discutere e fare un discorso un po' più ampio». Ha vinto tanto nella sua vita. Non ha paura di perdere?  «Ho anche perso tante volte. Nei momenti difficili e bui ho sempre avuto la forza interiore di rialzarmi in piedi».   E se dovesse scegliere se togliere tempo alla scherma o al parlamento cosa farebbe?
«Non toglierei il tempo a niente. Basta organizzarsi. Quando andavo a scuola mi svegliavo alle sette del mattino. Tornavo a casa, facevo i compiti, andavo ad allenamento e poi studiavo fino all'una o alle due di notte. E in palestra sono sempre la prima a salire in pedana e l'ultima ad andarmene, anche se ho 38 anni».

L’intervista completa su www.vanityfair.it

www.mavico.it

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