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venerdì 22 marzo 2019

“Accogliere l’altro come dono”, [VIDEO] Il messaggio a Foggia di Mons. Pelvi per la Festa Patronale

Di seguito il messaggio alla città per la Madonna dei Sette Veli, l'Iconavetere, dell'Arcivescovo Metropolita di Foggia - Bovino, mons. Vincenzo Pelvi, in occasione della Festa patronale di Foggia

“Accogliere l’altro come dono”
«A nessuno sfugge che respiriamo aria di paura: paura dell’altro, del diverso, dello straniero, di chi ha la pelle nera. Sembriamo soddisfatti se possediamo un’arma per difenderci, se si chiudono i porti ai poveracci; se consideriamo moralmente cattive le persone che salvano vite umane, se si svuotano i centri di riferimento per i rifugiati.

Lo scontro, la rabbia, la diffidenza e persino l’odio prendono sempre più forma e continuano ad inquinare il senso di umanità delle nuove generazioni (ad esempio, i nostri ragazzi e giovani – a scuola tre alunni su cinque – vengono etichettati islamici, rumeni, gay, poveri).
Sembra non ci spaventino episodi di brutalità e di violenze, generati da quella cultura del benessere che porta a pensare a se stessi, vivendo in bolle di sapone, che sono belle ma sono nulla.
Come pure, ci stiamo abituando a linguaggio volgare, violenze urlate, gesti offensivi, rivalità istituzionali. Serpeggia, così, in maniera subdola la discriminazione, una malattia spirituale da cui si può guarire solo con la convinzione che siamo tutti persone e che bisogna anteporre la vita di ogni uomo e donna alla sicurezza di una Nazione.


A riguardo, celebrandosi oggi la Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, il Presidente della Repubblica così si esprime: «Il veleno del razzismo continua ad insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli. Crea barriere e allarga le divisioni. Compito di ogni civiltà è evitare che si rigeneri: le libertà, le pari dignità, il rispetto per l’altro, la cooperazione, l’integrazione e la coesione sociale sono le migliori garanzie di un domani di armonia e progresso».
Forse oggi, più che sulla diversità, occorre riflettere sul fatto che ci viene tolta la dignità, perché ci sono investimenti senza progettualità; mercato senza responsabilità; tenore di vita senza sobrietà; efficienza tecnica senza coscienza; politica senza società; privilegi senza ridistribuzione; sviluppo senza lavoro. Di qui l’urgenza di inaugurare la stagione dell’accoglienza che non è frutto di buonismo, ma per noi credenti è scegliere di testimoniare lo stile di Dio nel vissuto quotidiano. Il cristiano è colui che cerca di far sempre posto all’altro, considerando che i propri modi di essere e di pensare non sono i soli esistenti, ma si può accettare ad imparare, relativizzando i propri comportamenti.
Accogliamo la cultura, la religione e l’etica degli altri senza pregiudizi e senza misurarla con la nostra, mettendoci in ascolto di una presenza che esige una risposta; ascolto che instaura una confidenza reciproca. Chiediamoci: chi è l’altro? Alla domanda Sartre rispondeva: “o è l’inferno o un dono a cui mi dono”. Ognuno è destinatario di doni: dal dono della vita, che non noi ma altri hanno deciso, al dono della parola alla quale altri ci hanno iniziato; al dono dell’amicizia che molti non ci fanno mancare. Inoltre gli oggetti, i beni, la terra e i suoi frutti: tutto abbiamo ricevuto.
Accogliere l’altro come dono costruisce la fraternità umana, a partire dalla diversità. La scelta difronte alla quale ci troviamo è fra la fiducia dell’altro o il sospetto, tra il consegnarsi come Cristo all’umanità o l’armarsi per negare un posto all’altro. Se cerco Dio passando sulla testa degli altri […] sbaglio strada. Ogni volta che la diversità mi aggredisce, Dio è là che m’impone di superare il mio orizzonte.
Per concludere vorrei lasciare la parola alla Sacra Scrittura e poi a un teologo del Concilio, Padre Ernesto Balducci. Il testo biblico: «Vi sarà una sola legge per il nativo e per lo straniero che soggiorna in mezzo a voi. Quando uno straniero dimorerà presso di voi, nella vostra terra, voi non potete opprimerlo. Lo straniero residente fra voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi» (Es 12); «Tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati stranieri in terra d’Egitto» (Lv 19). Già nella Bibbia si dice che lo straniero dimorerà, lo tratterete con i diritti come colui che è nato fra di voi, a maggior ragione se è nato fra di voi.
Ispirandomi, poi, a qualche scritto di padre Balducci ne riporto alcune considerazioni elaborate dal Card. Ravasi in forma di decalogo:
1. Non rassegnarsi ma lottare. 2. Non odiare ma amare. 3. Non reprimere lo sdegno ma esprimerlo in forza costruttiva e servizio (lo sdegno è una virtù, è l’ira che è un vizio capitale!). 4. Non calcolare troppo ma rischiare. 5. Non servire i potenti ma i deboli. 6. Non cedere ma credere. 7. Non ripetere ma pensare (pensate a certa propaganda populista: pensare è l’ultima delle attività che fanno alcuni politici!). 8. Non restare soli ma pregare. 9. Non intristire ma godere l’amicizia. 10. Non chiudere i confini ma aprire gli spazi dello spirito.
Queste parole affido alla vostra meditazione, convinto che l’intercessione della Vergine santa ci farà scoprire la fraternità come abbraccio del Signore per l’intera umanità».

lunedì 15 agosto 2016

Foggia è «Una città senza gioia», il monito di Mons. Pelvi

L'Editoriale di Nico Baratta

Nel pre-Ferragosto, nel giorno della festa più sentita dai foggiani, dopo quella del 22 marzo, e dopo la consueta e sempre attesa e partecipata processione del 14 agosto, Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino, bacchetta la città. O meglio, nell’omelia della celebrazione eucaristica pomeridiana, svolta in Cattedrale, lancia un monito che pare essere una fustigazione.
Foggia è «Una città senza gioia».
Ad ascoltare il prelato, ex militare (era cappellano delle Forze Armate, ricoprendo il grado di Generale di Corpo d’Armata), vi sono le massime cariche politiche cittadine –Sindaco e qualche assessore e consigliere comunale-  e quelle istituzionali e militari (in realtà i loro sostituti in seconda, come accade sempre, d'altronde in queste occasioni liturgiche). 
Con «Una città senza gioia» tuona Mons. Pelvi che non si risparmia sui dettagli, imbastendo con sapiente e certosina pazienza un’omelia che pian piano diventa la tela della verità. Energicamente Sua Eccellenza descrive una Foggia sofferente, con profonde ferite e dilaniata dal consumismo. Punta il dito sui piaceri quotidiani e sul modus pensandi che la collettività locale da un po’ di anni ha adottato per far fronte alle veniali necessità non solo personali ma di chi gli chiede di trarne vantaggio. Un rimprovero che scuote i fedeli –per chi lo ha attentamente ascoltato- che annuiscono col capo ad ogni sua affermazione, spesso rivolgendo lo sguardo verso le cariche politiche, istituzionali e militari presenti alla celebrazione. Mons. Pelvi, uomo e prelato con indiscussa educazione cattolica e formazione militare, non le manda a dire. Incalza, e non sbaglia, asserendo che Foggia è pervasa da un clima d’indifferenza, che necessita di condivisione, di altruismo. 
Alla fine della celebrazione eucaristica, come di consueto, i fedeli presenti in Cattedrale si sono soffermati tra loro, per gli auguri e qualcuno per commentare le parole di S.E. Mons. Pelvi. Rivolgendo impavidamente l’orecchio oltre il rispettoso confine –è mestiere del giornalista…e non ce ne scusiamo- si son potuti “origliare” commenti non a suo favore: qualche fedele ha trepidamente bisbigliato che da quando si è insediato, pur avendo partecipato a incontri con i malati, non ha mai incentrato la sua “missione” sugli emarginati “riposti” nelle strutture medicali. Ora, non sappiamo se questo risponda a verità. Pertando invitiamo Mons. Pelvi a una smentita poiché a noi risulta che lui c’è e c’è stato.
Tuttavia, questo 15 agosto 2016 non verrà chiuso nel dimenticatoio, e Mons. Pelvi siamo certi che ricorderà al momento opportuno quanto oggi detto, sperando che chi lo ha ascoltato possa trarne spunto per migliori gestioni, amministrazioni, azioni, decisioni e responsabilità.
Foggia ne ha bisogno e un uomo può far la differenza.

Ad Maiora!

[Nella foto la Madonne dei Sette Veli in processione - ph Vincenzo Baratta]

giovedì 24 marzo 2016

Foggia, la Festa Patronale si festeggerà il 5 aprile

di Nico Baratta

Madonna dei Sette Veli, festa patronale spostata al 5 aprile 2016.

Anche quest’anno, come lo scorso, a Foggia si festeggerà la Madonna dei Sette Veli posticipandone la data. Il 5 aprile e non il 22 marzo, effettivo giorno della ricorrenza della Santa Patrona, Foggia potrà manifestare la sua totale devozione a quella santa icona di una Madonna avvolta da Sette Veli.
La comunicazione è giunta a Palazzo di Città dal vicario generale della Curia Metropolitana di Foggia-Bovino. Difatti, per renderla operativa il Comune di Foggia ha promulgato un decreto, il n°41 del 02 febbraio 2016, sottoscritto dal Sindaco, Franco Landella.
La motivazione di tal posticipo è che la festività patronale ricorre per l’anno in corso nella Settimana Santa e secondo le norme liturgiche della Chiesa Cattolica va posticipata per la rappresentazione di tutte le sue funzioni liturgiche che coinvolgono la popolazione con annesse feste lavorative.
Con ciò ai fini civili e lavorativi il Sindaco ha decretato quindi la chiusura degli uffici comunali e pubblici della città per il 5 aprile, giorno in cui verrà celebrata la solennità dell’Iconavetere.

venerdì 14 agosto 2015

Foggia, Mons. Pelvi: «Inauguriamo nella nostra Città la stagione dei doveri»

Ecco il testo integrale del messaggio alla città di Mons.Vincenzo Pelvi (nella foto), Arcivescovo della Chiesa di Foggia-Bovino scritto in occasione della processione che si terrà questa sera.

«Carissimi,

come dinanzi ad un album di famiglia, sfoglio nella mente e vedo scorrere le nostre giornate. Siamo un poco tutti alla finestra a guardare, aspettando che passi questo tempo di confusione, interessi soggettivi e formalismi ipocriti.

Nulla è impossibile a Dio. Con la grazia del Signore desidero con voi che rifiorisca l’ospitalità, l’accoglienza, l’amicizia ma soprattutto l’amore coniugale.

Accostando le storie familiari della nostra Città, ascolto spesso inconsapevoli paure e sofferte solitudini. Tra noi c’è tanto dolore gridato e soffocato, espresso con lacrime cocenti e brividi di vuoto: bambini con gravi patologie, adolescenti con significative disabilità, mancanza di cibo e di lavoro, lutto per la tragica morte di figli, offese alla dignità della persona umana. E, nonostante così immensa passione, vedo aumentare quotidianamente le separazioni coniugali.

Nelle nostre famiglie, pur radicate nei valori evangelici, spesso noto l’assenza di uno dei genitori, particolarmente il padre, che vanifica il ruolo dell’altro. Sembra che non ci siano più genitori e figli, perché tutti si collocano sullo stesso piano per età, autorità e mentalità. Tutti esigono gli stessi diritti, hanno gli stessi gusti e si comportano alla stessa maniera. Verifico come adulti e ragazzi diventano succubi delle medesime insicurezze e fragilità (alcool, droga, aggressività, sessualità).

Purtroppo viviamo solo con un approccio emotivo all’esistenza. Si scelgono, infatti, emozioni immediate, travolgenti, di breve durata, incapaci di giungere alla profondità delle cose. A nessuno sfugge la precarietà delle emozioni che porta a dei comportamenti che sfociano anche nella morte o in infermità permanenti. Penso agli incidenti stradali di questi mesi, agli atti di violenza, alle notti sballate e a quegli atteggiamenti sessuali spregiudicati, dove non si è coscienti di quello che si sta commettendo. Quasi sempre un attimo d’incoscienza distrugge la propria vita e quella di tanti innocenti. Se capissimo che le emozioni hanno bisogno del supporto della ragione saremmo tutti interiormente più pacificati, consapevoli che la dimensione affettiva esige quella valutativa.

Come vostro fratello nella fede, vorrei invitarvi alla pratica del pensare, del confronto, del dialogo, della pazienza, del sacrificio: vie provvidenziali per acquisire la capacità di mediazione e di perdono. Un matrimonio non può essere meraviglioso o da interrompere… è solo impegnativo; un lavoro non può essere solo gratificante o da cambiare… è solo faticoso; un’amicizia non è solo totale oppure odiosa… ha dei passaggi che maturano nel tempo.

Accettiamo con gioia la responsabilità delle nostre scelte, di un progetto di vita che può dare senso al vissuto. Diversamente saremo sempre più egoisti perché intenti a voler tutto e subito secondo i propri bisogni e senza alcuna attenzione agli altri.

Inauguriamo nella nostra Città la stagione dei doveri, prendendo sul serio il lavoro, l’educazione dei figli, l’impegno sociale, l’esperienza di fede. E, soprattutto, impariamo a riconoscere i nostri limiti rifiutando con determinazione la mentalità di onnipotenza secondo cui tutto è accessibile e dovuto. L’amore evangelico non è mai nell’io, ma nell’incontro tra un io e un tu, dove non ci sono pregiudizi o verdetti ma prospettive di speranza. C’è qualcosa di più alto che vincere o perdere: è donarsi.

Consideriamo, perciò, la nostra finitudine riscoprendoci creature e allontanando ogni forma di prepotenza. Ciò è obbedire alla volontà del Signore. Tutto ciò manifesta la testimonianza della parola di Gesù: ogni giorno prendete la vostra croce. In tal modo sapremo padroneggiare le emozioni e costruire affettivamente audaci e forti relazioni.

La devozione alla nostra Patrona non è fatta di parole ma di vita nuova. Permettiamo alla Vergine di spalancare i cuori, di aprire le porte delle nostre case perché vi entri per medicare le ferite sanguinanti, spezzare le catene delle divisioni, far brillare la luce della fiducia, dare coraggio alla carovana di chi è deluso e stanco, donando il balsamo della consolazione.

Papa Giovanni XXIII, in un periodo di crisi come il nostro, in piazza san Pietro invitava la folla: Guardate come è bella la luna stasera, tornate a casa e date una carezza ai vostri bambini. Anche a voi stasera vorrei dire di tornare a casa ripartendo dalla bellezza e dalla tenerezza di cui tutti abbiamo bisogno. All’interesse, al profitto, alla lotta, al disagio sostituiamo la tenerezza di una carezza e la bellezza di Gesù che guarisce le ferite. Gesti di bellezza e di tenerezza apriranno il cuore alla condivisione e saranno semi, fragili ma audaci, che basteranno per camminare insieme sino all’eternità».

giovedì 13 agosto 2015

Foggia, da domani i festeggiamenti per la Madonna dei Sette Veli

di Nico Baratta

Ogni anno, come da decenni, il 15 agosto Foggia festeggia la sua Santa Patrona. La Madonna dei Sette Veli, detta anche l'Iconavetere, colei che miracolosamente, secondo la tradizione e fede cattolica-cristiana, salvò Foggia e i suoi cittadini da pestilenze e terremoti. La santa icona, ritrovata nel 1062 da un pastore che vide i buoi inginocchiarsi dinanzi il sacro tavolo giacente in una pozza di fango e ricoperta da veli, è stata la protettrice di Foggia. Per Lei grandi Re eressero chiese e palazzi. Da domani, 14 agosto e fino al 16, Foggia festeggerà la Santa Patrona. Lo farà con feste in piazza, sparo di mortaretti, processione, sante messe e fuochi pirotecnici. Il primo appuntamento è per domani, 14 agosto, alle ore 8 e per i tre giorni successivi, con lo sparo di mortaretti. Nel pomeriggio sarà la volta della Santa Processione che si snoderà per le vie principali centrali della città. Il 15, alle ore 11, sarà la volta della Santa Messa in Cattedrale, ufficializzata da Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, una messa allietata dai canti della Cappella Musicale Iconavetere, coro ufficiale metropolita della Cattedrale di Foggia. La sera sarà la volta dello show, in Piazza Cavour, del concittadino Renzo Arbore e la sua Orchestra Italiana, un ritorno in terra dauna per i 50 anni di attività artistica dello show man foggiano. Alle ore 24, sempre in piazza Cavour e precisamente davanti il Pronao della Villa Comunale, gran festa con i fuochi pirotecnici. Il 16 la festa continua con mercatini e bancarelle ubicate nell’area pedonale e intorno la Cattedrale.

Per tal occasione, il Sindaco di Foggia, Franco Landella, ha voluto inviare a tutti i concottadini il suo messaggio augurale, proposto di seguito.
«La tradizione della Festa patronale è un momento di riflessione e speranza per tutta la nostra comunità, anche per rigenerarsi e per trovare i giusti stimoli per una ripartenza». Così il sindaco di Foggia, Franco Landella, si rivolge ai cittadini che si preparano a vivere la ricorrenza delle apparizioni della Madonna dei Sette Veli. «Questa Amministrazione ha voluto consolidare le tradizioni foggiane che sono un patrimonio da custodire e tramandare alle nuove generazioni, affinché non vadano dispersi i riti e le ricorrenze che caratterizzano la storia della nostra città – fa sapere il primo cittadino del capoluogo dauno –. Come tanti foggiani, sono legato a questa ricorrenza da sentimenti di devozione e di forte appartenenza. Ma il mio pensiero è rivolto soprattutto a chi soffre, agli ammalti e a quei cittadini in difficoltà. La morsa della crisi economica è sempre più stretta e questo ci porta con facilità allo sconforto, a lasciar perdere quei valori e quegli ideali che ci contraddistinguono. Tante volte i riferimenti autentici vengono a mancare. Anche per questi motivi abbiamo voluto organizzare un Ferragosto ricco di eventi, per consentire ai cittadini che non possono permettersi di andare in vacanza di poter passare una giornata di vera Festa e per far rivivere le tradizioni di una volta ai numerosi concittadini che risiedono fuori. Che la Festa patronale, dunque, diventi un momento di concordia e felicità per la nostra Comunità, certo che queste giornate possano essere l’occasione per stringersi attorno alla Madonna dei Sette Veli e alle nostre tradizioni locali. Per questo – conclude il sindaco di Foggia – formulo l’augurio che possa essere questa l’occasione propizia per cementare il rapporto con le tradizioni e rinsaldare sempre più l’amore per la nostra Patrona. A Lei chiediamo di prenderci per mano e guidare il cammino della nostra storia».

domenica 22 marzo 2015

Ricorrenza della Madonna dei Sette Veli, il messaggio del sindaco di Foggia, Franco Landella

La Madonna dei Sette Veli a Foggia
«Nella ricorrenza della Madonna dei Sette Veli si rinnovano il grande senso di devozione e di affetto nei confronti della nostra Santa Protettrice. La celebrazione del 22 marzo possa essere l’occasione propizia per consolidare il rapporto con le nostre tradizioni e rinsaldare sempre più l’amore per la nostra Patrona e per la nostra città, alla quale chiediamo di prenderci per mano e guidare il cammino della nostra storia».  Con queste parole il sindaco di Foggia, Franco Landella, porge il messaggio di saluto dell’Amministrazione comunale in occasione delle celebrazioni della ricorrenza della Madonna dei Sette Veli, protettrice della città. «La storia che ci lega a questa ricorrenza religiosa è per ciascun cittadino di Foggia un patrimonio prezioso – afferma il sindaco di Foggia –. La tradizione profonda della Festa patronale deve essere per tutta la nostra comunità anche un momento per rigenerarsi e per rafforzare il suo senso di appartenenza – dichiara il primo cittadino –. Una tradizione che è radicata nel cuore di ciascuno di noi, grazie anche all'opera di animazione spirituale che viene svolta nelle parrocchie della città, che mi sento di ringraziare per l’importante e costante lavoro di azione educativa e formativa. Auguro a tutti i cittadini foggiani che la festa che ci accingiamo a vivere diventi un  momento di concordia e felicità per la nostra Foggia – conclude il sindaco – nella certezza che queste giornate sapranno permetterci di stringerci attorno alla nostra Patrona e alle nostre tradizioni locali».

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