mercoledì 25 novembre 2015

Il male celato. Noi con le donne

Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Stupri, mobbing, stalking, femminicidio, molestie sessuali consumate brutalmente dentro e fuori le mura di casa, molestie psicologiche, tra le più invasive nel tempo e nei rapporti con gli altri come quella del “gaslighting” che chi la inferisce ha l'intento di far dubitare la vittima della sua stessa memoria e percezione, quelle economiche dove la donna viene sottomessa all'uomo solo perché è considerata procreatrice e casalinga, l’infibulazione una mutilazione non solo nel fisico bensì nella psiche, sono atti abominevoli che da millenni perseguitano la donna  e reati perseguiti dalla legge. Il più delle volte la legge interviene dal momento in cui una donna decide di denunciare. Un atto, la denuncia, spesso svolta dopo anni di violenza ricevuta e col timore di ritorsioni da parte del partner. “Ferite voi, feriti noi” recita uno spot di Telefono Rosa. Un pensiero che condividiamo e che rilanciamo a chi deciderà di denunciare tal violenza.

Nella premessa, dove citiamo tre articoli della nostra Costituzione Italiana, è racchiuso tutto il senso dell’attività associazionistica che svolgiamo. Potrebbe sembrare critica, difensiva. In realtà è il libero richiamo alla libertà in tutte le sue sfaccettature, di fare squadra, di associarsi, di fare libera opinione e di richiamare alla responsabilità e dovere di legalità chi opera negli enti pubblici, oltre che in quelli privati. Un invito a denunciare. Non bastano cortei, “sedie occupate”, convegni, ovviamente rispettabili e libere manifestazioni. Per neutralizzare questo crimine e principalmente chi lo commette ci vogliono le denunce e perciò il coraggio di farlo, contestualmente all’appoggio di chi lo deve reprimere e di chi aiuta a denunciare.

Cosa c’entra tutto questo con il tema odierno, vi chiederete.  Per noi L’unione fa la differenza e poi fa la forza, ambedue presupposti e poi realtà che servono a indurre a denunciare chi subisce soprusi.

Il 25 Novembre ricorre la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, un appuntamento che solo da qualche anno sta riscontrando la dovuta attenzione e purtroppo qualche successo. 

Noi dell’Associazione Onlus Antiracket Capitano Ultimo non trattiamo solo casi per estorsioni dovute al racket e all’usura. Siamo in prima linea contro ogni forma di sopruso e violenza, e la donna disgraziatamente è la millenaria vittima di uomini senza scrupoli. Ecco perché oggi, 25 novembre, siamo qui con voi, testimonianza tangibile del nostro impegno e del nostro operato, che tratta questi crimini. Denunciare non è facile, ma neanche impossibile. Ci vuol coraggio spesso smorzato da ritorsioni. Ecco perché noi dell’Associazione Onlus Antiracket Capitano Ultimo abbiamo sviluppato un metodo che comprende anche questo forma di denuncia. Lo strumento primario per denunciare è un documento poco conosciuto ma molto efficace, “Atto Spontaneo di Denuncia Passiva”, che compilato in ogni sua forma, seguendo le istruzioni ivi riportate, darà mandato a noi di seguire il caso segnalandolo doverosamente alle Autorità competenti. A tal fine basta scaricare il modulo dalla nostra unica pagina di Facebook (https://www.facebook.com/programma.antitracketcapitanoultimo/?fref=ts) e inviarlo a noi. Il tutto in forma assolutamente ANONIMA. Potete anche contattarci via e-mail (a.antiracketcapitanoultimo@gmail.com) o col cellullare (324.6608367) chiamandoci anche via WhatsApp; garantiamo l’anonimato al 100%

Ma qual migliore testimonianza può essere se non quella di far parlare le donne. Di seguito riportiamo alcune testimonianze, anonime e non, di donne che con noi lottano contro il mal celato e di donne rivolte a noi che lo hanno subito.

Lia Staropoli, legale dei poliziotti del SAP di Vibo Valentia e Presidente dell’Associazione “ConDivisa” ci ha gentilmente rilasciato una dichiarazione: «Gli uomini che vi picchiano non cambieranno mai, è ugualmente devastante la condotta vile di coloro che  umiliano e mortificano la propria moglie, lasciateli e dimenticateli! Se non ve lo permettono rivolgetevi alle Forze dell’Ordine, fatevi proteggere, troverete uomini e donne in divisa che sapranno supportarvi con professionalità e mirabile umanità in ogni fase delle vostre scelte. Non accettate appuntamenti per un “ultimo chiarimento” o non andateci mai da sole. Educate i vostri figli al rispetto  e le vostre figlie a realizzarsi professionalmente e a seguire il coniuge solo per scelta, mai per mancanza di alternative, formateli con l’esempio».

«[anomima] Ogni donna ha il diritto di respirare, di poter dire basta senza il rischio di dover subire. Io dico NO al Femminicidio, e dico SI alla pena certa. Che giustizia sia!»

«[anomima] Ho terrore, lo stesso terrore che rimane anche dopo la fine ufficiale della "frequentazione" di gruppi per riacquistare fiducia nella società, perché non finisce nulla. L'incubo muta, ma torna in un rumore sconosciuto o nel saluto alla vita ogni volta si accende l'automobile o si passeggia. Se durante "quei lunghi giorni" si è apparentemente libere, quando invece è una libertà o normalità condotta, costretta, apparente, dopo sei schiava marchiata a fuoco da un dolore immenso che tace il suo urlare solo quando aiuti un'altra creatura a "non morire a se stessa". E parlo da donna che prima di "una certa situazione" era a servizio di vittime di violenza. Solo ora so pienamente cosa si nasconde in un silenzio».

«[anomima] Care donne BASTA scuse. BASTA rimandare. BASTA stare ad aspettare. BASTA dire che lui può cambiare. BASTA dare ultimatum che tanto non sapete rispettare. BASTA dire "che in fondo ci vuole bene". BASTA sopportare. BASTA darsi colpe e nascondere le prove. BASTA silenzio e BASTA perdono».

«[D.G.] Quello che le donne non dicono non è solo il titolo di una canzone, ma è realtà. Quello che le donne non dicono se lo tengono dentro, per timore, per vergogna, per protezione, per quel senso di protezione, verso chi si ama che solo una donna possiede. Nulla è cambiato dall’età della pietra, l’ evoluzione delle macchine non è concisa con quella dell’ uomo. Ed il rispetto e la parità dei diritti riportati sui documenti, spesso non coincidono con la realtà. Abbiamo bisogno di quote rosa per essere elette, ed è una grandissima discriminazione, tante aziende prediligono gli uomini, per evitare eventuali “problemi “ di maternità. Anche queste sono forme di violenza, che se si uniscono a quelle fisiche sono deleterie per qualunque donna, anche per quella più forte. Oggi non è solo il bigottismo del sud a far scrivere fatti di cronaca, ma il problema è presente ovunque, in tutti i ceti sociali, anche con maggior incremento al nord e tra coppie miste, questo significa che una cultura differente ancora non viene del tutto rispettata. Quanta amarezza, quanto deve lottare una donna da quando viene messa al mondo, per far capire che vale, che ha dei sentimenti, che può essere bellissima ed avere un cervello pensante, che ha il diritto di dire no, che hai il diritto di scegliere, di andare in giro di sera e sentirsi al sicuro e non preda. Quanto dolore per tutte le madri, le figlie, le donne uccise da chi doveva solo prendersene cura, senza nessuna giustizia tra l’altro. Nessuno le porterà più in vita, ma il loro sacrificio deve servire a qualcosa, non esclusivamente nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma tutti i giorni devono servire a questo. Denunciare, denunciare e denunciare, non solo per salvare noi stesse, ma per salvare il futuro di milioni piccole donne».

La ricorrenza cade in quel giorno, nefasto ma emblematico del 25 novembre 1960, quando si consumò il terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto durante il regime domenicano di Rafael Leonidas Trujillo. Dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, ha istituzionalizzato questa giornata, invitando governi, organizzazioni ONG, profit e no profit, associazioni, istituzioni varie e media a sensibilizzare la società sulla violenza di genere. I dati sono allarmanti: difatti secondo lo studio condotto nel 2013 dal WHO, il 35 % delle donne ha subito violenza fisica e/o sessuale e dato ancora più allarmante, il 70% delle donne hanno subito violenza fisica e/o sessuale dal proprio partner; quest’ultimo sarebbe reo del 62,7% degli stupri, mentre per le molestie sessuali, pari al 76,8%, sono invece degli sconosciuti. Nei particolari l’Istat, riferendosi ai dati ultimi raccolti, dice che “6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. Analizzando il rapporto emerge che tra donne italiane e straniere i dati sono similari, rispettivamente il 31,3% a fronte del 31,5%, dove la forbice si crea sulla violenza fisica che è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze”.

Noi ci siamo!!!

Antiracket Capitano Ultimo                                                                                            
Humilis inter Humiles
Umili fra gli Umili
Chiamaci al cell. 324.6608367

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